• 𝒞𝒶𝓅𝒾𝓉𝑜𝓁𝑜 6 ~ 𝒜𝓃𝓉𝒽𝑜𝓃𝓎

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Ho passato tutto il pomeriggio in biblioteca con le tende chiuse e il camino acceso, lasciando qualche ora libera a Thomas. Il fuoco scoppietta sulle braci emanando nella stanza un rumore soffice e lontano, una sorta di sottofondo rilassante ideale per i pensieri che mi martellano la testa. Se mi concentro posso immaginare la cenere che si forma alla base del camino, sotto i ciocchi di legno ormai sgretolati dalle fiamme, manciate di briciole nere che fluttuano in quel breve tragitto fino a depositarsi in massa l'una sull'altra in totale silenzio. L'odore di legno bruciato mi stuzzica le narici, risalendo lungo i canali di uno dei migliori sensi che mi è rimasto, quello che non mente mai. Ma neanche un forte odore come quello del camino può coprire il suo. Note di rosa e di gelsomino si accavallano per momenti eterni e, anche se ci provo con tutto me stesso, non riesco a distogliere i pensieri dall'incontro di oggi.

Lady Sophie è una ragazzina impertinente che ancora non sa niente della vita, esiste solo in funzione di ciò che ne sarà di lei: una bambola da sfoggiare a corte e una moglie dedita ai bambini e alla famiglia. Diventerà la padrona di una grande tenuta, probabilmente, si dedicherà al tè con le sue conoscenti e alla moda, chiacchierando di questo o quell'altro pettegolezzo che gira a Corte. Questo sarà il suo debole futuro. Ma nulla mi toglie dalla testa il modo in cui mi ha risposto... come nessuno faceva da tempo, neanche mia madre. Da quando sono tornato a casa tutti non fanno altro che rispondermi con estrema cortesia e gentilezza esagerata, tanto da risultare stucchevoli oltre ogni modo. Se solo potessi vederli noterei la pietà nei loro occhi. La stessa che aveva lady Sophie, ne sono certo, quando si è resa conto della mia cecità.

Non so come abbia fatto a non notarla, visto che è la prima cosa di cui tutti si accorgono, ma a quanto pare è stato così. Io lo so, perché quando gli altri si rendono conto di cosa mi manca fanno di tutto per sviare il discorso, per non chiedermi come sia successo. Che, chiariamoci, è una cosa più che gradita: non ho la minima voglia di narrare ogni cosa a chi incontro. Per questo mi sono rinchiuso in casa, ormai. Non ha senso dedicarmi alla vita sociale se non ho voglia di parlare. Purtroppo mia madre non la pensa così ed è convinta che trascorrere qualche ora con lady Sophie possa aiutarmi: beh, si sbaglia di grosso. Nella sua reazione finale l'ho letta, la pietà, era ben chiara e aleggiava tra di noi come un macigno. Non le permetterò ancora di provarla. Anche se domani si presenterà di nuovo a questa porta, anche se porterà con sé quell'intenso profumo di rosa e gelsomino di cui la sua pelle è impregnata, le chiuderò l'uscio in faccia.

Fosse l'ultimo gesto della mia vita.

«Buonasera, Duca, avete trascorso un buon pomeriggio?»

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«Buonasera, Duca, avete trascorso un buon pomeriggio?»

Potrei riconoscere i passi di Thomas a un miglio di distanza. Per quanto possa sembrare silenzioso ai più, raggiunge la mia stanza con la solita familiarità che lo contraddistingue, richiudendosi la porta alle spalle e poggiando sul letto l'occorrente per il bagno serale e per la notte.

«Sì, grazie.» Non sono di molte parole e lui sa che non deve insistere, quando il malumore mi assale.

«Sono stato al pub di mio cugino Robert, giù a Cornhill. Da diversi giorni mi chiedeva di andare a trovarlo e non l'ho mai fatto.» Fa una pausa in cui sospira e io non intervengo.

So già cosa sta pensando. Il fratello di Robert è morto due settimane fa durante la marcia dei Blanketeers, era un tessitore del Lancashire, uno di quelli che voleva rivoluzionare la storia e far valere le proprie opinioni davanti al Reggente. Come molti suoi simili, la sua vita è stata spezzata prima che potesse farlo, lasciando una moglie e tre figli che, adesso, vivono da Robert. So quanto possa essere costato questo incontro a Thomas. La perdita del cugino, che era come un fratello per lui, lo ha destabilizzato come non mai, lo conosco da diverso tempo e so che cosa ha provato quando ha appreso la notizia. Mi è sembrato di rivivere il momento in cui dovevo comunicare alle famiglie dei miei compagni che i loro figli, i loro fratelli, i loro nipoti erano morti in guerra.

Non c'è giustizia per queste morti: anche vincere una battaglia non ti darà di nuovo chi è scomparso. Per tanto tempo ho pensato che forse sarebbe stato meglio fossi morto anche io, mia madre si sarebbe arresa all'evidenza di non avere più un figlio, piuttosto che vedermi per sempre in questo stato e volere a tutti i costi che io fossi lo stesso di "prima". Ma io non sono lo stesso di prima, non lo sarò più.

«Non è un bel posto per far crescere dei bambini, anche se Robert cerca di selezionare in qualche modo la clientela, più che altro per non lasciare che il pub diventi un bordello con il tempo.» Sento che sta mescolando l'acqua nella vasca con la mano e quando mi aiuta a sfilare la vestaglia capisco che è pronta.

Non ho vergogna di Thomas, tanto che lui è sempre rimasto con me per qualsiasi aiuto mi servisse durante il bagno, e lo fa anche stavolta mettendosi a un angolo della stanza.

«Mi passeresti il sapone?» Chiedo io, cercando di sviare il discorso che, immagino, lo stia deprimendo.

«Certamente, perdonatemi.»

Comincio a insaponarmi e per una manciata di minuti non ci diciamo niente, sento solo Thomas fare dei lunghi sospiri, segno di preoccupazione immagino. Ad un certo punto interrompe il mio bagno lasciandomi con il braccio a mezz'aria. «Pensate che domani tornerà lady Sophie a farvi visita?»

Esito nel rispondere, i muscoli si irrigidiscono e stringo i denti, lasciandoli slittare fastidiosamente tra di loro. Alla fine rispondo con durezza: «Credo che non sia tanto diversa dalle sue coetanee tutte merletti e pettegolezzi, avrà certamente di meglio da fare che stare dietro alle richieste insensate di mia madre.»

«Mi è sembrata una ragazza determinata.» Commenta Thomas a voce bassa.

«Può darsi, ma resta una ragazzina che non ha motivo per venire a chiacchierare con il sottoscritto. Da parte mia non ce n'è minimamente la voglia, comunque.» Anche se i muscoli del corpo si contraggono ad ogni parola, segno di una tensione che percepisco invadermi sottopelle, cerco di liberarmi al più presto del fastidioso pensiero del profumo che mi ha avvolto per tutto il pomeriggio.

«Pensate... Insomma...» Thomas fa una nuova pausa, prendendo poi fiato subito dopo. «Qualora domani tornasse, pensate che ad accompagnarla ci sarà di nuovo la sua cameriera personale?»

Aggrotto la fronte, mi sfugge un sorriso, ma cerco di celarlo subito dopo. «Immagino di sì, ma ripeto... Non credo che verrà. E se lo farà è una stolta. Faresti prima a incontrare la sua cameriera per caso qui fuori. Dopotutto dovrebbero essere le nostre vicine di casa, no?»

«Giusto.» Afferma con fare pensieroso, chiudendo subito dopo il discorso e aiutandomi a uscire dalla vasca.

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