1. Incontro scontro con il diavolo

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Silvia

"Che qualcuno mi dia una fune, ho voglia di strozzarmi."

È questa la frase che mi ronza in testa durante la soporifera lezione di fisica. Mi hanno sempre annoiato le materie scientifiche, preferisco molto più quelle umanistiche, è come se avessero un'anima, trasmettono sensazioni ed emozioni diverse, mentre quelle scientifiche le ho sempre trovate... vuote.
Con un impercettibile movimento della mano prelevo il libro dallo zaino accanto a me e lo poggio sul banco, mettendomi a sfogliare con disinvoltura "Orgoglio e Pregiudizio" nascondendolo sotto ai portapenne.

《Moretti! Presti attenzione!》urla il professore dalla cattedra, a cui non è sfuggito il mio piccolo cambio di materia.

《Che facciamo qui? Decidiamo anche che materia fare a nostro piacimento? Che c'è, siamo passati da fisica a letteratura? Non va bene signorina Moretti》mi sgrida cominciando la sua infinita ramanzina, al che metto le orecchie in funzione off e smetto di ascoltare, fin quando non mi stufo.

《Sarò felice di comunicare alla preside che non presta attenzione durante le mie ore perché la mia materia la annoia, non è così?》minaccia con uno sguardo tagliente.
Inutile specificare che non gli sono mai stata simpatica.

《Sarò felice anche io, perché è proprio così》mormoro tra me e me.
Tutta la classe scoppia a ridere, cosa che fa infuriare il professore ancora di più, diventando rosso fino alle orecchie.
A quanto pare non ho mormorato come pensavo.

《Fuori dall'aula!》sbotta puntando il braccio verso la porta.
Con meditata lentezza mi alzo nascondendo il libro dietro di me ed esco tranquillamente dalla stanza, ringraziando il cielo per questo meraviglioso miracolo.
Non aspettavo altro.
Probabilmente mia madre darà di matto appena lo verrà a sapere, ma non penso che lei sia stata perfetta quando aveva la mia età e non ha dovuto sopportare le odiose lezioni del professor Colombo (da noi affettuosamente chiamato piccione per via di uno strano rumore che fa quando corregge le verifiche simile al verso di un piccione, oltre alla somiglianza del cognome).

Cammino avanti e indietro nel corridoio con il mio libro tra le mani, non alzando la testa neppure per un momento.
La tranquillità che c'è nei corridoio quando tutti sono a fare lezione e impagabile, un evento storico.

E proprio mentre Mr. Darcy sta per fare la sua apparizione in scena, vengo travolta da una figura indefinita.
Sbam!

《Ma che diavolo...?》alzo lo sguardo cercando di capire chi sia questo simpatico individuo che mi ha praticamente fatto rovinare sul pavimento.

《Ti sei fumato il cervello? Per quale motivo corri in questo modo? Mi hai fatto cadere!》esclamo contro un ragazzo che non sembra avere l'intenzione di darmi ascolto; si limita a porgermi una mano per rialzarmi, che rifiuto categoricamente, e a rimettermi in mano il libro, che noto essere stato rovinato dalla caduta, infatti c'è un angolo leggermente smussato e la polvere è ovunque.

《Razza di cretino!》sbotto contro il ragazzo, che a questo punto si degna di rispondermi. Ci sono pochi punti saldi della mia vita che non devono essere toccati: primi tra tutti, i miei libri.

《Datti una calmata, non è successo nulla, sei solo caduta》dice infastidito.

《Io? Io sono caduta? Tu mi hai fatto cadere mentre correvi come un pazzo scappando da chissà cosa!》replico inviperita.

《E tu perché eri ferma in mezzo al corridoio con lo sguardo abbassato? Ti sembra un'idea tanto intelligente? A me no》ribatte assottigliando lo sguardo.

《No, no, aspetta, fammi capire una cosa... Tu staresti dando la colpa a me, per avermi fatto cadere?》domando irritata come non mai.

《Beh, se non fossi rimasta lì in mezzo al corridoio come una scema con lo sguardo sul tuo libro io non ti avrei fatto cadere》controbatte.

《Abbi almeno la decenza di dire scusa, o qualcosa del genere》rispondo combattiva.

《Scusa, o qualcosa del genere》dice come una macchinetta.

《Che essere odioso》borbotto stringendo le mani attorno al mio libro, che sento potrebbe sgretolarsi da un momento all'altro.

《Io sarei l'essere odioso? Parla quella che insulta la gente appena la conosce!》ribatte lui.

Cominciamo a darci addosso in ogni lingua possibile, dicendoci le peggio cose e manca poco che non arriviamo a tirarci i capelli, finché non arrivano due figure adulte, che dopo aver sentito il baccano sono arrivate a calmare la situazione. E indovinate un po'?
Sono proprio il professor Colombo e niente di meno che la preside in persona.
Colombo ha lasciato la classe con un bidello per venire a sedare questo dibattito? Sul serio?
Non è mica l'unico docente in tutta la scuola, che diamine! Mi vuole proprio male.

《Ma guarda un po'. Il signor Michael, e la signorina Silvia. Che curioso caso, non trovate?》esordisce la preside guardandoci con un sorriso sadico, tuttavia ignoro le sue parole, per concentrarmi sul nome del simpaticone accanto a me.
Si chiama davvero Michael? Sul serio?
Mi sforzo di non ridere, ma mi viene molto difficile.
Capisco che ormai i nomi americani siano molto diffusi in Italia, come il nome di mio padre, ma Thomas è ancora accettabile, o come quello dello zio Tony... ma Michael?

Mi lancia di tanto in tanto qualche occhiata di sottecchi, che ricambio con uno sguardo di sfida, del tutto ignara che la preside, affiancata dal soddisfatto professor Colombo, ci stia facendo una ramanzina lunga quanto la bibbia.

《Signor Michael, non le avevo detto di tornare in classe?》domanda la preside a Michael.

《Lo stavo facendo》risponde lui tranquillamente.

《E immagino che abbia trovato un ostacolo, non è così signorina Moretti?》domanda il professor Colombo rivolto a me.

《Io non stavo facendo nulla, ero ferma in corridoio e...》

《Perché non era in classe?》chiede la preside interrompendomi.

《Il professor Colombo ha ritenuto corretto assolvermi dalla lezione, per via di un comportamento non adeguato》rispondo angelicamente.

《Sentite, ho ben altro da fare che passare il mio tempo a fermare risse nei corridoi, quindi vedete di tornare entrambi nelle vostre classi, e di non combinare più guai. Su, andate》dice la preside con tono autoritario.
Facciamo ciò che ci dice avviandoci ognuno per le rispettive classi, scambiandoci gli ultimi sguardi carichi d'astio.

《Odioso》sussurro.

《Presuntuosa》ribatte.

《Irritante》

《Perfettina viziata》

《Bastardo》

《Stronza》

《Nelle vostre classi!》urla la preside dal fondo del corridoio, che probabilmente aveva sentito i nostri battibecchi.
Un ultimo sguardo e ognuno entra nella propria classe, con la speranza di non rivedersi mai più.

Quando torno in classe, Marta, la mia coinquilina di banco, mi chiede immediatamente cos'è successo.

《Cos'hai fatto?》domanda preoccupata.

《Ho incontrato il diavolo in persona》

Un'estate di noi Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora