Capitolo 13

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«Io non credo che si possa fare una cosa del genere»

Celeste mi guardava coi suoi enormi occhi blu mentre con una graffetta cercavo di aprire la serratura dell'aula di informatica, probabilmente era chiusa ermeticamente con cinquantacinque lucchetti perchè il mio piccolo arnese di metallo era uscito sconfitto dall'intento di scassinare quella porta

«Ma non puoi chiedere le chiavi a qualcuno ed entrare a controllare?» mi chiese AnnMarie iniziando a guardasi intorno con fare nervoso

Avevo detto alle ragazze che avevo perso il telefono dentro l'aula entrandoci per caso, di certo non potevo dire che volevo entrarci per tentare di hackerare la linea internet dell'istituto e far saltare la connessione così da non poter fare lezione quel giorno: AnnMarie e Celeste non sarebbero mai andate a dire a nessuno ciò che avrei fatto, non erano delle stronze pettegole ma di certo mi avrebbero guardata con occhi diversi e avrei perso la loro fiducia se avessero scoperto le mie bugie e i miei intenti criminali. E avere delle persone dalla mia parte era necessario per poter sopravvivere in quell'inferno che la gente comune chiamava "scuola"

«Io conosco un ragazzo che ha le chiavi, è amico di Sarah Jane»

«No per favore non voglio parlare con quel cretino» commentai roteando gli occhi al cielo «Ha una faccia da pesce lesso, non mi piace»

In realtà ero sicura che quel bastardello non mi avrebbe mai aperto la porta senza una valida motivazione, sarebbe entrato da solo a cercare un telefono inesistente piuttosto che rischiare che una sconosciuta mettesse piede in quell'aula. Credevo di avere abbastanza skill e di aver visto abbastanza video su youtube da potermela aprire da sola con la mia forcina, ma a quanto pare mi ero illusa un po' troppo: alla fine avevo solo sprecato tempo e avevo ridotto il mio arnese di metallo ad un fil di ferro tutto storto e veramente malmesso, decisamente inutilizzabile

«Hai conosciuto Jordan quindi?» chiese AnnMarie

«Si e no. Ci ho parlato trenta secondi e mi sta altamente sul cazzo»

«Ma nooo» disse Celeste «Jordan è solo un po' particolare, ma non è uno stronzo. Bisogna solo imparare a conoscerlo»

«Questo è il tuo pensiero. Il mio è che più mi sta alla larga, più sono felice» dissi prima di tirare una di quelle bestemmie così forti che se mi avesse sentito un ecclesiastico mi avrebbe mandata direttamente a fare un esorcismo. La forcina mi si era spezzata a metà.

Per fortuna il filo di ferro non era rimasto incastrato nella serratura ma aveva fatto un bel volo fino al pavimento, altrimenti sarebbero stati guai

«Ancora non mi è chiaro come tu sia entrata qui per caso» mi chiese AnnMarie «C'è scritto a caratteri cubitali "aula di informatica", come puoi averla scambiata per un bagno?»

«Credevo ci fosse un bagno dentro l'aula, tipo privato o cose così» mentii «Speravo fosse più pulito dei cessi qui accanto, la gente non sa proprio centrare il buco quando piscia»

«Sei entrata nel bagno degli uomini?»

«Noo. Bhe si forse. Ci sono troppe donne nei bagni femminili, vanno tutte a pisciare in coppia mi sento a disagio»

«La prossima volta ti accompagniamo noi così non ti perdi tra le mura della scuola» disse Celeste ridacchiando «E non finisci in carcere cercando di scassinarle. Andiamo dai, chiediamo alle collaboratrici se per caso l'hanno trovato durante il turno di pulizie»

Quella dannata porta non aveva dato alcun segno di cedimento e mi arresi così all'idea di provocare un casino informatico: mi stavano finendo le idee e i piani da mettere in atto, avevo già fatto perdere due giorni di scuola con i grilli ma non bastava a far cadere a pezzi tutto il sistema. Serviva qualcosa di più elaborato, qualcosa di più grande, qualcosa che potesse fare abbastanza scandalo da poter essere messo sul giornale. Ma che cosa?

Quel fatidico gennaioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora