Capitolo 28

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Orlando e le ragazze mi seguirono a passo svelto cercando di starmi dietro, ma avendo già percorso quella scorciatoia più e più volte per me era un gioco da ragazzi passare da un sasso all'altro per evitare di cadere di faccia del fango e camminare velocemente allo stesso tempo. Loro invece venivano da paesi collinosi e pieni di palazzi piuttosto alti, non avevano la stessa agilità di chi aveva vissuto per tutta la vita in mezzo ai monti

«Dak dove stiamo andando?» esclamò Sarah Jane tenendosi i pantaloni con le mani

«C'è un parco a pochi metri da qui, è un po' nascosto ma è un posto migliore per parlare rispetto al centro»

Non li stavo portando in qualche triste angolo remoto del paese per ucciderli e mangiare i loro cadaveri, ne li stavo conducendo verso casa mia, anzi ce ne stavamo allontanando il più possibile.

Oltre al cucuzzolo sul quale vivevo c'era un altro piccolo monte, meno ripido e molto più basso, in cima al quale la famiglia Morgan aveva installato la sua gigantesca villa a due piani con piscina e vasca idromassaggio. Proprio al di sotto della loro casa estremamente brillante e dalle finestre oscurate, c'era un piccolo parco giochi ormai dimenticato da tutti, troppo difficile da raggiungere coi passeggini moderni e con attrezzature considerate troppo poco igieniche e di certo assolutamente non a prova di bambino.

L'erba non veniva mai tagliata, ma la vegetazione non era così fitta da non poterci camminare dentro, le erbacce arrivavano al massimo all'altezza delle caviglie durante il periodo estivo mentre durante l'inverno era come se si ritraessero su se stesse e diminuivano la lunghezza di almeno due terzi rispetto al solito. Non c'era un cancello d'entrata o un cartello che ne anticipava la presenza, in mezzo al verde sporgevano un paio di panche di legno ormai quasi completamente mangiate dalle tarme e un paio di strutture che un tempo dovevano essere l'attrazione più ambita tra gli infanti: uno era una specie di trottola dotata di sedili e manubrio circolare, i cui ormai bulloni erano quasi del tutto svitati e al massimo poteva essere usata come poggia-culo o tavolino da caffè, mentre l'altra era una piramide di corde tenute insieme da nodi così stretti che solo una motosega avrebbe potuto slegarli, si innalzava verso il cielo fino per un paio di metri ed in cima ad essa le funi si intrecciavano fra loro formando un grande cerchio sul quale ci si poteva sedere ed osservare i tetti delle case più vicine nascosti dalle fitte foglie degli alberi che infestavano il bosco. Dovevano essere dei cedri o delle querce, gli unici alberi che conoscevo ad essere sempreverdi oltre ai pini, agli abeti e a qualsiasi altro arbusto dotato di aghi piuttosto che di fogliame

«Dak dove diamine ci stai portando? Questo posto mi mette i brividi» si lamentò Celeste togliendosi una macchiolina di fango dalla guancia

«Siamo quasi arrivati. Anzi siamo arrivati, eccoci qui!» esclamai non appena vidi la panchina di legno piena dei suoi bellissimi grafiti fatti con le bombolette spray

Non mi aspettavo che la reazione dei ragazzi sarebbe stata di stupore ed euforia, ma non credevo nemmeno che potessero apprezzare quel luogo come facevo io e non disprezzarlo come invece tendeva a fare la stragrande maggioranza della gente del luogo

«Che paesaggio rustico» incalzò AnnMarie «Sembra appena uscito da un film»

«Un film horror vorrai dire» canzonò Roger «Ho le scarpe piene di terra e credo di aver persino pestato una lumaca lungo la strada»

«Potevi anche startene in centro città per quel che mi riguarda» ribattei beffarda direzionandomi verso la gigantesca trottola metallica «E se scopro che hai ucciso il mio amico Jerry Lumacone te la farò pagare casa: ancora un paio di mesi e finisce di pagare il mutuo della chiocciola, non lasciare i suoi trentadue figlioletti senza casa Orlando»

«Ma tu te le inventi di notte certe stronzate o ti vengono naturali?» chiese lui aggrottando la fronte, incredulo di aver appena sentito delle parole simili uscire dalla mia bocca

Quel fatidico gennaioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora