Capitolo 25

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Il giorno dopo, Harry era tornato a casa Tomlinson. Zayn lo aveva voluto accompagnare, ma sarebbe rimasto ad aspettarlo fuori. Mentre si dirigeva verso la porta della camera di Louis, Harry prese un respiro profondo e cercò di fermare il tremolio delle sue mani, stringendo con forza il bastone che usava per orientarsi meglio. Girò la maniglia e spinse la porta lentamente, senza sapere quale reazione aspettarsi dall'altro. Continuava a ripensare alle parole di Zayn, quando al telefono gli aveva detto che Louis, pur avendo ricordato quasi tutto prima dell'incidente che gli aveva causato il coma, non era arrabbiato con lui per avergli mentito. Si sentiva così in colpa sia per l'aggressione organizzata per vendetta dai suoi amici, che per il suo comportamento successivo. Certo, Louis non era un santo ma non si meritava tutto quello. Nonostante volesse apparire cinico e superficiale, Harry aveva capito quanto il ragazzo fosse in realtà sensibile e gentile e che cercasse di nasconderlo dietro un atteggiamento da duro menefreghista, probabilmente solo per proteggersi. Entrando nella stanza, immersa nella penombra che non faceva per lui una grande differenza, Harry si avvicinò al letto con passo incerto temendo che Louis stesse dormendo. Accorgendosi del suo arrivo, l'altro si era leggermente sollevato a sedere ed i suoi occhi blu lo fissarono con aria confusa per qualche istante. Harry rimase immobile, avvertendo il rumore e rivolgendogli un piccolo sorriso, senza sapere se Louis potesse vederlo oppure no.

Indipendentemente dalla reazione di Louis, Harry era deciso a prendersi cura di lui. Conosceva bene la sensazione di essere considerato un peso per gli altri, il profondo senso di impotenza che ti soffocava quando si veniva messi a confronto con gli altri e si veniva giudicati in qualche modo inferiori o diversi. La soluzione era sempre di rinchiudere, isolare, mettere da parte. "Ciao, Lou" sussurrò con voce calma e gentile, visto che l'altro sembrava lo stesse fissando senza reagire. Fece qualche passo, fermandosi sul lato del letto, per permettere a Louis di vederlo e di poterlo riconoscere. Il silenzio che seguì sembrava irreale. Harry si rese conto che stava trattenendo il fiato, sperando di non essere aggredito come gli altri perché non avrebbe mai in alcun modo reagito e fatto del male al giovane. Dopo qualche minuto, sentì una mano afferrarlo e tirarlo per il polso, non oppose nessuna resistenza.

Harry si ritrovò seduto sul letto, quasi nello stesso identico punto in cui era stato mentre Louis era in coma. Sentì la mano, ora calda, di Louis poggiarsi nella sua riproducendo la stessa posizione in cui era quando l'aveva stretta prima di risvegliarsi dal coma. Commosso, Harry la strinse come aveva fatto allora e Louis ricambiò la stretta. Nessuno dei due disse nulla, ma si compresero comunque. Louis si ricordava di quel gesto, forse la prima cosa che aveva avvertito al suo risveglio. Harry si sentì le lacrime agli occhi, era così fortunato per quello. Era abbastanza, Louis forse si sarebbe fidato di lui e gli avrebbe permesso di stargli vicino. Per il momento, non chiedeva altro.

UNA SPLENDIDA ILLUSIONE - LARRY FANFICTIONDove le storie prendono vita. Scoprilo ora