Capitolo 8

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Le successive giornate passate in quella scuola furono alquanto noiose dal momento che quella settimana dovetti presentarmi praticamente a tutti gli insegnanti: riuscì a scandalizzarne un paio con la mia parlantina scurrile e feci addirittura colpo sul prof di motoria, assurdamente grazie alla mia simpatia e non per il mio sedere o per le mie poppe, non sembrava essere un tipo così perverso. Strinsi "amicizia" con AnnMarie, Sarah Jane e Celeste, mentre col resto della classe andavo più o meno d'accordo anche se c'erano dei soggetti che proprio non sopportavo e che avrei voluto strozzare a mani nude, tipo Jennifer.

Era una sapientona so tutto io coi capelli lunghi e biondi tinti che adorava passarsi da una spalla all'altra ogni volta che apriva bocca, le labbra che sembravano due canotti ma non così gonfie da pensare che avesse fatto qualche intervento di chirurgia estetica, criticava pesantemente le donne rifatte chiamandole deboli e stupide. Il fisico era smilzo, aveva un metabolismo veloce e se ne vantava ogni tre per due; mangiava solo cose salutari come frutta e verdura, non che fosse un problema tenersi in salute e preferire una banana ad una barretta di cioccolato ma sputtanare e criticare qualsiasi altro essere vivente che stesse mangiando del cibo che non fosse BIO o allevato a chilometro zero virgola uno faceva venire il nervoso a tutti quanti. Trovava il modo di screditare chiunque e con qualsiasi cosa per fare vedere al mondo di essere la migliore in ogni cosa, persino i prof la adoravano a tal punto che qualsiasi parola uscisse dalla sua bocca veniva presa come una profezia divina.

Lei chiedeva di andare in bagno? Ci poteva andare quando voleva. Io chiedevo di andarci? Ogni volta c'era una scusa per cui non ci potevo andare: "è la prima ora potevi andarci a casa", "adesso è la seconda, dovevi andarci alla prima, tra poco c'è l'intervallo", "l'intervallo è appena finito ci dovevi andare prima", "tra un po' vai a casa quindi tienitela". Insomma, se non ti faceva salire l'odio lei da sola erano i prof a fartela odiare da come si comportavano con lei e con le sue protette. Non avevo alcuna intenzione di farmela amica e per fortuna nella classe c'era qualcuno che la odiava quasi quanto me, come Sarah Jane: non era il tipo di ragazza che avrebbe definito come odio il suo sentimento nei confronti di quella stronza, ma ogni volta che Jennifer si vantava di essere migliore di lei Sarah arricciava il naso e aggrottava le sopracciglia come se desiderasse avere la vista laser e incenerirla all'istante. D'altronde anche lei preferiva mangiare cibo salutare e se non avevo sbagliato a capire era vegetariana o addirittura vegana ma non passava la giornata a criticare chi non lo fosse e ad innalzare la sua posizione come faceva quella racchia di Jennifer.

Osservai le mosse di quella finta bionda per una settimana, la studiai quasi e programmai il mio primo atto vandalistico nei suoi confronti. Si è vero, il mio compito principale era quello di rovinare e distruggere la scuola, ma potevo comunque pensare di divertirmi un po' nel frattempo: d'altronde dar fastidio ai pupilli prediletti non poteva rientrare nelle azioni da compiere al fine di distruggere la scuola in se? Far vedere che quell'istituto prendeva cani e porci ma che aveva una predilezione per i figli di papà con la puzza sotto il naso e i soldi che gli escono dal culo?

Il lunedì successivo mi feci portare a scuola prima del tempo sapendo che la mia preda sarebbe arrivata in anticipo com'era solita fare e mi misi a fumare proprio accanto all'entrata. A pochi passi da me c'era il gruppetto di fattoni amici del Gorilla Senza Palle, che nel frattempo avevo scoperto chiamarsi Carter: avevamo stretto una sorta di accordo tacito durante quei giorni, sopratutto dopo che mandai a fuoco la sua cartella qualche giorno dopo il mio arrivo per vendicarmi di un cappuccino rovesciatomi per terra da lui stesso. Non c'erano prove della mia colpevolezza, avevo incendiato il suo bianchetto durante la ricreazione quando non c'era nessuno nei dintorni ma il Gorilla lo poteva saperlo, l'aveva probabilmente intuito dal ghigno malefico che mi apparve in viso nel vedere lui e i suoi compagni rovesciare le borracce d'acqua sullo zaino on d'evitare di far appiccare un incendio e aveva così capito che mettersi contro di me sarebbe stato solo uno spargimento di sangue a suo discapito: mi fece i complimenti per la mia bravata, mi disse che non sarebbe finita lì e mi lasciò perdere per un'intera settimana.

Quel fatidico gennaioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora