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Angela, 7 marzo 2023

Qualche giorno dopo, zia Anna viene a svegliarmi per l'ora di pranzo. Quando raggiungo il tavolo, ci trovo Nicola con la sua nuova ragazza. È alta e bionda, con gli occhi chiari. Una cazzo di Barbie.

"Piacere, Angela." mi presento, porgendole la mano. Lei fissa l'anello dei Santoro al mio indice e mi guarda con aria insofferente.

"Federica." mi risponde, senza stringermela.

"Angelì, siediti." mi dice Anna, il mio solito posto è occupato da Nicola, quindi mi siedo dall'altra parte, di fronte a lui. Evita di guardarmi in faccia.

"Beh, non dici niente? Ti trovo bene." gli dico e lui non risponde. Federica mi lancia uno sguardo cattivo.

"Dai Nicola, rispondi." lo incita lei. "Diglielo che non ti passa più nemmeno per l'anticamera del cervello. Che non te ne frega più niente di lei."

"Ragazzi, su. Non c'è bisogno di fare così." la riprende Anna, sedendosi accanto a me. "Le cose stanno sistemate così, no? Voi due state insieme e state bene. Loro due lo stesso." dice, nel tentativo di calmare Federica.

"Antonio mi ha protetta, mi è stato accanto quando ho dovuto fare il lavoro sporco al posto tuo. Tu dove cazzo stavi? E mi è venuto a cercare anche in capo al mondo. Tu, quando ti ho salvato le palle da Marsiglia, non mi hai detto nemmeno grazie. Mi hai solo riempito la testa di promesse vuote. Quindi statti attenta, tesò." dico alla ragazza "Che questo sembra un uomo vero, ma non lo è."

Nicola si alza dalla sedia e mi molla uno schiaffo in faccia dall'altro lato del tavolo.

"Ti vuoi stare fermo?" gli urla la zia. "Non si alzano le mani in questa casa, soprattutto non a questa tavola. Se stava tuo padre ti uccideva di mazzate." gli dice.

Antonio entra, la porta d'ingresso si chiude e i suoi uomini all'ingresso lo salutano con rispetto. Nessuno fiata, solo Maria saluta suo figlio.

Antonio ci guarda, come a voler capire cosa ha interrotto, è circospetto. Si avvicina a me e mi bacia, poi mi accarezza piano la guancia che Nicola ha colpito. Mi brucia ancora e deve essere rossa, perché gli si gonfia il petto di rabbia. Guarda suo fratello in tralice, poi si siede.

"Lo sai che quella è femmina, no?" chiede a suo fratello, ma lui non risponde. "Sì che lo sai, lo sai come lo so io. E allora dovresti sapere che le femmine non si toccano. Nemmeno se ti sputano il veleno in faccia." aggiunge, intuendo cos'è successo. Sembra calmo, misurato. Ma Nicola non gli risponde, né chiede scusa. E al suo silenzio, Antonio scatta e gli molla un pugno in faccia.

Federica urla, appena vede il sangue uscirgli dal naso, io resto impassibile. Zia Anna sospira.

"Rita!" chiama e quando la ragazza arriva in soggiorno, le indica suo fratello. "Mettigli un cerotto, va'. Vedi tu."

Rita annuisce come se niente fosse, mentre Federica guarda Antonio come se fosse il diavolo in persona.

"Benvenuta in famiglia." le dico, versandomi del vino da bere.

Antonio scambia il suo bicchiere con il mio. "Non devi bere, non stai ancora bene." mi dice.

"Stu cazz. Non sta ancora bene e già sputa tutto 'sto veleno. Quando stai in forma che fai, accidi i cristiani?" mi chiede Federica. La guardo, uno sguardo privo di emozioni, come se le sue parole mi fossero scivolate giù per le spalle. Come se non avesse punto sul vivo.

"Solo se rompono le palle." le rispondo, con un tono tremendo. Poi mi verso solo un dito di vino e lo bevo a sorsi.

Lei resta muta, finché Nicola e Rita non tornano e si siedono al tavolo.

Protetta dal diavoloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora