Capitolo 6

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Rimasto solo, Harry si sedette sul letto chiedendosi cosa fare. Non aveva alcuna voglia di continuare quella vacanza, ma andare a casa significava dover spiegare il suo umore a tutti. Riferire della rottura con Nick e della sua stupida avventura di una notte. Non voleva essere compatito. Con un sospiro, si passò le mani tra i capelli ed usò il comando vocale del telefono per avviare una chiamata di gruppo con i suoi migliori amici Niall e Liam. Aveva bisogno di sfogarsi, di piangere e di farsi consolare.

Fu una chiamata lunga e sofferta. Harry riusciva a malapena a parlare e gli altri due alternavano frasi di incoraggiamento con colorire invettive contro il ragazzo che lo aveva ferito. "Non é colpa sua" lo difendeva Harry a voce bassa: "Non mi ha fatto nessuna promessa, sono io che mi sono innamorato come uno stupido". "Non parlare in questo modo!" lo rimproverò a un certo punto Niall: "Sei un ragazzo speciale, buono e sensibile. Non ti meriti di essere trattato in questo modo!". Liam borbottò un assenso, mentre Niall rincarava la dose: "Si meriterebbe una lezione, per trattare le persone come oggetti!". "Calmati, Ni" lo implorò Harry, sentendosi ancora peggio.

Dopo aver parlato con i suoi amici, Harry si sentì meglio ed il pomeriggio raggiunse la spiaggia. Sedette all'ombra ad ascoltare il rumore delle onde ed il vociare confuso delle persone. Zayn e Louis erano poco distanti, nella loro postazione di controllo. Qualcuno si fermava a salutarli ed i due scambiavano due chiacchiere, in tono allegro. Udire la voce di Louis così tranquilla e lontana, in contrasto con il tono intimo della notte prima, ebbe un effetto devastante su Harry. Non riusciva a nascondere i suoi sentimenti, tutto quello che voleva era stargli di nuovo vicino e respirare il suo odore, sentire le braccia calde intorno a sé. Gli occhi nascosti dietro gli spessi occhiali scuri, si lasciò sfuggire qualche lacrima al pensiero di quello che desiderava. Di quello che non poteva avere. "Vado a sistemare la barca" annunciò Louis, rivolto al collega: "Domattina ho un paio di allievi". "Va bene" rispose freddo Zayn: "Qui ti copro io, ci vediamo più tardi". Harry ascoltò lo scambio e sospirò, ripensando alla barca di Louis ed a come si fosse sentito bene nel dondolare tra le onde con il ragazzo che amava.

Stizzito ed arrabbiato con se stesso, si alzò deciso a lasciare per sempre quel posto. Si mosse per raggiungere il suo chalet, il fido bastone in mano. Solo dopo qualche minuto, si accorse di aver preso la direzione sbagliata. Istintivamente, stava seguendo Louis sul sentiero che portava al molo. Si fermò, cercando di calmarsi. Non poteva lasciare che il suo cuore lo conducesse di nuovo verso il dolore di vedere l'indifferenza sul viso dell'altro. Mentre stava per voltarsi e tornare indietro, intravide delle figure dirigersi verso il pontile. Erano due uomini di cui non riconosceva nulla, non potevano essere ospiti o dipendenti del villaggio. Camminavano a passo veloce, senza parlare. Una strana sensazione di panico lo colpì alla bocca dello stomaco. Chi erano quegli sconosciuti e perché erano diretti al molo? Mosse qualche passo, per avvicinarsi e sentì i piedi pesanti dei due uomini battere sulle assi del molo. Era ancora troppo lontano per capire le loro intenzioni, ma quando li sentì accelerare il passo e chiamare ad alta voce il nome di Louis, gli si gelò il sangue nelle vene. Perché stavano andando da lui?

Louis non conosceva quegli uomini, non li aveva mai visti. Ma loro sembravano conoscere lui. Erano alti, robusti e con delle facce scure che non promettevano nulla di buono. Prima che potesse chiedere il motivo della loro presenza, uno di loro si scagliò contro di lui. Aveva in mano una mazza da baseball, che brandiva come un'arma. Il colpo fu veloce e violento, poi tutto fu buio per Louis.

Harry udì un grido di dolore, avrebbe riconosciuto ovunque quella voce. "No!" urlò disperato, affrettandosi più che poteva per raggiungere il punto del pontile dove ricordava fosse ormeggiata la barca di Louis. Sentì dei colpi, grida concitate e poi il silenzio. "Louis!" chiamò con tutto il fiato che aveva, registrando le due figure in lontananza che si dileguavano. Senza curarsi di loro, continuò a cercare il ragazzo che amava. Rallentò il passo e si aiutò con il bastone per esplorare il pontile. Quando scorse qualcosa a terra. Si buttò sulle ginocchia ed allungò una mano, avvertendo una sensazione di qualcosa di denso ed umido, conosceva quell'odore ferruginoso. Era l'odore del sangue. Strusciando sulle ginocchia, si avvicinò al ragazzo disteso a terra, sfiorandolo mentre cercava con mani tremanti il cellulare per chiedere aiuto, doveva restare lucido, doveva aiutare Louis. Chiamò il numero delle emergenze, implorando, urlando di fare presto, di salvare il suo amore.

UNA SPLENDIDA ILLUSIONE - LARRY FANFICTIONDove le storie prendono vita. Scoprilo ora