• 𝒞𝒶𝓅𝒾𝓉𝑜𝓁𝑜 17 ~ 𝒮𝑜𝓅𝒽𝒾𝑒

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Passeggio lungo il viale che costeggia il laghetto di Hyde Park con un ombrellino merlettato in mano e l'altro braccio steso lungo il fianco, dalla parte in cui cammina lord Edward. Anatre e cigni planano sull'acqua, accanto a noi, mentre un leggero vento increspa la superficie del lago su cui riverbera la luce del sole. Il mio interlocutore mi sta parlando, ma il mio unico pensiero è rivolto al fatto che, invece di stare qui, avrei potuto dirgliene quattro a quel bisbetico del Duca di Somerset.

La mia mente a volte fa davvero dei brutti scherzi... la cosa brutta, però, è la consapevolezza dei pensieri, quando scopro di non avere alternative preferibili a questa.

«Siete molto silenziosa, lady Sophie» mi ridesta l'uomo al mio fianco, osservandomi di sottecchi.

«Sc-scusatemi, è solo un po' di stanchezza. Sapete, per una donna la Stagione sociale è davvero impegnativa» spiego con un leggero movimento della mano. Faccio di tutto per non destare sospetti, visto che dietro di noi ci sono mia zia e la madre di lord Edward. Stanno discorrendo amabilmente, ma io ci vedo solo una trattativa economica e sociale per mostrarmi al meglio e mettermi in vendita.

«Posso solo immaginarlo» commenta lord Edward, cercando il mio sguardo.

Lo noto con la coda dell'occhio, ma io continuo a guardare dritto davanti a me, dove altre persone e diverse coppie stanno camminando e parlottando, in una sorta di sfilata sociale che le fa apparire come bestie appese in vetrina, pronte da macellare.

«Mi stavate dicendo», riprendo il discorso con flemmatico interesse, «dei vostri fratelli.»

«Sì, giusto. Ho tre fratelli e due sorelle, siamo molto numerosi in famiglia. I miei genitori non hanno trovato di meglio da fare, la sera!» ridacchia.

Io mi giro a guardarlo, finalmente, e rimango interdetta a osservare la sua buffa espressione. «Cosa avrebbero potuto fare la sera?» chiedo con ingenuità.

Non so per quale motivo, ma lui scoppia a ridere in modo ancora più rumoroso. «Siete davvero divertente, lady Sophie. Ma dove vi eravate nascosta?!»

«Di-ver-ten-te?» scandisco a chiare sillabe. Arriccio anche le labbra e ci penso un po' su, prima di rispondere. «Non me l'aveva mai detto nessuno.»

«C'è sempre una prima volta.»

Annuisco debolmente. «Suppongo abbiate ragione voi.»

«E quindi... la mia domanda era vera: dove vi eravate nascosta prima d'ora?» s'informa lui, con sincero interesse ora. Si volta a guardarmi e ricambio a mia volta la sua occhiata.

«In realtà non ero nascosta. Semplicemente, sono scozzese. Sono arrivata qui da mia zia qualche mese fa.»

«Ah, la Scozia! Ci sono stato un paio di volte, con mio padre, quando eravamo invitati alle battute di caccia da un suo caro amico d'infanzia. Ci trovavamo...»

Lord Edward comincia a gesticolare e chiacchierare delle sue avventure con le volpi e i cervi, ma la mia mente si chiude e non lo sento più. Provo una noia mortale e una certa avversità ad ascoltare la crudeltà nei confronti della fauna selvatica, sarà perché sono cresciuta circondata dalla natura e non da altri palazzi, come tutte queste persone di città.

Quando andavo a cavallo mi piaceva incontrare gli animali lungo il mio percorso, cercare di avvicinarli e sfiorarne il manto morbido. Da quando sono a Londra sento che la mia anima è sfumata insieme ai vapori di cui sono pregne le strade. I rumori sono assordanti e ancora non ci ho fatto l'abitudine. Mi manca troppo la mia casa.

Mi mancano le persone. La tranquillità. La natura. Anche adesso, che sto camminando nel bel mezzo di un parco, mi sento lontanissima dai ricordi della mia vita in Scozia. È proprio vero, che ti rendi conto di quanto ti manchi una cosa solo quando l'hai perduta. Io però spero ancora di tornarci, a casa mia. Forse un giorno riuscirò a realizzare questo sogno.

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