Non mi sono mai piaciuti i libri che parlano di storie d'amore. Tutti così pieni di cliché, con una misera trama ambientata in qualche angolo remoto dell'Inghilterra che altro non racconta se non della solita timida ragazzina acqua e sapone che incontra il bad boy di turno pieno di tatuaggi e dall'aria minacciosa finendo per innamorarsene alla follia. Vi dico già come vanno a finire queste storie: lui la prende per il culo, lei prima lo detesta e poi si innamora, lui è uno stronzo e si allontana ma poi capisce di essere perdutamente cotto di lei e cerca di cambiare per poterla trattare come si deve. Un po' tossica come relazione, non trovate?
Se state cercando questo tipo di racconto allora forse è meglio riappoggiare questo libro da dove lo avete preso e andare nella categoria spicy, di solito in quei libri si scopa ogni due o tre pagine con tanto di dettagli succosi sulla grandezza del pene di lui o sui gemiti che lancia lei. Di sicuro in questa storia di scopate ce ne sono ben poche, ma qualche bad boy su cui farsi i film mentali e da romanticizzare nonostante sia un personaggio estremamente tossico c'è, quindi orsù dunque damigelle e damigelli, date una speranza al nostro Frederick Zekishi e idealizzatelo come più vi piace.
Questa storia non ha una datazione precisa né una località definita, è ambientata negli anni duemila in una zona molto particolare dell'Italia settentrionale, dove una piccola famiglia di criminali passava le proprie giornate a cercare di sopravvivere alla merda che il destino aveva riservato per loro. Sei fratelli rinchiusi in una piccola baracca di legno in mezzo al bosco, costretti a vendere la propria forza lavoro in attività illegali per portare a casa un tozzo di pane secco e mezzo bicchiere d'acqua sporca, isolati da tutto e da tutti senza la possibilità di vivere come gli altri.
Certo per essere dei poveracci si trattavano abbastanza bene, di cibo in tavola ne avevano sempre poco ma in compenso erano riusciti a costruirsi un riparo niente male provvisto di tutti i confort necessari, luce, acqua e gas. L'acqua era quella ghiacciata del ruscello e funzionava come all'interno di un camper, gli unici aggeggi che producevano luminosità erano un paio di lampadine a pile comprate illegalmente online e per scaldare i pasti si rischiava di morire folgorati perché il cavo che connetteva il microonde era saldato con dello scotch di carta, ma tutto sommato era sempre meglio che vivere sotto un portico. Avevano la fortuna di avere un sacco di conoscenze utili a risolvere i loro piccoli vizi e problemi, dall'elettricista che gli aveva impiantato un minuscolo pannello solare sul tetto, al tatuatore che, in cambio di qualche piccolo favore, scarabocchiava sulla loro pelle tutto ciò che volevano.
Vivere così non era affatto facile, era una vera e propria prova di coraggio, una sfida che andava superata usando tutti gli stratagemmi possibili ed immaginabili, motivo per cui i lavoretti in cui erano specializzati questi fratelli erano spaccio, piccole rapine, appostamenti, contrabbando, hackeraggio e ogni tanto qualcosa di più grosso la quale ricompensa gli permetteva di comprare un pacco di biscotti con cui poter fare colazione. Erano dei mercenari del ventunesimo secolo, che però non guadagnavano abbastanza per poter affittare un appartamento a norma di legge: portavano a casa meno di 1000 euro al mese e non sarebbero mai stati sufficienti per pagare le bollette e la spesa per sei persone, considerando poi tutte le uscite extra necessarie per consentire al più piccolo della famiglia un'infanzia il più possibile lontana dalla criminalità.
La vita non era affatto facile, ma grazie al legame che li univa i fratelli andavano avanti giorno dopo giorno, lottando con le stringhe e coi denti per permettersi di restare insieme il più possibile, lontano da qualsiasi casa famiglia o assistenze sociale che avrebbe di sicuro spinto per un'adozione dei più giovani.
Vi avverto, questo non è uno di quei racconti a lieto fine dove la principessa viene salvata dal cavaliere di turno o dove la famiglia campagnola arriva a vivere in una suite di lusso con tanto di piscina e vasca idromassaggio: non c'è nessun intervento da parte di divinità mistiche, nessuna lettera per una scuola di magia o qualche zio milionario lontano che lascia tutta la sua eredità ai nipoti mai conosciuti. Questa è la nostra storia, la nostra vita messa a nudo per voi ed è per questo motivo ho deciso di modificare tutti i nominativi all'interno con una variante inglese apparentemente più orecchiabile e di non dare una localizzazione precisa ma il più possibile generica. Non sia mai che questa raccolta di pensieri finisse nelle mani sbagliate e in meno di due ore dovessi ritrovarmi le forze dell'ordine sotto casa che prelevino il mio gatto acquistato illegalmente in un allevamento abusivo: se non vi dispiace vorrei coccolare la mia povera Lenticchia per ancora qualche anno prima di lasciarla andare all'altro mondo col suo collarino viola shocking e le crocchette vegetariane alle carote. Gatto molto strano, ne mangia poca di carne ma impazzisce per le verdure e il cibo dal tavolo. Fuori dalla norma, non a caso è il mio micio e non quello di uno spocchioso snob milanese.
Comunque sia, queste sono le avvertenze necessarie per poter continuare a leggere il mio scritto: il linguaggio utilizzato non è esattamente accademico, ho cercato di contenere il mio volgarismo il più possibile nel raccontare la mia storia, ma la mia parlantina è sempre stata piuttosto accesa e colorata; ho eliminato i termini più rozzi e cafoni sostituendoli con espressioni più raffinate, ma non sono mai stata una ragazza fine ed elegante e non potevo di certo dare un'immagine errata di me dipingendomi come un'educata ragazza di quartiere. No, non ero affatto una giovane dama di corte che attendeva l'arrivo del principe azzurro sul cavallo bianco, ma una zotica piccola ladra che s'infilava tra gli scaffali del supermercato per mettersi un pacchetto di cicche nella tasca del giubbotto senza che il proprietario se ne accorgesse. E modestamente parlando, ero piuttosto brava nel mio lavoro.
Ripeto, questo non è un libro che parla di sesso, di camminate sulla spiaggia e cene a lume di candela. Questa è la storia di come sei fratelli colpiti da una sfortuna di dimensioni colossali affrontando meglio che possono le intemperie che il destino ha riservato per loro. Mercenari del ventunesimo secolo che vendono la propria forza lavoro in cambio di una scatoletta di tonno scaduta anni prima, giovani ragazzi costretti alla miseria e condannati ad una vita in povertà, senza la possibilità di relazionarsi col mondo esterno e senza niente di più che loro stessi e il forte legame famigliare che li unisce a livelli viscerali. Ma parla anche di amore, di tradimento, dolore, passione e sentimento, di panico e paura, segreti e desideri, di morte e di rinascita, di tristezza e solitudine, di odio e rancore, condanna e pazzia, tormento, disperazione. Ma sopratutto un grande senso di vuoto, lo stesso vuoto che c'era nella mia mente quando mi risvegliai in quel lettino d'ospedale, senza memoria alcuna del passato, senza alcun ricordo. In quella stanza fredda e candida, con un pessimo odore e un acustica a dir poco peggiore, lì dove la mia famiglia perse ogni cosa, lì dove tutta la nostra sfortuna iniziò.
Quel gelido inverno. Quel fatidico gennaio.
Luna Zekishi
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Quel fatidico gennaio
Teen Fiction"𝒒𝒖𝒂𝒏𝒅𝒐 𝒊𝒍 𝒔𝒐𝒍𝒆 𝒔𝒎𝒆𝒕𝒕𝒆𝒓𝒂' 𝒅𝒊 𝒃𝒓𝒊𝒍𝒍𝒂𝒓𝒆 𝒆 𝒍𝒂 𝒍𝒖𝒏𝒂 𝒅𝒊 𝒓𝒊𝒔𝒑𝒆𝒄𝒄𝒉𝒊𝒂𝒓𝒔𝒊 𝒏𝒆𝒍 𝒎𝒂𝒓𝒆, 𝒔𝒐𝒍𝒐 𝒂𝒍𝒍𝒐𝒓𝒂 𝒔𝒎𝒆𝒕𝒕𝒆𝒓𝒐' 𝒅𝒊 𝒂𝒎𝒂𝒓𝒕𝒊" Italia settentrionale, anni duemila, sei fratelli conduc...