27. Tesoro, anche tu sei milanese

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Michael

Non sono così in ansia nemmeno durante le interrogazioni.
Probabilmente ciò che ho organizzato denota una grande stupidità ed è la cosa più azzardata e impulsiva che abbia mai fatto, ma... non ne sono affatto pentito. Anzi, spero con tutto il cuore che Silvia accetti perché ho fatto davvero tanto per organizzare questa cosa.

Mi sono messo in tiro, ho messo forse per la prima volta in vita mia una camicia bianca. Che tortura.
Vorrei nom averlo fatto, probabilmente lei arriverà - sempre se arriverà - con un paio di pantaloncini e una canottiera e la cosa più buffa è che sarebbe benissimo anche così.

Proprio quando credo che sia meglio andare via e lasciar perdere perché Silvia non vorrebbe di certo perdere tempo con uno come me, la vedo.
È lei, in tutta la sua bellezza.

Un semplice completo fatto da top e gonna di jeans - no, mi è sbagliato sui pantaloncini -, che mette in risalto le sue curve in modo spettacolare. I capelli corvini lasciati liberi dietro le spalle, i due zaffiri che ha al posto degli occhi risaltano nella notte, mentre la guardo avvicinarsi titubante. Si guarda intorno più volte, passa una ciocca di capelli dietro l'orecchio e appena mi vede semplicemente sorride. Il sorriso più luminoso che le abbia mai visto.

《Ehi》mi limito a dire, perché la mia gola è appena diventata il Sahara.《Alla fine sei venuta》

《Sono curiosa di sapere cosa hai organizzato per farmi venire qua alle undici di sera》dice con un sorriso che a malapena contiene.
È contenta di essere qui.

《Lo scoprirai. Vieni con me》
E così le faccio strada verso la piccola sorpresa che ho preparato per lei.

Appena arriva sbarra gli occhi sorpresa e la bocca si apre in un gigantesco sorriso.

《Tu sei pazzo》commenta, ma continua a sorridere.
Ho preparato un angolo sulla spiaggia abbastanza isolato e ci ho sistemato sopra una coperta, dopodiché ho fatto un salto alla gelateria e ho preso la sua coppa gelato preferita - come faccio a sapere qual è? Mi sono informato... e devo a Simone un favore -, sistemata nella borsa frigo che lei ancora non ha visto. Il posto è illumato dalla luce fioca della lanterna che ho posizionato sopra a un sasso abbastanza grande; ci sono due tavole di legno su cui sedersi e ho sparso qua e là dei fili luminosi, che rendono tutto un po' più romantico. Mi stavo rompendo una spalla per attaccarli così in alto, stavo cadendo da un sasso ma ne è valsa la pena.
Insomma, mi sono dato da fare.

《Ecco perché oggi non sei venuto a trovare Matisse》osserva.《E io che pensavo te ne fossi dimenticato》aggiunge scuotendo la testa.

《No, ho dovuto organizzare questa cosa per una ragazza che manco voleva venire》replico.

《Questo non l'ho mai detto》obbietta lei.

《Ma l'hai pensato》controbatto.

《Nemmeno. Volevo solo farti stare un po' sulle spine》

《Crudele》commento, perché Dio solo sa quanto ho sperato che sarebbe venuta.
Sorride e si siede sulla sabbia, incurante di sporcare la gonna di jeans.

《Hai messo la gonna. Non ti dà fastidio?》le domando.

《Un po', ma non importa. Uno sforzo lo posso fare dopo tutto quello che hai fatto tu》risponde indicando l'angolo che ho allestito.

《E non hai visto niente》
E così prendo la borsa frigo e estraggo le due coppe gelato che ho incartato in modo impeccabile, cossichè non cadessero, anche perché le ho prese neanche un quarto d'ora fa e grazie al Cielo la gelateria dista pochi passi da qui.

《Ripeto: Tu sei pazzo》ribadisce sorpresa. Non ho mai visto il suo sguardo così luminoso.

《Fiero di esserlo》
Se essendo pazzo la faccio sorridere così, allora sarò pazzo per sempre.

Un'estate di noi Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora