Cammina nella bellezza, come la notte...
Spari, urla disumane.
Cannoni!
Un'onda che mi travolge, bagnandomi da capo a piedi.E tutto ciò che c'è di meglio nell'oscurità e nella luce...
Un colpo d'arma da fuoco.
Sangue, ferite e budella umane a terra.Un'ombra in più, un raggio in meno...
Un marinaio con la testa spaccata in due, un altro senza un braccio.
Squali si avvicinano nelle oscure acque, attirati dall'odore di sangue.Un cuore il cui amore è innocente...
Quante vite spezzate. Trucidate. Sprecate per questa guerra.
Sento dolori ovunque: nella testa, nel corpo, nelle mani, ogni passo che faccio mi provoca un dolore lancinante. Il sangue mi scivola dalla fronte e mi offusca la vista. Ho la divisa della Royal Navy, come quel giorno a Trafalgar. Le mani sono sporche, macchie rosse spuntano ovunque sul mio corpo e intorno a me.Cammino mentre la nave ondeggia e una tempesta c'investe in pieno. La pioggia lava via ogni cosa, ripulisce il ponte e ogni cosa, un fulmine si scaglia accanto a noi ed è così potente, così ridondante nell'aria, da farmi chiudere d'istinto gli occhi. Quando li riapro la nave su cui mi trovo è bianca come il latte, i marinai stanno issando le vele, qualcuno brinda al mio fianco, incurante del modo in cui li sto guardando.
Il cielo è limpido, un sole acceso e splendente mi riscalda fin dentro l'anima. Dov'è la guerra? Dove sono i morti? I feriti? Il sangue? Posso vedere di nuovo ciò che accade attorno a me... credo sia un ricordo di un'epoca talmente lontana da essermene dimenticato. Forse è il mio addestramento. Si tratta di un sogno?
La voce di Henry, il mio amico scozzese, mi fa sussultare. Ruoto il capo verso la sua direzione e lo vedo di spalle, mentre ride e scherza con qualcuno che non riesco a notare. Mi avvicino piano e lo sento prendere in giro il suo interlocutore per il modo in cui pronuncia la s, quasi sibilando. Ed è lì che il mio cuore quasi si ferma: avanzo ancora di un passo e vedo Jeremy, ancora vivo, che ride alla sua battuta.
«Ti devo lasciare...» gli dice a un certo punto, e mentre Henry sembra proprio non accorgersi di me, quando mi passa vicino, lui invece mi fa l'occhiolino e mi fa cenno di raggiungerlo a prua.
Mentre cammino continuo a osservare ciò che accade attorno a me e l'unica spiegazione è che gli altri non sono in grado di vedermi; probabilmente questo è davvero un ricordo.
«Allora, come ti senti?» mi chiede Jeremy, quando ci fermiamo davanti all'oceano immenso.
«B-bene...» mormoro. «Credo.»
«Sarai confuso, immagino.»
«Un po' sì, ma come fai a saperlo?»
«Questo luogo non è reale, Tony» mi rivela, facendomi indietreggiare di un passo. Lo guardo con occhi sbarrati e, notando il mio silenzio, lui prosegue. «Si tratta di un misto fra i tuoi ricordi della vita che hai voluto cancellare e una realtà non terrena.»
«Vuoi dire che... sono morto?»
Jeremy scoppia a ridere. «No, mio caro, non sei per niente morto» mi dice, dandomi una pacca amichevole sulla spalla. Riesco a sentire il suo tocco, proprio come una volta, ed è così rassicurante da scaldarmi il cuore. Non mi sentivo così bene da tanto tempo, neanche sento più i dolori ovunque.
«E qui... esattamente dove siamo? Tu sei...»
«Sì, io invece sono morto, proprio in questo mare e su questa nave. La stessa dove siete stati feriti anche voi. È una sorta di limbo, sai? Mi trovo qui dal primo giorno, e poco tempo fa mi ha raggiunto anche Tracey. Come saprai già, non ce l'ha fatta da sola.»
Annuisco, ricordo bene quando Henry mi ha raccontato ciò che era successo.
«Lei ha tempo ancora da trascorrere qui, pertanto ci faremo compagnia a vicenda, fino a quando non saremo pronti per andare oltre» prosegue Jeremy.
«Ma se io sono qui...»
«Non sei morto, te l'ho detto. Hai avuto un brutto incidente, al momento ti trovi in ospedale a Londra, in coma.»
Sbarro gli occhi, incredulo, non avendo memoria di ciò che è accaduto. «E come mai riesco a vedere?»
«Questa non è la realtà terrena, lo avrai capito, no?» dice il mio amico con un sorriso furbo.
Annuisco in silenzio.
«Non sei ancora pronto per abbandonare la tua vita, Tony. Devi fare molte cose e sei destinato a grandi progetti. Ma il tuo cuore sta rallentando e il tuo corpo ti sta lentamente abbandonando... non ha quasi più forze. Devi cercare di trovarle per andare avanti e risvegliarti.»
«E come faccio a...?»
«Non hai sentito nulla, mentre eri qui sulla nave? La sensazione di essere toccato, una voce?»
«Sì, ho sentito una voce. La voce di Sophie!» esclamo d'improvviso, rendendomi conto allo stesso tempo che non ci avevo fatto caso prima.
Jeremy fa un cenno d'assenso con la testa.
«Ma tu come fai a conoscere Sophie?»
«So molte cose, poiché sono stato incaricato di farti questa visita.»
Lo guardo con aria incredula. «Temo di non poter comprendere totalmente ciò che dici, ma ho fiducia in te.»
«Perfetto. Allora devi credermi, quando ti dico che questo non è il tuo momento. Devi farti forza e svegliarti. Aggrappati al ricordo di Sophie e credi in lei e nel vostro amore con tutte le tue forze.»
«E se non ci riuscissi?»
«Sono certo che ce la farai, ma se anche il processo non dovesse andare a buon fine, un giorno staremo insieme come una volta.»
Mi congedo da Jeremy con un abbraccio fraterno di cui sentivo fortemente la mancanza. Ci stringiamo anche la mano e lui m'incoraggia a credere in me stesso e in Sophie.
Sono ancora sulla prua della nave, davanti a me il blu intenso dell'oceano che ondeggia calmo. Inspiro ed espiro forte, poi chiudo gli occhi e penso a lei, alla donna della mia vita. Alla sua voce dolce. Alle sue mani delicate.
Faccio un grande respiro e poi mi tuffo nell'acqua.
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Eyes of Love
Historical FictionLondra, 1817. Lady Sophie Sinclair si ritrova a vivere presso l'abitazione della zia Bridget per affrontare il debutto a Corte, dopo la perdita dei suoi genitori e di suo fratello. Mostrando interesse per i ceti meno abbienti, i poveri e i malati, l...