Capitolo 9

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C'erano delle cose che non riuscivo assolutamente a comprendere di quella scuola: per quale motivo ci fosse un'aula di musica se nessun indirizzo praticava la materia per esempio, il perchè la sala professori fosse solo un'estensione del corridoio messa in bella vista e non un'aula chiusa al pubblico, come mai fosse così difficile orientarsi in quel labirinto pieno di classi numerate dal numero 1 al 54 oppure perchè dicessero che era vietato fumare all'interno dell'istituto ma i professori uscivano a farsi i cannoni insieme agli studenti.

Ma la cosa insensata che vedevo in quella scuola e che proprio non riuscivo a capire era il motivo per cui la gente si metteva a girare in tondo per l'istituto come dei fottuti carcerati durante i venti minuti della siesta. Ad ogni intervallo un'orda di studenti camminava in senso orario e antiorario in un quadrato immaginario composto da quattro lunghi corridoi, tutta la struttura formava una specie di enorme A immaginaria e i ragazzi percorrevano in circolo i quattro lati di tale lettera. Guardarli marciare in coppia uno davanti all'altro e immaginare che lo facessero per tutto quel tempo senza essere obbligati o minacciati mi faceva venire il mal di testa. C'ero stata una volta in una prigione, avevano arrestato un'amico di Justin ed ero andata con lui a trovarlo nel carcere Beccaria di Milano: era un bel posticino in realtà, sovrappopolato di criminali alle prime armi e di esperti nel settore, con una biblioteca e una consulenza psicologica facoltativa, inquietantemente simile a quella scuola.

In ogni caso, era inconcepibile per me vedere le persone girare volontariamente in circolo senza un senso logico, ogni volta cercavo di evitare la massa di gente e di andare a fumare in santa pace in mezzo all'erba insieme all'orda di fattoni che mi stavano tanto simpatici e con cui mi sentivo più a mio agio.

Si fa per dire ovviamente, non avevo mai parlato con nessuno di loro se non con Carter e il suo gruppetto classe: non ero interessata a farmi delle amicizie che non sarebbero servite al mio scopo, anche se devo ammettere che non mi sarebbe dispiaciuto avere una mia compagnia di amici con cui ridere, scherzare e con cui poter uscire a fare baldoria il sabato sera. Ma non potevo fidarmi di nessuno e per questo motivo non potevo nemmeno sperare di instaurare legami forti e duraturi come quelli che si vedono nei film per adolescenti.

Freddy era stato più che chiaro: "niente amici, solo conoscenti e solo se servono allo scopo"

Forse non aveva calcolato che stare in un'ambiente scolastico significa stare a contatto con più di mille persone ogni giorno e che se davvero volevo raggiungere il mio obbiettivo e prendere i soldi avrei dovuto per forza rischiare e cercare di farmi qualche alleato o per lo meno di trovare qualcuno con cui avere un legame abbastanza forte da poter contare sul suo aiuto nel caso del bisogno.

Purtroppo per me, il mio carattere da stronza non aiutava per niente in questa impresa. Oltre ad essere una persona estremamente selettiva nello scegliere le persone da frequentare, rispondevo a tono a chiunque cercasse di avere un dialogo con me e non mi piacesse, perciò spesso perdevo l'opportunità di fare amicizia prima ancora che questa potesse presentarsi in maniera concreta.

Tuttavia avevo avuto un enorme botta di culo a capitare nella stessa classe di AnnMarie, Celeste e Sarah Jane. Loro erano molto più dolci e molto più gentili di me, ma ridevano alle mie battute e ne facevano altrettante, non mi giudicavano per l'apparenza e non avevano nulla da ridire sui miei modi un po' gergali di parlare. Si erano persino offerte di farmi fare un giro della scuola e di passarmi gli appunti delle lezioni precedenti per non farmi rimanere indietro col programma, oltre che aiutarmi con le verifiche che avremmo avuto di lì a breve. Erano veramente carine, forse modificando qualche lato della mia personalità sarei riuscita a legarmi a loro quel che bastava per guadagnarmi la loro fiducia e per poter contare su di loro nel momento del bisogno.

Comunque sia, i problemi legati ai rapporti sociali non erano l'unico intralcio sul mio cammino. Justin stava iniziando a preoccuparsi, avevo iniziato a saltare i pasti e a rintanarmi nella casetta sull'albero a studiare nuovi piani e stratagemmi per finire il lavoro il prima possibile; Frederick per di più si era reso conto dell'enorme spreco di denaro che stava portando la benzina dell'auto nel fare avanti e indietro quattro volte in una giornata, una spesa troppo elevata per permetterci di andare avanti in quel modo per troppo tempo. O soldi iniziavano a scarseggiare sempre di più, l'inverno era quasi alle porte e quei pochi risparmi che c'erano rimasti bastavano a malapena per poterci comprare da mangiare.

Quel fatidico gennaioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora