"Non ci intralci" lo rimproverò in tono annoiato uno dei due medici, giunti con l'ambulanza che aveva parcheggiato all'inizio del molo. Harry si limitò ad annuire, scostandosi leggermente, ma rimanendo seduto a terra vicino al punto dove stavano visitando Louis. L'altro medico, meno scontroso dell'altro, rivolse un'occhiataccia al collega ed accennò con un gesto al bastone bianco poggiato accanto al giovane che li aveva chiamati. Il primo medico sbuffò, mentre parlavano tra loro a bassa voce. "Possiamo trasportarlo, è stabile" disse il primo, prendendo la radiolina per avvisare l'autista dell'ambulanza. Il medico più gentile si rivolse ad Harry: "Styles, giusto?", il riccio annuì ed aggiunse spontaneamente, avendo intuito cosa volesse chiedergli: "Ho la maculopatia di Stargardt. Ereditaria e assolutamente non contagiosa", sputò fuori l'ultima parte, voltandosi verso il medico che lo aveva trattato male. Si sollevò lentamente, appoggiandosi al bastone, accorgendosi che stavano posizionando Louis su una barella. "Come sta?" chiese con voce rotta, dopo un breve silenzio fu il medico meno gentile a rispondere: "Starà bene, lo portiamo in ospedale". "Posso, posso venire?" chiese agitato il ragazzo, preso dal panico al pensiero di restare da solo e senza notizie di Louis. "Solo i parenti possono venire, se sei suo amico" disse il medico più pacato, prima che Harry lo interrompesse impulsivamente: "Sono il suo ragazzo!", si bloccò per un istante prima di proseguire con aria più decisa ed in tono accorato : "Posso venire? Vi prego! Non ha parenti qui!". Seguì un breve silenzio, poi inaspettatamente fu il medico meno comprensivo a capitolare, dopo aver fissato gli occhi lucidi di Harry ed ascoltato il suo respiro affannoso. Le mani del ragazzo erano rosse per il sangue di Louis. "Non sarebbe permesso" sussurrò l'uomo, poi afferrò Harry per un braccio e lo sospinse davanti a lui: "Ma faremo un'eccezione. Il tuo fidanzato ha perso molto sangue ed il colpo alla testa è stato piuttosto forte. Sarà meglio che tu gli stia vicino, ma non lagnarti e lasciaci lavorare!". Harry sorrise, grato. Non si sentiva affatto in colpa per la bugia, voleva stare vicino a Louis, aiutarlo in ogni modo. Anche se una volta sveglio lo avrebbe cacciato via, ora non poteva abbandonarlo.
Il tragitto verso l'unico ospedale dell'isola, fu piuttosto breve. Harry si sedette vicino a Louis, incosciente sulla barella. I medici parlavano tra loro di quello che avevano appurato e dei segnali vitali, il riccio rivolse la sua attenzione al ragazzo che giaceva immobile e prese una delle sue mani fredde tra le sue, stringendola forte fino a quando li fecero scendere dall'ambulanza. Qualcuno lo guidò verso la sala d'attesa, spiegandogli che non poteva andare oltre, ma promettendogli notizie a breve. Esausto, Harry non ebbe la forza di opporsi e si sedette sua una sedia, stringendo a sé il cellulare ma senza sapere chi contattare in quel momento.
Dopo un tempo indefinito, sentì una presenza familiare unirsi a lui nella stanza. "Harry" il tono di voce di Zayn tradiva la sua apprensione, il moro si avvicinò fermandosi di fronte a lui: "Cosa è successo? Come sta?". Il riccio prese un respiro, sentiva dal tono dell'altro che era realmente preoccupato per Louis e si sentiva molto in sintonia con quel sentimento, rispose a bassa voce: "Due uomini lo hanno aggredito". Zayn si sedette vicino a lui, alzando la voce: "COSA?". "Zayn!" lo rimproverò in un sussurro Harry, poi continuò con voce tremante: "Io, io non ho potuto fare niente, sono arrivato tardi e lo avevano colpito, colpito con una mazza da baseball mi hanno detto. La polizia indagherà". Harry si interruppe, avvedendosi solo in quel momento delle lacrime che gli scorrevano sulle guance. Zayn gli passò un braccio intorno alle spalle, sembrava stupito ed incredulo. Dopo qualche minuto, il moro si schiarì la voce annunciando: "Devo chiamare sua sorella", si alzò con riluttanza: "Il numero dovrebbe essere nella scheda di Louis, nell'ufficio del personale come contatto di emergenza". Harry, di nuovo seduto da solo, rabbrividì per l'assenza improvvisa dell'altro che gli aveva dato un minimo conforto. "Sua sorella" sussurrò, riflettendo. "Già" rispose semplicemente Zayn, voltandosi per tornare al Villaggio turistico. Si fermò sulla soglia per rivolgersi nuovamente al riccio: "Tornerò prima possibile, tu resta qui ed occupati di lui. Lo farai, vero?", più che una domanda era un'affermazione. Ma, comunque, Harry gli rispose: "Certo che lo farò".
Le ore passavano lente, un'infermiera gli aveva offerto un caffè caldo e mostrato dove fosse il bagno. Harry aveva ringraziato con un cenno del capo, la sua mente ed il suo cuore troppo oppressi per elaborare una risposta verbale. Era l'alba, quando un medico si avvicinò e gli toccò una spalla per attirare la sua attenzione. Harry si alzò di scatto, le gambe che tremavano. "Puoi vederlo se vuoi" gli disse il medico in tono distaccato: "Vieni con me". Harry non se lo fece ripetere, seguendo i passi sicuri dell'uomo nei corridoi quasi deserti. Si fermarono davanti ad una porta socchiusa. "Le ferite sono state trattate. Ha un paio di costole incrinate e diverse escoriazioni", fece una pausa e riprese a parlare, più lentamente: "Purtroppo, il colpo alla testa ha causato una commozione celebrale. Deve restare sotto osservazione per ventiquattro ore, per poter escludere conseguenze a lungo termine". Prima che Harry potesse rispondere, il medico si allontanò lasciandolo da solo, davanti alla porta della stanza in cui si trovava Louis. Il riccio cercò di farsi coraggio, strinse il bastone bianco che non abbandonava mai e scostò la porta per entrare, i passi incerti ed il cuore che gli batteva forte nel petto.
La camera era illuminata dalla luce del sole appena sorto, tutto era bianco e sfocato agli occhi di Harry che si avvicinò a letto cercando di distinguere la figura di Louis. Un fruscio di lenzuola ed un movimento, Louis si sollevò a sedere ed Harry si fermò sul lato del letto con un sorriso incerto sul volto. Da un momento all'altro, il più grande lo avrebbe cacciato via ma sperava di poter intravedere per un'ultima volta il riflesso blu di quegli occhi che amava. Il respiro di Louis era tranquillo, si appoggiò sui cuscini e fissò Harry salutandolo: "Ciao". La sua voce era dolce e melodiosa, il tono insicuro e gentile. Il più piccolo rimase incantato da quel suono, sbattendo gli occhi sorpreso e rispondendo con voce roca: "Ciao, Louis. Come ti senti?". Un piccolo sospiro e Louis rispose a bassa voce: "Ho un gran mal di testa e faccio fatica a muovermi, non so se per le costole incrinate o per le fasciature", fece una risatina nervosa. Harry sentì il viso bruciare nell'udire quel suono, sorrise come un'idiota senza riuscire a smettere. "Vieni più vicino" lo esortò Louis, con lo stesso tono suadente che aveva usato fino a quel momento, picchiettò un punto del letto vicino a lui, scostandosi per fare spazio al più giovane. Ancora incredulo, Harry si affrettò ad ubbidire, sedendosi sul bordo del letto con il fianco che sfiorava il più grande. "Puoi poggiare il bastone sulla sedia" disse Louis, aggiungendo a voce più bassa: "Mi hanno detto del tuo problema". Era per quello che era così gentile? Ma Louis sapeva già del difetto della sua vista. Nulla sembrava avere senso, pensò Harry. Forse stava sognando.
Louis sembrava in imbarazzo, ora. Allungò una mano e prese quella di Harry, stringendola appena. Il riccio quasi sobbalzò al gesto, mentre Louis gli parlava ancora con quel tono di voce dolce come il miele, facendolo sciogliere letteralmente. "Scusami, ma sono piuttosto confuso al momento". "Non preoccuparti" si affrettò a rispondere Harry, ma Louis proseguì: "No, davvero. Mi dispiace.". Il riccio corrugò la fronte, senza capire perché Louis si stesse scusando con lui. Harry scosse la testa, mentre Louis si sporse verso di lui, gli occhi blu a un centimetro da quelli verdi dell'altro ragazzo. "Sei carino" sussurrò, passandosi poi la lingua sulle labbra. Harry stava sudando freddo, cercò di non tremare per la vicinanza improvvisa ed il comportamento insolito dell'altro. Louis sorrise languidamente, sollevando la mano di Harry e portandosela sul viso, lasciandola poi andare. "Dio" esclamò Harry completamente sopraffatto, iniziò a muovere la mano lentamente per poter studiare i lineamenti che non poteva vedere. Il viso di Louis era perfetto. Il più grande voltò leggermente la testa all'improvviso, per posare un bacio leggero sul palmo della mano di Harry. "Sono felice che tu sia qui" confessò in tono sincero Louis, la voce debole ma il viso sorridente. "Quando mi sono svegliato, pensavo di non avere nessuno. Invece mi hanno detto di te, Harry". "Di me?" chiese il più piccolo, la voce insolitamente stridula. "Certo" confermò con voce soave Louis: "Il dottore mi ha detto di noi, che sei il mio fidanzato". Il più grande si sporse di nuovo, Harry era pietrificato. Rimase immobile mentre le labbra di Louis si posavano dolcemente sulle sue, morbide e calde.
STAI LEGGENDO
UNA SPLENDIDA ILLUSIONE - LARRY FANFICTION
FanfictionAttenzione/warning: argomenti delicati, comportamenti immorali, scene di sesso esplicito. A Louis piaceva conquistare ogni volta una nuova preda, adorava sfruttare il proprio aspetto ed individuare le debolezze degli altri. Una sfida con se stesso...