★quarta sezione: l'egoista

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4:l'egoista

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4:l'egoista

;i know that we fall apart,
when nothing's new.

ai primi bagliori dell'alba, i tenui raggi di quel sole ottobrino penetrarono dalla finestra spalancata della camera da letto di felix, destandomi con impertinenza da un sonno che avrei desiderato durasse in eterno. ad accompagnarmi in quel risveglio tanto sgradevole, una violenta emicrania, che mi costrinse a portarmi una mano alla fronte, sorprendentemente gelida nonostante il tepore della trapunta, e mi ritrovai a sospirare, stropicciandomi pigramente gli occhi. il mio sguardo, stanco e vagamente distratto, cadde inevitabilmente sul corpo disteso del mio migliore amico, sulla sua pelle liscia, sui suoi capelli celesti ed arruffati. lì, mi resi conto dell'inevitabile: avrei potuto sopportare la più colossale delle sbornie con la tempra di cento uomini, ma per affrontare lui, mi sarebbe servito un quantitativo di coraggio di cui neppure lo stesso dio onnipotente, avrebbe potuto investirmi.

e il signore, pur potendo, dubito mi avrebbe teso la mano, in quell'occasione. perfino il notoriamente caritatevole padreterno mi avrebbe voltato le spalle, avevo pur sempre infranto uno dei dieci comandamenti, macchiandomi di una sottospecie di adulterio, credo. mi avrebbe piuttosto intimato di cavarmela da solo, dopotutto, mi ero infilato in quella situazione con la completa consapevolezza che prima o poi, ne avrei dovuto pagare le conseguenze, ma giunto il momento fatidico, non avevo la minima idea di cosa fare. mi sentii soffocare, d'un tratto, l'aria in quella stanza era diventata irrespirabile, l'atmosfera pesante come un macigno contro il mio stesso addome, asfissiante. avrei potuto svegliarlo con un bacio e stringerlo un altro po', godere della benedizione della sua presenza ed anzi, approfittarne per confessargli finalmente che da mesi, infestava la mia mente come un fantasma, ma ovviamente, non feci nulla del genere. la sicurezza che la notte precedente mi aveva pervaso era completamente svanita, ero una persona diversa, ero di nuovo l'io che conoscevo; il bastardo di sempre, l'egoista che era riuscito a portarsi a letto il ragazzo per cui aveva una cotta, che aveva aggiunto un nome all'infinita lista di persone con cui è stato, nella sua miserabile vita. il codardo, che piuttosto che parlarne, per paura di un rifiuto, preferì raccogliere i suoi vestiti, e sparire.

perlomeno, così avrei fatto, se felix non si fosse svegliato. mugugnò contro il cuscino, mentre strabuzzava gli occhi, e le sue labbra, impastate dal sonno, si contorsero in una smorfia.
«dove vai?» la sua voce era roca, graffiante, e tossicchiò per schiarirsi la gola, trovandola leggermente irritata dal freddo preso la sera prima. congelai sul posto, stringendomi al petto i pantaloni e la camicia, e deglutii, voltandomi. mi squadrò da capo a piedi con un cipiglio, ben poco accomodante, ed indugiò sui boxer che, in preda alla fretta, avevo indossato al rovescio.
«come?» mormorai a mia volta, d'istinto, ed il mio migliore amico si premette le tempie tra le dita, sospirando nel tentativo di calmare quel mal di testa che attanagliava entrambi.
«te ne stavi andando?» domandò, aggrottando le sopracciglia, indispettito, mi conosceva fin troppo bene. ed io spremetti le meningi, pensai e ripensai ad una scusa capace di reggere, ma tra il milione di pretesti che avrei potuto inventare, nessuno saltò fuori, nessuna bugia lo avrebbe convinto. allora non mentii, e presi un respiro profondo, raddrizzando le spalle.
«stavo solo andando in camera mia, tutto qui.» ammisi, tranquillo. dopotutto, non credetti di star facendo niente di esageratamente ignobile, avevo solo bisogno di un po' di spazio, per riflettere. una cocente delusione si dipinse sul volto di felix, corrucciato.
«e perché?» chiese. mi guardai attorno, confuso, improvvisamente nervoso.
«che significa, perché?» borbottai, deglutendo, e la sua pazienza cominciò a venire meno, fossi stato nella sua posizione, ripensandoci, mi sarei alzato per schiaffeggiarmi. magari, in quel modo, sarei rinsavito, e mi sarei reso conto del modo in cui mi stavo comportando.
«significa quel che significa, hyunjin. perché te ne stavi andando?» disse, spiazzandomi. mi presi qualche secondo per riflettere, perché me ne stavo andando? per abitudine, forse? eppure, felix non era l'ennesima botta e via, questo era poco, ma sicuro. allora, qual era il mio problema, perché dare spazio ai sentimenti mi terrorizzava tanto da dover scappare via? avrei dovuto approfittare del tempo datomi, prendermi un altro paio di secondi, prima di rispondere.
«non lo so, lo faccio sempre. dovrei restare?»

𝐬𝐩𝐢𝐥𝐥𝐞𝐝 𝐦𝐢𝐥𝐤 • 𝐡𝐲𝐮𝐧𝐥𝐢𝐱Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora