Capitolo 17

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«Sei sicura di stare bene? Hai una faccia da schifo sta mattina»

«Vedi che se non ti stai zitto ti infilo una penna su per il buco del culo»

Orlando era solito straparlare la mattina una volta bevuta la quinta tazza di caffè, la caffeina lo faceva diventare quasi più insopportabile di quanto già di suo non fosse e quello non era proprio il giorno giusto per farmi incazzare perchè ero a tanto così dal mettergli le mani al collo e di strozzarlo sul serio questa volta.

Non avevo dormito la sera prima, era il terzo giorno dopo la litigata con Rufus e avevo passato le notti per metà a piangere sul cuscino e per l'altra metà a scassinare qualche casa: ero riuscita ad entrare in un piccolo appartamento non molto distante dal centro del paesino, dove s'era trasferita da poco una coppia straniera. Erano in luna di miele quindi ne avevo approfittato per farmi un giro fra i loro arredi e avevo trovato un paio di cosine niente male: nel portagioie di lei c'era un braccialetto non molto costoso, ma veramente bello con un ciondolo a forma di luna che non avevo resistito ad indossare e fare mio, mentre nei cassetti di lui avevo trovato dell'erba di bassa qualità, ma non si rifiuta mai un regalo fatto col cuore quindi avevo requisito pure quella e mi ero fatta uno spinello prima di entrare in classe quella mattina.

Erano in possesso inoltre di un paio di quadri e vasi abbastanza preziosi, ma se avessi preso anche quelli in una botta sola di sicuro avrebbero deciso di installare degli allarmi o cose del genere, rendendo nulle le possibilità di rientrare in quella casa e tentare un secondo colpo di fortuna

«Hai fumato?»  mi chiese Orlando guardandomi le pupille forse un po' troppo dilatate «Hai gli occhi un po' rossi»

«È illegale farsi un po' d'erba di prima mattina?»

«Tecnicamente si» puntualizzò lui ridacchiando «Ma a parte quello, devi trovarla davvero a basso prezzo se riesci a fumarla così tanto spesso»

«Diciamo che ho i miei trucchetti» dissi ghignando e alzando entrambe le sopracciglia

«Le esci al tuo pusher?»

«No ma che...ma che schifo pervertito» urali tirandogli un cazzotto sul braccio «Ma perchè voi ragazzi siete così tanto fissati col sesso? Cosa darà mai di così bello da dover andare in giro ad elemosinare una scopata pure a mia nonna»

«Scherzi vero?» domandò lui sorseggiando il caffè «Il sesso è una delle cose migliori della vita»

«Parla per te» risposi tracannando il mio the caldo «A me non sembra tutta sta gran cosa»

«Dici così solo perchè non sei mai stata con nessuno» sussurrò lui con un finto sorriso di gentilezza sul viso «O mi sbaglio forse?» continuò poi ghignando

«Ti prego non ho voglia di parlare di nuovo di certe cose» mugugnai massaggiandomi le tempie con le dita

«Di nuovo? Hai avuto una discussione simile da poco?» chiese

«Si e non ne voglio parlare. Piuttosto non è che mi presteresti qualche centesimo? Ho bisogno di un altro po' di teina per svegliarmi, questa tazza non mi basta per sopportare sei ore di lezione»

«Con "prestare" intendi dire che non rivedrò mai più i miei quaranta centesimi?» ridacchiò tirando fuori dalle tasche dei jeans un paio di monete di rame

«Come sei perspicace, sotto il cespuglio che hai in testa c'è anche un cervello allora»

«Parli tu che hai così tanti ricci da poterci incastrare dentro un nido e farci schiudere delle uova di picchio» ribatté tentando invano di mettermi una mano fra i capelli, ma riuscii ad allontanarmi da lui prima che avesse la possibilità di farlo

Quel fatidico gennaioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora