«A cosa pensate, lady Sophie?» mi chiede Sarah, al mio fianco, mentre camminiamo.
Stiamo attraversando Grosvenor Square guardandoci placidamente intorno. Le nuvole che arricchiscono il cielo vanno concentrandosi sulle nostre teste, preannunciando l'arrivo della pioggia, mentre già l'odore dell'aria si fa carico di umidità.
«Penso alla Scozia» dico facendo un sospiro carico di malinconia. «Ricordi quanto era bello stare all'aria aperta e respirare il profumo della natura?»
La mia cameriera annuisce. «Lo ricordo benissimo... sarebbe bello, un giorno, tornarci.»
«Se solo fossimo libere potremmo tornare lì. Cielo, ci tornerei perfino a cavallo se ne avessi la possibilità!»
«Io non so cavalcare» ammette Sarah.
«Ti insegnerei io, non ci sarebbe problema.»
Mentre ci lasciamo travolgere dal sogno di tornare a casa, mi rendo conto che forse questo desiderio non si realizzerà mai. Forse lei potrebbe averne la possibilità, tra di noi è l'unica ad avere qualche libertà in più. Non è buffo?
Potrei scrivere una lettera di raccomandazioni a una qualsiasi delle amiche di mia madre, in Scozia, che non esiterebbero ad assumerla, così potrebbe tornare a casa. Ma non so se avrei il coraggio di lasciarla andare... lei è l'unica famiglia che mi rimane. E adesso mi sento un po' egoista nei suoi confronti.
«Siete davvero pensierosa, oggi» constata lei, intraprendendo nuovamente il discorso.
«Non preoccuparti, stavo solo pensando a ieri sera.»
«Lo spettacolo è stato di vostro gradimento?»
«Sì. Devo dire che non è stato come l'ultima volta. Abbiamo visto La Cenerentola di Rossini e gli attori sono stati bravi. È piaciuto un po' meno a mia zia e alla madre di lady Harriet» confesso, ridacchiando. «Dovevi vederle, come ronfavano al secondo atto!»
Anche Sarah si lascia andare a una risata divertita, mentre camminiamo verso Brook Street. Il viale sterrato è una strada ampia, costeggiata da una fila di edifici a tre piani colmi di finestre incorniciate da colonne, alberi che si susseguono e carrozze che sfrecciano in un verso e l'altro. Ci avviamo verso casa, quando il palazzo del Duca si prospetta innanzi a noi, in lontananza.
Conosco così bene la facciata di quell'edificio, che sento un tuffo al cuore appena la vedo in fondo alla via. Sarah, al mio fianco, ha un breve sussulto. E quando sto per chiederle il motivo di questa reazione, noto che ci viene incontro Thomas, con un sacco sulla spalla.
«Buongiorno, lady Sophie», mi saluta con un sorriso, per poi fare un cenno con la testa verso la mia cameriera. «Sarah.»
Gli si illuminano gli occhi e non posso che esserne felice. «Buongiorno a voi, come state?» gli chiedo.
«Oh», dice con una breve pausa. Sembra quasi interdetto dalla mia domanda, tanto che rimane in silenzio per qualche attimo di troppo, interrotto solo dalla mia accompagnatrice, che si schiarisce la voce.
«Thomas, ti... ti ha chiesto come stai» gli sussurra.
«P-perdonatemi», mi dice balbettando, «non sono abituato ai nobili che mi chiedono come sto. Lord Anthony e lady Amelia, finora, sono stati gli unici. Ma pensavo fosse una cosa normale, visto che lavoro per loro.»
È una cosa davvero triste, non so che dire. Deglutisco e mi sforzo di sorridere ancora. «Con me non dovete avere problemi d'imbarazzo, non potrei mai considerarvi un essere umano differente da me.»
«Questo la dice lunga sulla vostra personalità, lady Sophie. E non so come ringraziarvi per la bontà che dimostrate.»
«Figuriamoci» ridacchio imbarazzata. «Per così poco!»
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Eyes of Love
Ficción históricaLondra, 1817. Lady Sophie Sinclair si ritrova a vivere presso l'abitazione della zia Bridget per affrontare il debutto a Corte, dopo la perdita dei suoi genitori e di suo fratello. Mostrando interesse per i ceti meno abbienti, i poveri e i malati, l...