Capitolo 10

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Una volta tornata a casa mi rintanai nella casetta sull'albero e feci una lunga dormita prima della sconto con Justin, sapevo che mio risveglio avrei dovuto sorbirmi un'enorme ramanzina sul non farsi beccare mentre si ruba e sopratutto su una fuga perfetta nel caso in cui si venga sgamati. Me la sarei volentieri evitata ma potevo capire la necessità di tale gesto da parte sua, se Orlando non fosse stato magnanimo nei miei confronti il mio errore avrebbe potuto portare al disfacimento dell'impiego e avremmo detto addio ai nostri diecimila bigliettoni: farmi un leggero ripasso sulle basi della vita da criminale era il minimo.

Justin mi assicurò che la questione del furto sarebbe rimasta fra noi due e che non ne avrebbe parlato con gli altri per non allarmarli e per non creare situazioni di litigi, sopratutto perchè Frederick si sarebbe di sicuro accanito come una iena su di me se avesse saputo del mio sbaglio. Tuttavia i miei fratelli erano già informati del mio piccolo "incidente" dal momento che Jay era insieme a loro quando ha ricevuto la chiamata dalla scuola e oltre alle milioni di domande che mi fecero a riguardo, in casa crebbe un'atmosfera così pressante da diventare quasi ingestibile, come se le mie ansie e paure si fossero improvvisamente riversate lungo le pareti di casa infettando tutta la famiglia con le paranoie.

Ma l'obiettivo non era stato perso di vista, sarei tornata in azione appena possibile ossia due giorni dopo, su consiglio dell'infermiera scolastica, che mi aveva praticamente vietato di rientrare prima per evitare altri spiacevoli episodi del genere. Entrai in anticipo quel giorno, evitando più persone possibili e attraversando le porte dell'aula in rigoroso silenzio rispetto al mio solito fare da sfacciata egocentrica.

Appena mi vide con la testa china, Celeste si fiondò su di me e mi strinse fra le sue braccia magroline più forte che poteva

«Va tutto bene? Stai meglio? Sei stata via per due giorni e non abbiamo avuto tue notizie!» mi disse staccandosi un attimo da me per poi riabbracciarmi ancora più forte e appoggiare la testa sul mio collo

Con una mano le massaggiai la schiena, decisamente a disagio

«Sto bene. Ho avuto un calo di pressione ma sto bene»

«Come un calo di pressione? Roger ci ha detto che hai avuto un attacco di panico...» mi rispose lei guardandomi negli occhi

«In che senso scusa?» chiesi con un'espressione allibita e disgustata

Guardai dietro di lei vedendo AnnMarie e Sarah Jane fissarmi con il viso mista fra il curioso e l'imbarazzato

«Ho parlato ieri con Roger» disse flebilmente Sarah Jane «Siamo molto amici e mi ha raccontato a grandi linee quello che ti è successo. Non l'ha detto a nessun altro, solo a noi tre per sapere cosa ti fosse successo: non avevamo nessun modo per contattarti perchè ci siamo dimenticate di chiederti il numero di telefono e volevamo sapere se stessi bene dato che sei sparita dopo l'intervallo e ti abbiamo vista...sai...in braccio a lui mentre ti portava in infermeria»

Mi attaccai alle braccia di Celeste per evitare di cadere perchè in quel momento la pressione mi stava scendendo per davvero: Roger aveva detto di essere stato l'unico ad avermi vista in quelle condizioni, per quale motivo aveva mentito? E perchè mai l'aveva spifferato in giro come un'infame senza nemmeno chiedermi il consenso? Era il suo modo di vendicarsi per il furto? In fondo non ne aveva praticamente parlato in infermeria, aveva esordito solo con un "ha tentato di derubarmi" davanti a Justin quindi alla fine i soldi che gli avevo sfilato dal portafogli se li era ripresi. Nutriva ancora del rancore per il mio gesto tanto da sparlare di me in giro per la scuola?

«Hai bisogno di sederti?» mi chiese Celeste guardandomi nelle palle degli occhi «Stai diventando un po' pallida»

«No no, sto bene. Devo solo andare a prendere da bere, non ho ancora fatto colazione»

Quel fatidico gennaioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora