Capitolo 2

67 15 47
                                    

Il pavimento sotto di me è gelido, lo sento anche con addosso i calzini; la scuola è deserta, vago per i corridoi come un anima solitaria alla ricerca di nemmeno io so cosa.

D'un tratto sento un rumore, mi volto guardando a terra, trovando dei piccoli pezzi di vetro colorati sparpagliati sulle piastrelle: ne prendo uno tra le dita, ci guardo attraverso, ha un colorito rossastro. Davanti a me comprare un ragazzo dagli occhi scuri, vestito tutto di nero, che mi sorride porgendomi la mano; i suoi capelli sono mossi dal vento e le sue labbra si muovono piano

«vieni con me» mi sussurra piano «vieni con me»

Allungo la mano per toccare la sua, voglio sfiorare la sua pelle e sentire se è calda. Ma attorno a noi tutto diventa cupo, una nube nera esce dai suoi vestiti e divampa da per tutto, mi prende le caviglia, i fianchi e mi stringe forte il collo e i polsi, impedendomi ogni movimento. Le ombre prendono anche lui, lo risucchiano in un vortice, lo modellano a loro piacimento. Il suo viso inizia a deformarsi, continua a cambiare forma, a mischiarsi con l'inchiostro scuro di quella mostruosa belva di fumo scuro. Sento una voce, provenire da dentro la nube. E' la stessa delle altre volte, la stessa voce che continua a sussurrami le stesse parole

«vieni con me» bisbiglia «vieni con» me»

Non riesco a muovermi. L'ombra mi ha in pugno, mi stringe in una morsa di ferro e non mi lascia via di scampo : ora sembra mi stia sorridendo, ha i denti appuntiti, il fondo della sua gola ha un nauseabondo colore rosso. Mi trascina verso il suo nucleo, cerco di ribellarmi ma è troppo forte. Continua a farmi avvinare, sono sempre più vicina alla sua bocca. Sento l'odore del terrore e della paura entrarmi nelle radici, è finita...

«Tesoro...ehi Luna, svegliati!»

Mi svegliai di soprassalto, alzandomi a sedere sul materasso: mi girava la testa e vedevo sfocato. Sentivo in lontananza le voci opache dei miei fratelli che mi parlavano, ma non capivo cosa mi stessero dicendo

«C-come...?»

«Ti senti bene?» mi chiese Justin in un sussurro. Annuii, ma lui e gli altri capirono che stavo mentendo. Sentii delle goccioline scendermi dalla fronte sulle guance e finire sul collo

«Dio tesoro stai sudando» disse Frederick tamponandomi la fronte con un panno fresco

«Potrebbe avere la febbre» disse Benjamin «Si, può essere» rispose Justin

«Ora rilassati, ti preparo una tachipirina» mi sussurrò poi vicino al'orecchio così flebilmente che il suono emesso sembrava quasi mischiarsi con quello del vento.

Mi sdraiai aiutata da Frederick , che nel frattempo continuava a tamponarmi lo straccio bagnato sulla pelle, facendo cadere le gocce d'acqua fino alle mie labbra

«Ne vuoi parlare tesoro?»" scossi la testa "«D'accordo...adesso però rilassati»

Mi sorrise, per poi sdraiarsi accanto a me tenendosi su con il gomito in modo da potermi tener fresca la testa, anche se ormai più che acqua lo straccio era pieno del mio sudore. Justin tornò poco dopo con un bicchiere trasparente in un mano, mi fece rimettere seduta e mi aiutò a bere tutta la medicina schifosa che c'era dentro senza farmi sbrodolare tutta la maglietta del pigiama

«Okay, devi solo riposarti...credi di potercela fare questa volta?»

Scossi di nuovo la testa. Non era la prima volta che facevo gli incubi, anzi a dirla tutta ogni notte per me era un inferno: ogni notte quelle ombre tornavano, ogni volta con nuove forme e sempre più aggressive di prima. Le uniche sere in cui sembrava andare tutto liscio erano quelle in cui dormivo abbracciata a Justin o qualche volta a Frederick: quando c'erano loro mi sentivo protetta, mi sentivo al sicuro abbracciata, stretta fra le loro braccia forti e muscolose. Ma nemmeno quello riusciva a fermare gli incubi, se mai li rendeva più sopportabili, così da non farmi alzare di soprassalto nel cuore della notte urlando e svegliando tutti quanti

Quel fatidico gennaioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora