{★ 𝐬𝐩𝐢𝐥𝐥𝐞𝐝 𝐦𝐢𝐥𝐤 ★}
-𝐚 𝐜𝐨𝐥𝐥𝐞𝐜𝐭𝐢𝐨𝐧-
dove un trasandato scrittore in erba rimugina su un passato dolorosamente vicino, e piange sul latte versato.
[the night we met: lord huron]
hyunlix
Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.
4: la casa nuova
;we both know exactly what i'm thinking.
★
la traiettoria della mia intera esistenza ed il mio modo di pensare cambiarono radicalmente dopo una serata giochi organizzata all'ultimo, verso le nove di un fiacco venerdì, quando, bevuto un bicchierino di troppo, felix confessò a cuor leggero di aver nutrito dei sentimenti nei miei confronti, agli ormai remoti tempi delle superiori.
ricordo ogni dettaglio di quella notte: i nostri migliori amici avevano portato lo stretto indispensabile, del vino, un po' di birra, qualche busta di patatine e noi, in cambio, gli permettemmo di fumare dentro casa. fu christopher a proporre di cambiare gioco, convinto che altrimenti avremmo continuato a confidarci le stesse, noiose verità e sfidarci agli ennesimi obblighi fino al sonno eterno, e optammo democraticamente per quel 'non ho mai' di cui tanto si parlava, che, seppur simile ad una versione aggiornata ed inquisitoria di obbligo o verità, segnò comunque una svolta.
riempimmo i bicchieri di vino, e ci guardammo negli occhi in attesa che qualcuno prendesse le redini della situazione, dando inizio alle danze. «non ho mai-» esordì allora jeongin, «vomitato perché avevo bevuto troppo.» sghignazzò, beandosi del pietoso spettacolo di noi sette, che contemporaneamente, buttammo giù i primi sorsi. jeongin manteneva con fierezza il primato della migliore tolleranza agli alcolici del gruppo, l'unico che non aveva mai rigettato il pranzo a causa di un quattro bianchi di troppo, e aveva deciso di usarlo contro di noi.
dopo di lui, la parola andò a jisung, seduto alla sua sinistra, da lì seguimmo un giro antiorario. «non ho mai inviato delle mie foto senza vestiti.» ammise, sorridendo malevolo, ma si imbronciò quando scoprì che purtroppo, nessuno di noi l'avesse mai fatto. andammo avanti fino all'una di notte, tra una pausa e l'altra e qualche necessario strappo alle regole, e quando raggiungemmo l'apice della nottata, eravamo tutti alticci, ed assolutamente privi di inibizioni.
fu christopher, con una cravatta legata attorno alla fronte a mo' di fascia per capelli, e la larga, stropicciata camicia bianca sostenuta da un solo bottone, a formulare la fatidica frase. «non ho mai provato qualcosa per qualcuno presente in questa stanza!» biascicò, aggrappatosi saldamente ad una delle poltroncine, sulla quale minho avrebbe rischiato di addormentarsi, se non si fosse visto immediatamente costretto a bere qualche goccia del suo vino bianco. lo seguirono a ruota jisung e seungmin, non volò una mosca, conoscevamo bene le rispettive situazioni, ne eravamo convinti.
felix, che in quel momento non aveva più il suo bicchierino sotto tiro, dovette spigliatamente alzarsi per recuperarlo, e con sommo stupore, gli vidi scolarsi ogni centilitro della birra che si era appena versato, tutto sorridente. tutti lo fissammo, ma io sembravo essere l'unico sconcertato. changbin scoppiò a ridere. «me ne ero dimenticato! è vero!» gracchiò indicandolo, e il biondo si sbellicò a tal punto da doversi tenere la pancia, dolente. se non fossero stati ubriachi, non avrebbero trovato la situazione tanto divertente, forse i loro volti rallegrati sarebbero stati più simile al mio, corrucciato dal raggelante sconforto che provavo.
per un istante mi sentii tradito, mi sentii tagliato fuori da una battuta che per ovvi motivi, non ero in grado di capire, e rimasi in silenzio, con le sopracciglia aggrottate ed il muso lungo. era il mio migliore amico, avevo il diritto di sapere di chi si parlasse, anzi, mi sarebbe spettata anche la prerogativa di essere il primo tra tutti a saperlo. per quanto mi sarebbe piaciuto fare l'offeso per qualche altro secondo, capii che nessuno avrebbe vuotato il sacco, se non avessi chiesto di farlo, e così feci.
«io non ne sapevo niente, chi ti è piaciuto?» domandai, soffocando quello stesso, fastidioso bruciore alla gola che mi aveva colpito qualche giorno prima, al festino di benvenuto. felix spalancò la bocca, più scioccato di me, e cercò conforto negli occhi dei nostri amici, interessati alla nostra breve conversazione come fosse stata quella di una serie televisiva. in attesa di una risposta, afferrai una bottiglia di moretti dal mucchio di sue gemelle sul tavolino da caffè. «non dirmi che non te ne sei mai accorto!» mi sgridò, colpendomi delicatamente la nuca.
ero confuso, ero ubriaco, ero troppo ottuso per unire da solo i puntini. non importava quante spinte mi avessero dato, quanti indizi e quanti gesti mi avessero rivolto, non ci sarei mai arrivato, in quelle condizioni. allora felix sospirò.