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Antonio, 18 aprile 2023


Batto il piede sul pavimento, mi alzo di scatto e faccio avanti e dietro per tutta la stanza, mentre Togliatti e mio zio discutono della cosa come se fosse una stupidaggine, qualcosa che si può risolvere con la facilità e la velocità di uno starnuto.

Dare un prezzo ad Angela è qualcosa che mi fa venire il voltastomaco, ma devo restare calmo e ascoltare cosa mi consigliano i due vecchi davanti a me. Non è facile, non quando sono costretto a restare chiuso qui dentro senza poter andare da lei in questo istante.

"Siete certi che non le farà niente?" chiedo ancora, non riesco a darmi pace nel sapere che Angela è con Guarelli, un uomo che non ci ha pensato due volte prima di uccidere suo fratello per prendere il suo posto.

"Sì." Dice Togliatti. "So che su di lui ci sono molte voci, ma ha delle regole che segue in modo quasi maniacale. Non la ucciderà a meno che non lo pagheranno per farlo. Ma noi lo pagheremo di più."

"Noi..." scuoto la testa. Sono nella merda. Se non offro abbastanza durante l'asta, Angela finirà morta. Ma se sperpero troppi soldi per la sua vita, saranno i miei uomini a volere la mia testa. Guarelli lo sa. Per qualche motivo che mi sfugge, Davide Guarelli vuole sostituirmi. Nella maggior parte dei casi, questa situazione finirà con i miei uomini che votano tutti contro di me. E Nicola che ne esce vincitore. Guardo mio zio, forse no, Nicola ha fatto troppe cazzate anche lui. Forse sarà la volta buona che a capo dei Santoro vada a finire Fedele. Gioco col mio anello, tanto il suo tempo con me sta per finire. Guardo Togliatti. "Non so nemmeno se li ho tutti i soldi che serviranno."

"Non è importante." Risponde Fedele, mi guarda mentre torturo il lupo d'oro sulla mia mano. "Quello tienitelo stretto, io rotture di palle a quest'età non ne voglio." Mi dice, come se mi avesse letto nel pensiero. "Vedrai che i Sorrenti sono più a secco di noi." Continua, per rassicurarmi.

"E non servirà nemmeno un centesimo, la porteremo via prima dell'asta. Sarà su un volo per l'America con mia moglie prima ancora che Guarelli riesca ad aprire quella maledetta casa d'aste. Vuole guadarci una somma incredibile... e sarà un piacere lasciarlo col culo per terra davanti ai Sorrenti." Mi dice Togliatti, ha delle questioni in sospeso con Guarelli. Si sono pestati i piedi più di una volta con degli affari a New York.

"Perché lo fai?" gli chiedo, in modo diretto.

"Per i miei figli, ecco perché lo faccio." Dice l'anziano "Credevo ci fossi arrivato da solo a questo punto. Angela mi ricorda mia figlia, Jennifer. Era come lei, attenta e calcolatrice finché non attentavano alla sua vita, a quel punto diventava una belva. Ci sono voluti sette uomini per ucciderla, lo sai? Sette, solo per spararle qualche proiettile. Se n'è portati tre nella tomba, prima di morire. Jennifer doveva seguirmi, aveva il carattere, la freddezza che serve... doveva ereditare lei tutto il mio regno di merda. Mio figlio invece, doveva continuare a fare il contabile, a ripulire il denaro, è un genio della finanza, ma solo quando ci sono delle regole, quando si gioca pulito. E tra qualche anno, sarà lui a ereditare tutto. E non ha le palle per mettere le mani nei nostri affari e portare avanti tutto questo. Vincent non dovrà toccare niente dei miei affari dopo che sarò morto. Vincent non farà nient'altro che mettere il mio nome sulle decisioni di qualcun altro. E io non ti ho mai detto che il mio aiuto sarebbe stato incondizionato. Ci sarà un prezzo da pagare per te. Se vuoi Angela viva, Angela dovrà accettare di vivere in America con una nuova identità e così sarà per te. Avrai quello che vuoi, Angela viva e al sicuro al tuo fianco. Ma tu spunterai fuori dal nulla, col mio nome e siederai accanto a mio figlio finché tu e lui sarete vivi. Dovrai essere più di un consigliere, ma nessuno dovrà mai saperlo. Fai questo per me e ti prometto che Angela sarà salva e che per il tuo lavoro verrai ricoperto d'oro."

"E come la mantieni questa promessa da morto?" gli chiedo.

"Cinque uomini di cui mi fido ciecamente controlleranno sia te che mio figlio. Se lui si rifiuta di seguire le tue direttive o di pagarti quanto ti deve, finisce morto. Se tu vieni meno al tuo dovere o provi a ucciderlo, sarai tu a finire morto. E sono i cinque sicari migliori che abbia mai avuto." Mi risponde, con una calma atroce.

"Perché dovrei voler uccidere tuo figlio?"

"Perché se dovesse succedergli qualcosa prima che riesca ad avere un figlio e una famiglia... dovrai prendere tu in mano tutto."

Quasi mi prende un colpo. "Tutto?" chiedo, senza riuscire a capire davvero quello che mi ha detto.

"Tutto. E sai che non è una passeggiata, avere in mano tutto." Mi risponde.

"A quant'è arrivata la media, Vincé? Tre o quattro tentativi di ucciderti all'anno?"

Togliatti sorride. "Fedele, sei rimasto agli anni '80. Adesso sono molti, molti di più. La cima dell'organizzazione è il posto peggiore in cui stare, una volta lì tutti ti odiano. Quindi, finché mio figlio Luciano vive, tu non sarai un bersaglio, perché avrai un parafulmine. Ma perché tutto questo funzioni, il parafulmine deve restare in vita lì dov'è, il più a lungo possibile. Proteggi mio figlio e in cambio l'organizzazione intera è tua."

"Stai usando Angela per costringermi a rinunciare alla mia famiglia per fare da balia a tuo figlio e ai tuoi affari per il resto dei miei giorni?" gli chiedo, sono arrabbiato e sconcertato. L'impero di Togliatti è enorme e complesso, è una rete messa su in più di quarant'anni. Lui è il ragno che sistema la tela, che trova nuove prede, che decide quando e se muoversi.

"Non sono in grado." Gli dico.

"Lo diventerai." Mi risponde.

"Allora si riduce tutto a questa domanda, Tonì: la bambolina vale più del tuo nome e della tua famiglia, o no?" mi chiede mio zio. È stato lui a insegnarmi la risposta a quella domanda, la risposta giusta, quella così sacra e importante che mi sale nei pensieri come un automatismo. No. Angela non vale più della mia famiglia. Angela è la mia famiglia.

Mi tolgo l'anello col lupo, senza nemmeno parlare. Lo metto davanti a Fedele. Mio zio mi guarda come se l'avessi appena pugnalato alle spalle. Ho tradito il più importante dei suoi insegnamenti per una ragazza. Lo sdegno sul suo viso mi colpisce più di un pugno allo stomaco.

Afferra l'anello con rabbia, me lo mostra con uno scatto nervoso. "Tuo padre si sta rivoltando nella tomba! Stai abbandonando la cosa più preziosa che ti ha lasciato... per la figa di una stronza!"

Le sue parole fanno più male delle pugnalate, cerco di restare calmo e guardo Togliatti. "Manda i tuoi uomini a prenderla. Non voglio che stia con Guarelli un attimo di più."

Vincenzo annuisce. "Mando i nostri uomini a prenderla." Ripete e mi offre la mano, stavolta non me la offre col dorso rivolto verso di me, perché possa baciargli l'anello. Stavolta me la offre perché io possa stringergliela alla pari. Lo faccio con poca sicurezza e subito dopo lui mi abbraccia.

"So quant'è pesante questa decisione, ma ti giuro che sarai ricompensato dieci volte tanto."

Zio Fedele continua a rigirarsi l'anello tra le dita, gli leggo in faccia che preferirebbe morire invece che tradire le ultime parole di suo fratello. Mi guarda, mi odia per quello che ho appena fatto e per la responsabilità che gli ho lasciato. "Un uomo vero non si comporta come te! Non mette le proprie palle davanti a tutto il resto! Mi stai lasciando l'anello e una fottuta guerra tra le mani! Porca puttana!"

Io lo guardo, con la protezione di Togliatti posso dirgli quello che penso fin da quando ero ragazzo. "Avrò imparato da te, tu sei noto per pensare solo con l'uccello se c'è una donna nella stanza."

Protetta dal diavoloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora