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Angela, 4 aprile 2023

Quando esco dall'auto assieme a Maria, Antonio mi lancia un'occhiata indispettita dalla macchina e io gli sorrido appena. Uso la stola per coprirmi le spalle, perché fa freddo.

Maria bacia e abbraccia sua figlia, forse in queste settimane si sono riavvicinate, forse la madre ha capito meglio Rita. Maria scoppia a piangere e non è un pianto di gioia, è come se fosse un funerale. Mi si torce lo stomaco, stringo i denti senza volerlo, quindi, giro i tacchi ed entro in chiesa. Tutti mi guardano, stanno aspettando la sposa, ma sanno benissimo che donna Maria non è ancora entrata. Li guardo a uno a uno, li studio. Sia i Santoro che i Sorrenti. E loro sembrano studiare me.

Cammino per l'intera chiesa da sola e per tutta la lunghezza della navata l'attenzione dei presenti sembra rivolta solo a me. Don Salvatore addirittura si gira per guardarmi meglio. Ho usato chili di fondotinta per coprire il livido che ho sulla guancia. Poi il suo sguardo cambia, scende sulle mie curve e sua moglie gli dà leggera gomitata nel fianco. Forse Maria non ci aveva visto poi così male, quando aveva litigato con la consuocera per il mio vestito.

Prendo posto accanto a Nicola e Federica. Dalla mia prospettiva, riesco a vedere che don Salvatore ha una pistola direttamente nella tasca del pantalone. Stringo appena la mia pochette. La mia è lì dentro, ma mi tremano le gambe al solo pensiero di doverla usare, se le cose andassero male.

Donna Maria mi raggiunge e si mette al mio fianco, mentre Antonio accompagna Rita all'altare. Lei tutto è tranne una sposa felice. Davanti a loro cammina una bimba con le fedi, deve essere la figlia di qualche parente. La cerimonia è lunghissima, pretenziosa, l'omelia del prete dura tantissimo.

Quando usciamo è l'una passata. Lanciamo il riso alla coppia, ma mentre sento i chicchi in mano non ce la faccio. Ho fatto del mio meglio, abbiamo fatto tutti del nostro meglio per evitare questo matrimonio. Lancio il pugno di riso, ma piano, in modo che gli sposi non vengano raggiunti. Tanto ci pensano già gli altri parenti a sommergerli di chicchi bianchi.

Antonio mi abbraccia dalle spalle e mi sistema meglio la stola sulle spalle.

"Non mi piace come ti guardano. Stammi vicina." mi dice, il suo sguardo è rivolto a diversi uomini dei Sorrenti.

"No, secondo me ti stai preoccupando troppo. Tanto ormai sono sposati." gli dico, in realtà alcuni di loro mi mettono un po' di paura.

Quando raggiungiamo il ristorante, Antonio si piazza accanto a me come se fosse davvero la mia ombra e sono costretta a stargli accanto mentre un sacco di parenti e sottoposti gli porgono i loro auguri e i loro rispetti. Mi allontano di poco, solo per prendermi da bere. Capito accanto ad Annalisa, che butta giù un bicchiere di bollicine, poi mi guarda, ne prende un altro e me lo lancia in faccia. L'alcol mi brucia gli occhi e mi sfugge una bestemmia.

Un cameriere corre ad aiutarmi e mi offre una salvietta per asciugarmi il viso.

"Sei una stronza." mi dice lei, prima di andare via.

Io rido appena e scuoto la testa, poi ringrazio il cameriere e mi faccio indicare il bagno. Incredibile quanto l'alcol abbia sciolto il mio mascara. Zia Anna entra in bagno e mi guarda.

"Stai bene? cos'è successo?"

"Annalisa ha deciso di farmi una doccia, niente di che." le dico "Quella non è capace di far male a una mosca."

Anna si avvicina e mi guarda il trucco. Scuote la testa. "L'invidia è una brutta bestia." dice.

"In realtà ho detto a suo padre che è una zoccola, con tanto di dettagli." le spiego, lavandomi la faccia. "Un po' me lo merito."

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