★quarta sezione: l'egoista

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2:l'egoista

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2:l'egoista

;the waves suck you in,
and you drown.

la notte del tre ottobre, mi assunsi l'onere di sopportare pazientemente, e senza lamentarmene, l'accecante bagliore delle luci stroboscopiche, celesti, viola e verdi, ed il loro intermittente sparpagliarsi disordinato per ogni angolo del locale nel quale christopher aveva deciso di festeggiare l'alba dei suoi ventitré anni. proprio lui, topo di campagna autoproclamatosi seriale odiatore delle discoteche, si era lasciato soggiogare dall'ipnotica musica latina che bucava le casse, e dalla prospettiva delle economiche bevande alcoliche che servivano al bancone, a prezzi stracciati, assolutamente perfetti per ubriacarsi a risparmio.

sedevamo su stretti divanetti di eco-pelle dallo sbiadito color porpora, circondavamo un basso tavolino rotondo, sul quale giacevano bicchieri vuoti, mozziconi di sigarette, che secondo il regolamento non avremmo potuto fumare all'interno della sala, e gli involucri stropicciati dei regali che il festeggiato aveva oramai da tempo aperto. minho e changbin sorseggiavano, a turno, malibù dalla stessa cannuccia, stanchi di saltellare qua e là per le salette, a zonzo senza meta. al mio fianco, jisung minacciava di rigettare colazione, pranzo e cena sulle mie scarpe preferite, mentre gli altri continuavano a divertirsi nella totale spensieratezza, a ballare gli uni contro gli altri nel bel mezzo della colorata pista, tanto gremita di persone da farmeli perdere d'occhio per qualche istante. poi, seungmin ci raggiunse, anche lui piuttosto brillo.
«l'avete visto?» ridacchiò serenamente, sbracandosi sfiatato ed accaldato alla destra di changbin, che d'istinto, gli circondò le spalle con il braccio. minho dischiuse le labbra, schioccando sonoramente la lingua contro il palato, e sbatté le palpebre, pesanti.
«chi?» sospirò, guardandosi attorno.

seungmin aggrottò le sopracciglia, come se la risposta a quella domanda fosse stata ovvia, e noi un branco di idioti privi di cognizione di causa, troppo frastornati per afferrare quel sottile esordio. puntò allora l'indice in direzione della pista, e tutti ci voltammo, sull'attenti.
«felix, l'avete visto? è ubriaco marcio! lo adoro, quando beve. mi fa morire.» biascicò, battendo le mani con un ghigno. io aguzzai la vista, cercandolo tra la folla di chiassosi festaioli, un coro di voci stonate che recitavano a squarciagola il testo di quella stessa, ritmata canzone spagnola, levando di tanto in tanto le proprie bevande in aria, i loro corpi premuti gli uni contro gli altri, ed in una frazione di secondo, i miei occhi lo avevano già intercettato, appollaiatisi sulla sua figura come avessero saputo sin dal principio, dove l'avrebbero trovata. felix si distingueva, non per i suoi luminosi capelli azzurri, non per il seducente modo in cui ondeggiava i fianchi a ritmo di musica, neppure per la sua disarmante bellezza, che come sempre, mi mozzò il fiato; rifletteva ogni luce come una sfera specchiata, brillava da sé, ed era ubriaco come raramente lo avevamo visto. beveva, rideva, ballava con chan e jeognin, e beveva di nuovo.

𝐬𝐩𝐢𝐥𝐥𝐞𝐝 𝐦𝐢𝐥𝐤 • 𝐡𝐲𝐮𝐧𝐥𝐢𝐱Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora