• 𝒞𝒶𝓅𝒾𝓉𝑜𝓁𝑜 16 ~ 𝒜𝓃𝓉𝒽𝑜𝓃𝓎

97 13 39
                                    

Lady Sophie è uscita dalla biblioteca già da una mezz'ora, Thomas ha riaccompagnato lei e la sua cameriera alla porta d'ingresso, poi è tornato da me ed è rimasto qui in silenzio, lo sento chiaramente respirare. Mi è fedele anche dopo tutte le volte in cui l'ho trattato male e l'ho allontanato da me a causa del mio brusco carattere. Non sono uno di quei nobili altezzosi che non hanno a cuore coloro che lavorano per lui, per me è diverso, in guerra ho imparato che siamo tutti uguali davanti alla morte, alle malattie, alle ferite. Non ci sono ricchi né poveri, le classi sociali non valgono nulla, se non ciò che abbiamo dentro e che mostriamo al mondo. E io nella vita avrei voluto dimostrare che sono un uomo che ha rispetto per gli altri, chiunque essi siano.

Poi il destino - o meglio, quel coglione di Napoleone e il suo ammiraglio Villeneuve - ha deciso di togliermi la vista e un buon uso della gamba. La mia vita è andata in frantumi e ho trascorso mesi in ospedale, cercando di riabilitare la camminata e facendomi in quattro per evitare che mi operassero agli occhi. Ormai era stato deciso: se dovevo essere cieco non avrei patito anche le pene dell'inferno sotto i ferri.

Così ora mi ritrovo qui, dopo dodici anni ancora ci penso, a quando potevo vedere il sole sorgere all'alba, il mare infrangersi sulla spiaggia, le rondini volare tra gli alberi in primavera. E quanto vorrei vederla. Vedere lei, con il suo sguardo furbo e delicato allo stesso tempo: me lo immagino proprio così. Sono ancora in piedi al centro della stanza, con il suo profumo nelle narici, e vorrei quasi non respirare per non rischiare di farlo svanire nell'aria.

Il cuore di pietra che ho nel petto sta battendo come non mai. Credo sia passata una vita, da quando l'ho sentito così forte e presente. Da cosa dipende?

Per un momento sono stato tentato di baciarla, questo non lo posso negare. Ma poi ho ricordato ciò che ho sentito prima che mi raggiungesse, quando pensava che non ci fosse nessuno oltre la porta aperta del salottino: «È un uomo di bell'aspetto. Inoltre si è dimostrato gentile, oltre che un abile danzatore». Parlava con mia madre di quel damerino biondo di Harris. Conosco anche io lord Edward, da bambini eravamo amici. E so benissimo quanto possa sembrare affascinante agli occhi di una giovane donna che si affaccia alla vita sociale. Non ho mai visto lady Sophie, anche se conosco abbastanza bene la sua ombra, e gli altri sensi mi permettono di farmi un'idea chiara di chi ho davanti. E lei è...

Lei è perfetta.

Ogni giorno sogno il momento in cui varcherà la soglia di questa stanza, ma non riesco a fare a meno di infastidirla. Vorrei solo stimolare qualcosa in più in lei, perché so che non è una semplice marionetta. La sua testolina sa ragionare, e sa farlo in maniera brillante.

Pensavo che fosse la solita bambolina, invece mi piace il fatto che ami leggere e avere una cultura personale. Non è come le altre. E non che io abbia chissà quale esperienza, a parte ciò che ho vissuto prima di aver perso la vista. Avevo solo vent'anni e tutta la vita davanti... da allora non ho avuto modo di approcciarmi a una donna. Anzi, non ho voluto.

Ormai sono considerato un errore della natura, e io odio essere trattato con pietà da chi incontro. Non voglio sentirla, questa emozione, nelle voci degli altri, né voglio accorgermene dagli atteggiamenti che mi riservano. Possibile che non riescano a capirlo? Vorrei solo essere un uomo come tutti gli altri. Un uomo come lo ero un tempo, non un involucro vuoto e privo di speranze.

Eppure lei non ha avuto pietà di me. Lei è davvero diversa.

Quando mi ha dato quello schiaffo, l'altro giorno, anche allora avrei voluto baciarla. Nessuno aveva mai fatto una cosa del genere, nessuno si è mai permesso anche solo di pensarlo, negli ultimi dodici anni. E invece Sophie è stata l'unica a darmi ciò che volevo: la normalità. Una vita come tante.

Fin dal primo giorno mi ha trattato come un suo pari, non come un oggetto rotto da riparare. Sì, certo, forse è stata spinta qui da mia madre, che vuole solo aiutarmi ad andare avanti, e forse continua a venire qui tutti i giorni sempre per lei, ma fin dalla mia prima provocazione lei non è rimasta passiva. Lady Sophie non subisce, risponde e fa valere le sue opinioni. In altri tempi avrei sognato una donna del genere.

Adesso, invece... beh, non posso sperare niente, in verità. La mia esistenza è ormai spezzata. Non potrei mai offrirle quello che ha il damerino: guardarla nel profondo dei suoi occhi, cavalcare insieme lungo strade sconfinate, perdersi nella bellezza che emana ogni volta che parla.

Che cosa potrei offrirle io?

Nulla.

Ho perso tutto, ogni parte di me stesso. E poi... chi mi dice che lei possa essere anche lontanamente interessata a me? Non potrei mai crederlo. Sarebbe solo una povera sciocca.

«Milord, volete che vi porti un tè caldo?» la voce di Thomas mi giunge dalle spalle, distante, oltre la nube dei miei pensieri.

«No, ti ringrazio.»

«Preparo un bel bagno?» aggiunge.

«Casomai più tardi. Il prossimo weekend ti darò due giorni liberi, Thomas, ne hai bisogno.»

«D-davvero?» esita un attimo e io annuisco.

«Te lo meriti. Non mi chiedi mai un giorno in più, né qualcosa per te stesso. Ti sei adoperato per tuo cugino e per la sua famiglia, sei una brava persona. Un giorno troverai la donna giusta e ti farai una vita, allora ti aiuterò a trovare un nuovo lavoro.»

«Non...» esita «io non vi lascerò, milord. Ma quanto alla donna, credo proprio di averla trovata.»

«Ah, sì?» ora siamo l'uno di fronte all'altro, ma io mi siedo sul divanetto, sento una certa stanchezza.

«Beh... la cameriera di lady Sophie, Sarah... lei è speciale» confessa con voce tremante.

«Sono molto felice per te, Thomas. Anzi, per voi.»

«Vi ringrazio, milord. Con il vostro permesso, allora, la inviterò fuori per il prossimo sabato.»

«Ma certo, ora se non ti dispiace-»

«Perdonatemi, io non... non vorrei sembrarvi invadente. È che... non pensate che possa essere una donna interessante?»

Rimango qualche momento in silenzio e inspiro a fondo l'aria, che profuma ancora di lei. Non riesco a capire perché il mio valletto possa aver detto una cosa del genere. Non mi interessa. Perché dovrebbe interessarmi?

«E cosa pensi che possa fare, anche se la ritenessi interessante? Credi che possa corteggiarla? Parliamoci chiaro, Thomas. Chi, sano di mente e nel pieno della sua giovinezza, mi starebbe vicino?» mi alzo in piedi, sorreggendomi al bastone e in preda alla concitazione del momento.

«Voi siete un uomo con tante qualità, milord. Dovreste solo lasciarvi andare...»

«E per cosa? Per condannare l'esistenza di lady Sophie a una prigionia costante? A un'assistenza continua, senza poter vivere in libertà la sua giovinezza? Fammi il piacere.»

La conversazione termina bruscamente, quando lascio il mio valletto in biblioteca e io corro via dalla stanza, per quanto il bastone me lo permetta, e non torno più sull'argomento.

Non ci tornerò mai più.

Eyes of LoveDove le storie prendono vita. Scoprilo ora