24. Sai andare in motorino?

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Silvia

Sono ancora sconvolta da ciò che è successo l'altro ieri con Michael, non riesco a smettere di pensarci. Non l'ho detto neanche a Gin e Marta perché effettivamente dobbiamo fare in modo che non sia mai successo. Se lo vado a dire alle persone lo rendo più reale.
E poi, quello che succede tra due persone rimane tra quelle due persone, se lo sanno solo in due, non è mai successo. Giusto?

Sono appena tornata dalla camminata mattutina sulla spiaggia e mentirei se dicessi che non sono rimasta delusa nel non vedere Michael. Sono un controsenso che cammina.
Insomma, non dovrei voler vederlo, eppure speravo di incontrarlo. Che cosa stupida.

Passo vicino alla casa di Michael - lo so perché Gin mi ha riferito tutto, sa essere un'ottima stalker quando vuole - e per un istante ho il folle impulso di suonare. In fondo, che male ci sarebbe?
Tanto. Tantissimo. E la cosa peggiore è che non me ne rendo conto.

Mentre questi pensieri mi affollano la testa, sento un mugolio provenire da una parte indefinita dietro un vaso enorme, con una pianta altrettanto grande.
Sembra un lamento, però pare di un animale, non di una persona.

Mi avvicino cautamente al vaso, nella speranza di sbagliarmi, quando vedo un gattino arancione raggomitolato su sé stesso che miagola e piange.

Mi si stringe il cuore a vederlo mentre tenta di alzarsi, ma non può perché la sua zampetta anteriore è ferita. Dev'essere stato investito, perché è sporco e pieno di piccole ferite.
Lo prendo in braccio, conscia di quanto questo sia un gesto irresponsabile, ma questo gatto è ferito e va curato.

Non penso più, non rifletto. Mi avvicino alla porta di Michael e busso. Se c'è qualcuno che può aiutarmi, quello è lui.

Quando mi apre la porta è con dei vecchi pantaloni della tuta e - ovviamente - a petto nudo. Potrei fare una battutina sulla sua allergia che persiste ancora, ma ho un gatto ferito in mano e questo non è decisamente il momento.

《Che storia è questa?》chiede strabuzzando gli occhi appena vede il gattino che ho in braccio.

《L'ho trovato dietro una pianta, è ferito, probabilmente l'hanno investito》

《Attiri guai manco una calamita》sbuffa.《Dobbiamo portarlo da un veterinario》dice poi sbrigativo.

《Come ci arriviamo? Il veterinario più vicino dista almeno un quarto d'ora da qui》replico.
Poi però mi arriva l'illuminazione. Intelligente? Non ne sono sicura. Funzionerà? Ne sono ancora meno sicura.

《Sai andare in motorino?》chiedo di punto in bianco.

《Sì. Ce n'è uno nel garage di questa casa, credo funzioni, mio padre l'ha usato l'altro giorno》spiega.
Perfetto.

《Apposto. Vai a prenderlo, io ti aspetto qua》gli dico accarezzando il gattino che ho tra le braccia.《Ah e Michael...》lo chiamo.

《Dimmi》

《Mettiti una maglietta, per favore》
Perché non so quanto riuscirò a rimanere concentrata con te in questo stato. Ma questo lo tengo per me.

Lui mi rivolge un sorrisetto sghembo, come se avesse capito l'effetto che fa su di me, e poi sparisce in casa.
Rimango ferma con il gattino in braccio e la mia mente si ritrova a pensare... Perché diavolo ho bussato proprio al suo campanello? Insomma, sarei potuta andare da chiunque altro e, sì, è vero che la sua casa era quella più vicina - Ah, a proposito, grazie destino, sempre dalla mia parte, eh -, ma non sarei dovuta correre da lui.
Ma allora perché il mio primo pensiero è stato subito Michael? Che razza di mente malata ho per andare a chiedere aiuto dal ragazzo che meno dovrei avere accanto in questo momento, dopo che ci siamo quasi baciati nella mia cucina?

Mi concentro sul batuffolo di pelo spelacchiato e lo vedo tremare, così lo stringo un po' di più e lo avvolgo con la felpa che avevo in vita.

《Tranquillo, piccolino, adesso ci pensiamo noi a te》dico sussurrando.

《Ora parli con gli animali?》
Michael appare accanto a me in sella a un motorino nero. Per fortuna ha avuto la decenza di coprirsi mettendosi una semplice maglietta bianca. Noto poco dopo che ha una scatola dietro, bucata in più punti probabilmente per far respirare il gattino.

Ignoro la sua provocazione e adagio il gattino avvolto nella felpa all'interno della scatola, che mi sistemo in grembo dopo essere salita nel sedile posteriore del motorino.
Michael mi porge un casco e dopo che me l'ha allacciato - tentando in qualche modo di mantenere una distanza che non c'è - partiamo.
Il motore ruggisce e penso solo ora che fidarmi di lui per guidare un motorino non è stata la cosa più furba che potessi fare.

《Sai almeno quello che fai?》gli chiedo dubbiosa.

《Certo, dolcezza. Fidati di me》
Le ultime parole famose...

《Non mi fido》replico preoccupata.

《Tu tieniti forte》dice prima di dare gas e partire a tutta velocità.

《Abbiamo un animale ferito a bordo!》urlo per farmi sentire.

《Pensi che non lo sappia?!》grida di rimando.

《No, penso che tu sia un incosciente!》

《Lo so!》

《Bene! L'importante è che lo sai!》
Se un mese fa qualcuno mi avesse mai detto che sarei stata sul sedile posteriore di un motorino dietro Michael con un gatto ferito in braccio probabilmente gli avrei riso in faccia, ma eccoci qua.
Io tengo saldo il gattino, e Michael tiene salda me, mentre arpiono la sua maglietta come fosse la mia unica ancora di salvezza in questo momento.
In realtà forse lo è.

Quando si ferma di colpo sento che potrei quasi volare dal motorino.
《Perché?!》sbotto nella speranza che mi spieghi questa frenata brusca e improvvisa, ma lui riparte prima di parlare.

《Credevo ci fosse un cane!》si giustifica.

《E invece?》

《Era solo un ciclista》

《Sei un *‽$%#₩%£#‽&%!》gli urlo dietro, ma la mia voce è sovrastata dal rumore del motorino a tutta velocità.

《Scusa, puoi ripetere? Non ho sentito niente》

《Lascia stare》

Passa un po' di tempo e contrariamente a quanto credevo non ha ancora ucciso nessuno, quindi lo prendo come un buon segno.

Arriviamo poco dopo nella clinica veterinaria più vicina a noi, nonché una delle poche presenti a Francavilla; io ho il fiato corto, lui si affretta a togliere il casco e a tirare fuori il gattino dalla scatola.

《Guarda questo piccoletto... Qualche stronzo l'avrà investito》dice coccolando la palla di pelo mentre ci avviamo all'interno.
Lo tiene stretto al petto, quasi avesse paura che potesse scappare.

Immanuel Kant diceva che si può conoscere un uomo già dal modo in cui egli tratta gli animali.
Il ragazzo qui accanto a me che credevo essere stronzo e insensibile ha guidato su un motorino trovato nel garage di una casa non sua per salvare un gattino ferito portandolo dal veterinario, tutto sotto mia richiesta, e ora lo sta accarezzando e coccolando. Beh, mi pare evidente che mi sia sbagliata sul suo conto. Michael è una persona molto migliore di quanto pensassi.

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