★seconda sezione: il migliore amico

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2:il migliore amico(tw: contenuti sensibili)

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2:il migliore amico
(tw: contenuti sensibili)

;you're such a doll,
and i'm a boy.

se al giorno d'oggi, con le mie attuali conoscenze e le informazioni che nel corso degli sono riuscito ad assimilare, mi venisse domandato di stilare una lista, o meglio una guida su come prendersi cura di lee felix, sarei in grado di finirla e rilegarla nel giro di una manciata di minuti.

si dice, per qualche motivo che tuttora mi è sconosciuto, in quanto uomo, che le donne siano ardue da capire: ma mai nella vita conobbi persona più complessa di lui, magari perché non ho mai brillato d'intelligenza. sono bello, non ho mai avuto bisogno di essere anche sveglio, fin quando non ho cominciato ad avere a che fare con il mondo dell'adolescenza e le rispettive problematiche che vennero a galla durante quegli anni. non tanto per me, quanto per felix.

ero fermamente convinto che le uniche preoccupazioni di un quindicenne fossero limitate ai propri genitori, alla scuola, e alla pressione sociale circa la perdita della fantomatica verginità. non avevo idea che il nemico di qualcuno potesse rivelarsi il suo stesso corpo, ma per lui fu così, ed io non me ne accorsi fino al giorno del suo compleanno. lo avrebbe festeggiato assieme a jisung, e presero la decisione di dividersi i compiti.

a lui, a noi, visto che ci muovevamo sempre insieme, toccarono la lista degli invitati e la fatidica scelta della torta. trovammo delle candeline dorate, dalla forma del numero quindici, e poi ci rintanammo in alcune delle pasticcerie più carine della zona. chiedemmo di poter assaggiare qualche dolce, per scegliere, ma lui non ne toccò neppure un boccone.
«a me piace tutto, mi affido a te.» mi diceva, osservandomi in silenzio mentre io annuivo e continuavo a provare i vari tipi di glassa e le creme di burro. la sua unica richiesta riguardava le dimensioni, voleva una torta grande, imponente, e continuava a ripetermi che in quel modo avrebbe potuto tenere gli avanzi. ma era tutta una bugia, non la voleva a due piani, né avrebbe banchettato con ciò che ne sarebbe rimasto, era solo molto bravo a depistarmi.

mentiva di continuo, mi guardava dritto negli occhi e mentiva, ed era talmente bravo che probabilmente, non mi sarei mai reso conto di niente, se non gli avessi visto rigettare quell'unica fetta che si sforzò di ingurgitare durante la festa. si chiuse in bagno, ed io lo seguii, convinto che stesse poco bene, nonostante si fosse alzato in calma e tranquillità. non confessai mai, di averlo scoperto ad infilarsi due dita in gola, e finsi di averlo raggiunto dopo, per aiutarlo a riprendersi da quello che lui definì un semplice attacco di nausea. dopo quel giorno, mi informai sui cosiddetti disturbi alimentari, e prestai molta attenzione ai suoi comportamenti.

notai, per esempio, il disagio dipingersi sul suo volto ogni volta che organizzavamo delle cene di gruppo con i nostri amici, o le colazioni nella caffetteria prima delle lezioni, quando fingeva di essersi dimenticato i soldi e rifiutava le nostre ingenue proposte di offrirgli un cornetto.

felix, che era sempre stato più intelligente di me, capì che ero a conoscenza della situazione, ma non ne parlammo mai. divenne un segreto tra noi, un tacito accordo: io non l'avrei detto a nessuno, e lui mi avrebbe permesso passivamente di dargli una mano. così imparai ad occuparmene, ad accendere la televisione e chiacchierare mentre mangiavamo così che si distraesse da ciò che aveva nel piatto, e per quanto sciocco, spesso funzionava. non mi spiegò cosa avesse causato quel suo problema, cosa non gli piacesse di se stesso, o perché lo facesse, ed io evitai di chiedere.

ma era un pensiero fisso, mi tormentava. non capivo come una persona tanto perfetta quanto lui, potesse soffrire per un aspetto per il quale in molti avrebbero ucciso, come se il più ingrato degli angeli avesse voluto strapparsi via le ali, le più belle tra i serafini. cosa ci fosse di così sbagliato in lui, tanto da fargli bruciare lo stomaco a tal punto da vomitare con violenza i suoi stessi succhi gastrici e i suoi sentimenti nella tazza del gabinetto, mai lo compresi, ed era folle, per me, mi mandava in bestia. avrei voluto parlargli, ma non ci riuscii, non a quell'età almeno, ero più spaventato di lui.

riscontrai in felix atteggiamenti particolarmente familiari, ma non mi fu mai chiaro chi mi ricordasse, fino a quando un giorno, mentre stava cucinando dopo sei sfiancanti ore di scuola, cominciai a rendermene conto. lui aveva ancora diciassette anni, io ne avevo compiuti diciannove da poco, e gli vidi afferrare con decisione il mio piatto di pasta, in un discreto tentativo di replicare la cucina italiana, sbattendomelo con fierezza sotto il naso.
«tu non mangi?» gli domandai, arrotolando qualche spaghetto con una forchetta, e lui scosse la testa, sedendosi al mio fianco. si sorresse il volto con la mano destra, ed accavallò una gamba sull'altra, sospirando.
«ho mangiato un po', mentre cucinavo.»

ed ero certo di averle già sentite, quelle parole, non ci dormii la notte. il giorno seguente, verso l'ora di pranzo, mamma mi fece trovare in tavola una scodella di qualcosa, non ricordo bene cosa, era bollente. le posi esattamente la stessa domanda che avevo rifilato a felix, quando lei si sedette sul divano, stanca, con una rivista di moda tra le mani, lasciandomi solo.
«non mangi?» feci, e lei sbuffò.
«ho mangiato mentre cucinavo.» mi rispose, ed io per poco non soffocai contro il bicchiere di vetro dal quale stavo sorseggiando. fu chiaro come l'acqua, limpido e cristallino, sotto quel punto di vista, il mio migliore amico era la copia esatta di mia madre, arrivai quasi a pensare fosse colpa mia.

che io sia una sorta di untore, un portatore di disordini alimentari che attecchiscono le prede a me più care, e vicine? ma per una volta, non riguardava me, riguardava loro, ed io ero uno spettatore come tanti, qualcuno che pur volendo, non avrebbe potuto fare niente per aiutarli.

col tempo il caso di felix migliorò, ma la sua abitudine di spezzare un biscotto in due metà strategicamente asimmetriche e cedermi con un sorriso la parte più grande non cambiò mai. perlomeno, sgranocchiava serenamente la sua metà. nel periodo in cui visse con me, toccò gli alti più alti della sua altalenante relazione con il cibo, e i bassi più bassi.

si potrebbe dire che non abbia fatto un lavoro eccellente, nel prendermi cura di lui, visto che alla fine l'ho lasciato scappare da me. ma, perlomeno, quando graffiò il fondo della sua vita, io ero lì, con lui.


𝐬𝐩𝐢𝐥𝐥𝐞𝐝 𝐦𝐢𝐥𝐤 • 𝐡𝐲𝐮𝐧𝐥𝐢𝐱Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora