Capitolo 20

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Il lato positivo dell'essere rinchiusa in una stanzina 4 x 4 tutto il giorno è il tempo libero che si ha a disposizione. L'orario delle visite era già ridotto di suo e dopo l'incidente col vaso gli infermieri avevano deciso di limitare le poche ore al giorno, decidendo che si potessero fare quattro chiacchiere coi propri parenti solo su preavviso e con una conferma da parte del malato prima di far accedere qualcuno alla propria stanza.

Non rimasi per molto in ospedale, mi ci vollero appena due giorni per riprendermi ed un terzo per fare degli accertamenti e lasciarmi tornare a casa. Non avevo la possibilità di muovermi da sola, avendo la flebo attaccata costantemente al braccio dovevo chiamare qualcuno anche solo per pisciare, cosa molto imbarazzante se l'infermiere che ti sta aiutando è un uomo di 50 anni e fuori dalla camera c'è tuo fratello con un coltello in mano pronto a farlo fuori al primo sgarro.

Le poche cose che potevo fare erano leggere, guardare una stupida televisione con solo cinque canali, di cui due non trasmettevano nulla, o fissare il soffitto sperando che il tempo passasse più velocemente. Essendo una situazione che mi avrebbe facilmente portato alla pazzia chiesi ai dottori se potessero darmi qualche dispositivo con l'accesso a internet, così da guardarmi qualcosa di più interessante che le telenovelas spagnole dove Tizio tradisce Caio per poi uccidere Sempronio.

Mi diedero un tablet piuttosto scadente, dicendo che era il meglio che potevano offrirmi e che l'unica ragione per cui l'avevo tra le mani era proprio l'infermiere, quello che Jay meditava di strangolare e che s'era preso la responsabilità del prestito. Quand'ebbi il il laptop tra le mani capì che non era uno di quelli che potevano possedere in magazzino, ma quello privato dell'infermiere data la foto sullo sfondo con lui, la moglie e il cane su una montagna.

Chissà perchè si era fidato di me, avrei potuto usarlo per navigare nel dark web e fare acquisti illegali o intasarglielo di virus presi da pornhub. Forse si aspettava da parte mia qualcosa in cambio, un qualche favore in ambito sessuale magari ma detto francamente, i miei fratelli gli sarebbero saltati al collo anche se mi avesse solo chiesto un bacetto sulla guancia, non avrebbe fatto in tempo ad aprire bocca che Frederick l'avrebbe immobilizzato e Justin gli avrebbe tagliato la lingua col suo amatissimo Bergkvist K10.

Intasagli il tablet, comunque, non era il mio scopo principale e i cuccioli di cane mi impietosivano quindi non avrei mai tentato un furto, più che chiedermi qualcosa in cambio quel tizio avrebbe dovuto riempire il suo chow chow di crocchette pregiate e biscottini di marca per non far finire il suo laptop direttamente sotto il mio cuscino o le ruote di una macchina qualsiasi.

Lo usai sopratutto per guardare su youtube qualche video divertente per intrattenermi, ma essendo periodo natalizio erano pieni di gente che addobbava case, scambiava regali o si comprava pigiami abbinati e maglioncini obbrobriosi.

Quello era il primo Natale che passavo coi miei fratelli dopo l'incidente: in tutti quei mesi insieme non mi ero preoccupata di chiedergli quali fossero le nostre tradizioni, onestamente una volta risvegliatami dal coma ed aver dimenticato persino il mio nome, la prima cosa che volevo sapere non era di certo quale decorazione appendevo all'albero per prima. A momenti nemmeno avrei saputo dell'esistenza del Natale se non avessi letto il termine da qualche parte e non avessi avuto dei flash riguardanti qualche episodio passato in cui scartavo uno strano pacco regalo e mangiavo biscotti al cioccolato.

Ma ammetto che un po' ero curiosa di sapere quali fossero le nostre abitudini natalizie, sarebbe stato carino riproporle anche se in maniera più economica e povera, prendere un paio di rametti ad esempio, incollarli insieme e chiamare quello "albero di natale". E per regalo foglie secche, che potevano diventare una cornice per una foto che non avevamo, ma che avremmo potuto farci fare.

Foto. Non ne avevamo nemmeno mezza in casa, erano andate tutte perdute durante l'incendio. Era un peccato e una perdita enorme, vedere qualche scatto insieme ai miei fratelli avrebbe potuto portarmi più flash e farmi ricordare molte più cose rispetto alle poche nozioni che avevo; in fondo mi ero fidata di uno sconosciuto che, sportosi sul lettino d'ospedale appena sveglia, mi aveva giurato in lacrime di essere il mio fratellone mostrandomi il marchio che entrambi avevamo sopra il dorso della mano destra.

Quel fatidico gennaioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora