★sesta sezione: il rimorso

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5: il rimorso

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5: il rimorso

;and i'll never see you
again, if i can help it.

le parole più dolci, se rivolte alla persona sbagliata, riescono a contaminare il palato di chi le pronuncia con il retrogusto più amaro al mondo.

ma felix le aveva soffocate per una vita intera, e se non se ne fosse liberato, l'avrebbero logorato dall'interno, annerendo il suo oltremodo fragile cuore nell'oblio del risentimento di quella verità mai confessata. strinse i lembi delle lenzuola, sopraffatto dalle sue stesse emozioni, troppo grandi per un corpo così piccolo, tanto da straripare copiosamente da ogni suo poro.
«ti amo.» aveva coraggiosamente confessato, in un sussurro, ed il respiro mi si mozzò in gola, minacciando di strozzarmi come fossi stato allergico all'amore. l'irrequietezza mi pervase, ricoprendomi di pelle d'oca dalle braccia alle gambe, e spalancai passivamente le palpebre, in balia di quell'incontrollabile reazione involontaria. avevo pregato per quel momento, l'avevo aspettato, e l'avevo desiderato con tanto ardore dal far concorrenza ad un bambino inginocchiato dinanzi una stella cadente. non capii cosa mi avesse paralizzato, in quel momento, quale diabolico ostacolo mi stesse impedendo, ancora una volta, di essere finalmente felice.

imprigionato nella mia rigidità, sigillai le labbra e tentai di frenare il mio respiro affannato, dettato da un batticuore che credetti mi avrebbe ucciso. lo sguardo di felix non abbandonò il mio profilo rincagnato, compatendo la mia incapacità di affrontare in maniera sana ogni situazione complicata, nel momento in cui, da beatamente sottaciuta, diveniva esplicita, diveniva incontestabilmente reale. ad ennesima riprova delle nostre infinite differenze, e della maturità emotiva di felix, lui s'impegnò affinché tutto ciò che aveva sempre tenuto nascosto, potesse finalmente uscire allo scoperto.
«ti amerò per sempre, penso che non smetterò mai. ci ho provato, ma non funziona.» ammise, liberandomi finalmente dalle catene dei suoi occhi, rivolti ai faretti spenti del moderno lampadario appeso al soffitto. aspettò qualche secondo, mordicchiandosi le unghie nel silenzio della stanza, ed io restai immobile, a maledirmi.
«hyunjin?» tentennò, ed avrei preferito morire sul colpo, stecchito tra le lenzuola sgualcite di quel lurido letto, piuttosto che sentirgli pronunciare il mio nome con quel tono tremolante, debole.

«riesci sempre a farmi sentire uno stupido, come se avessi ancora quattordici anni.» mormorò, sudando freddo. tornò alla mia mente, per qualche motivo, il ricordo di una lontana notte stellata di maggio, un campeggio organizzato dalla nostra scuola, ed il viso del mio migliore amico illuminato dalla calda luce del fuoco di un falò: eravamo gli unici svegli, solo noi due a godere dello spettacolo di quel cielo brillante, ed avevo confessato, a cuor leggero, che non avrei voluto condividere quel momento con nessun altro, neppure con cho miyeon, la ragazza più carina del liceo, che all'epoca frequentavo. lui mi sorrise, seppur flebilmente, e quando una lacrima gli solcò la guancia, finsi di non accorgermene. quante cose avevo detto, e quante ancor di più ne avevo fatte, senza il benché minimo sospetto, nella completa ignoranza. felix prese un respiro profondo, sforzandosi per mantenere la calma.
«mi chiedo se ti sia mai realmente importato di me, o se sono stato solo l'ennesimo cretino che ha perso la testa per te.» mugugnò poi, deglutendo indispettito. aveva tutto il diritto di rivolgersi a me con quei modi contrariati, nessun cavillo mi avrebbe scagionato, era tutta colpa mia. l'avevamo fatto ben due volte, ed ero riuscito a rovinarle entrambe. fui finalmente in grado di scongelarmi dal mio stato di pietrificazione, e scossi vigoroso la testa, sollevando il busto per guardarlo dall'alto.
«certo che mi importa di te, io-» mi bloccai, la mia lingua attorcigliata come quella di un neonato alle prese con le sue prime parole; non sapevo cosa dire, ed anche se l'avessi saputo, non sarei stato in grado di esprimermi come avrei voluto. ridicolo, per un aspirante scrittore.
«mi dispiace.» sussurrai, e felix digrignò i denti, socchiudendo le palpebre.
«sai dire solo questo?» soffiò, amareggiato, troppo stanco perfino per litigare.
«sai dire solo che ti dispiace?»

𝐬𝐩𝐢𝐥𝐥𝐞𝐝 𝐦𝐢𝐥𝐤 • 𝐡𝐲𝐮𝐧𝐥𝐢𝐱Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora