★quarta sezione: l'egoista

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3:l'egoista(tw: contenuti espliciti)

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3:l'egoista
(tw: contenuti espliciti)

;i'm not done yet, please,
kiss my neck.

autocontrollo, la virtù dei forti: la capacità di non lasciarsi sopraffare dalla smania e dalle sue lussuriose lusinghe, di chi vanta lodevole fibra morale, una qualità che mai mi appartenne, della quale, però, in determinate circostanze, avrei tanto avuto bisogno. eppure, tendo a non colpevolizzarmene, sfiderei anzi chiunque a resistere alle tentazioni del peccato capitale, se questo indossasse le vesti di un angelo.

erano le quattro del mattino, eravamo tornati nel nostro appartamento, con alle spalle una pomiciata alla stregua della pornografia sui sedili posteriori della macchina del festeggiato, e tanti altri bicchieri di superalcolici. non vi era più traccia del viscoso strato di lucidalabbra alla ciliegia con il quale felix aveva decorato le sue labbra, gonfie e dischiuse in una smorfia attorno alle mie, ed aveva osato distorcerne il naturale sapore, del quale ebbi l'onore di ubriacarmi, quella sera. le lenzuola del suo letto erano appena state stirate, fresche di bucato, e profumavano ancora del detersivo alla lavanda che acquistammo in sconto all'ingrosso. erano azzurre, di una sfumatura pressoché identica a quella cerulea dei suoi capelli, che con le mie stesse mani, avevo goffamente arruffato, tra strattoni e prese di posizione, impossessato dalla foga del momento. di stabilire su di lui una sorta di dominanza, non ne avevo assolutamente bisogno, felix si adattava perfettamente ad ogni mia iniziativa, seguiva i miei movimenti in tutto e per tutto, assecondando egregiamente ogni mia esigenza, come se soddisfarmi fosse stato il suo unico desiderio. le molle del suo materasso cigolavano ancora, ma il loro stridere non sortì lo stesso effetto di quando le sentii per la prima volta, quando il suo fidanzato dormì con lui.

avevo un proposito, una forte motivazione che mi spinse a dare il meglio di me, mi ero conferito l'incantevole incarico di cancellare ogni traccia del ricordo di yeonjun dal suo corpo, di sostituirla con il tocco di qualcuno che lo avrebbe realmente fatto stare bene, seppur solo per una notte. lo giurai sulla mia reputazione; gli avrei regalato una prima volta meritevole di essere definita tale, e l'altra, sarebbe stata, come gli avevo promesso, solo una macchia. persi completamente il controllo delle mie stesse mani, le trascinavo disperatamente lungo le sue cosce, fasciate dai pantaloni neri che indossava, risalivano fino ai suoi fianchi, al suo busto e alle sue spalle, per poi ripercorrerlo una seconda volta, mentre lo baciavo.
«hyunjin.» mugolò il mio nome, dolcemente, nell'istante in cui mi separai da lui per riprendere fiato. maledette sigarette, pensai, avevano osato limitare la mia capacità di andare in apnea, fosse dipeso da me, lo avrai baciato fino ad esalare il mio ultimo respiro. raddrizzai la schiena e lo guardai, affannato, mentre deglutiva a fiato corto, allungando sfacciatamente le dita verso il colletto oramai sbottonato della mia camicia, tirandomi giù con lui, su di lui. gli sfiorai il collo, assaggiandone la pelle trai denti, sapeva di buono, sapeva di tutto quello che avevo sognato per mesi, e che non meritavo di assaporare. lui ansimò, inarcando la schiena.

poi, nel voltarsi verso destra per lasciarmi spazio di manovra lungo la sua gola, il suo innocente sguardo cadde su quel suo dannato calendario. il nome del suo ragazzo era disseminato, come un promemoria, tra una data e l'altra, circondato dai cuori rosacei con cui lo aveva decorato, con premura e tanto amore, lì per giudicarlo, dall'alto. lo sentii irrigidirsi, allentare la presa attorno ai miei capelli, e capii che tutti gli alcolici del mondo nono avrebbero cambiato l'indole sensibile di felix, pervaso dai sensi di colpa. tuttavia, anch'io avevo un difetto che neppure fiumi di margarita e tequila non avrebbero potuto frenare, il mio implacabile e distruttivo egoismo.
«non ci pensare.» sussurrai, resomi conto del suo improvviso disagio, e mi sollevai sugli avambracci, ostruendogli la visuale con le mie spalle. ero l'eclissi, sul sole della sua relazione, su yeonjun. lui mi osservò, ansante, e si portò una mano al petto con fare arrendevole.
«ma-» tentò di controbattere, eppure ne ero certo, quell'esordio non avrebbe portato ad un bel niente. lo zittii con un altro bacio, che lui ricambiò, seppur leggermente riluttante.
«non ci pensare, felix.» ripetei, più autoritario, inviperito, geloso marcio. una persona come yeonjun non meritava di occupare tanto spazio nella mente di felix, non era degno del privilegio di passeggiarvi serenamente come ne fosse stato il proprietario ed irrompere con tanta semplicità nei suoi pensieri, interrompendo quel che di magico stava per accadere tra noi, osando farlo sentire in colpa, nonostante fosse stato lui a tradirlo per primo. non lo avrei permesso, non ora che ero così vicino alle porte del paradiso, e non avevo la benché minima intenzione di tornare sulla terraferma, che bastardo.
«non pensare a lui, lui non c'è. pensa a me.» ordinai, allora, afferrandogli il mento tra le dita, e lui dischiuse le labbra, come ammaliato dai miei gesti, dalle mie maniere forti.

e se lo fece bastare, annuendo acquiescente, per poi farsi coraggio e riprendere a baciarmi con la stessa foga di prima. tornai a sfiorarlo, a maledire quegli strati di vestiti che ci separavano ed anzi, ad andare oltre, nascondendo le falangi sotto la maglia che indossava, per accarezzare quella pelle che per anni, aveva bramato la mia. lo guardai, cercando un consenso.
«dimmi che posso andare avanti.» mormorai, soffiando contro il suo orecchio con delicatezza, pronto ad indietreggiare ed andarmene, se solo me lo avesse chiesto. l'unico, in grado di fermarmi. ma lui sospirò, sconsolato, pronto a permettermelo, a darmi tutto ciò che volevo.
«lo sai.» soffiò, e capii immediatamente ciò che volle farmi intendere tramite quelle due misere sillabe, ma decisi di giocare un po', di fingere, di godermi la sua devozione.
«cosa?» replicai, piegando il capo verso destra, i miei capelli neri gli solleticavano le guance tirate in una smorfia insofferente, ed una punta di impazienza, nonostante lo stato di ebbrezza, lo ricordo come fosse accaduto ieri. il modo in cui le sue mani vellutate si strinsero attorno ai miei polsi, trascinandoli lungo i suoi fianchi, e le gote tanto rosse da oscurarne le lentiggini, nel momento in cui mi premetti contro di lui.
«lo sai, che con me puoi fare quello che vuoi.» sospirò, e lì deglutii, ma cercai di scacciare via quell'assillante vociare che mi rimbombava in testa, probabilmente consigli della mia stessa coscienza. lei mi intimava di fermarmi, finché ero ancora in tempo, e mi ripeteva di stare attento, di maneggiarlo con cura, poiché trai palmi delle mani non stringevo solo un corpo dal quale ero irrimediabilmente attratto, ma un cuore, che batteva agonizzante per me.
«se sei te, hyun, mi va bene tutto.» continuò però felix, con gli occhi lucidi fermi sulla mia figura, e resistergli mi fu assolutamente impossibile. 

magari, avrei dovuto darle retta. ed invece, nella manciata di minuti che seguirono, mi ritrovai tra le sue gambe, a spingermi con impeto al suo interno, rendendolo mio, mentre lui si contorceva, gemendo sotto di me. e vagai, con il pensiero, arrivando a pensare come sarebbe stato, se in quella camera ci fossero stati altri me: uno per ricambiare il suo sguardo, uno per baciarlo, uno per affondargli le unghie nei fianchi, uno per accarezzargli i capelli e la schiena, ed uno per sussurrargli dolci frasi all'orecchio. avrei voluto possedere più mani, per ricoprire ogni centimetro della sua pelle, tanto era perfetto, ma conoscendomi, sarei stato geloso perfino di me stesso.

mio, mio e di nessun altro.





𝐬𝐩𝐢𝐥𝐥𝐞𝐝 𝐦𝐢𝐥𝐤 • 𝐡𝐲𝐮𝐧𝐥𝐢𝐱Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora