• 𝒞𝒶𝓅𝒾𝓉𝑜𝓁𝑜 25 ~ 𝒜𝓃𝓉𝒽𝑜𝓃𝓎

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Questa mattina ho deciso di fare colazione in giardino, così ora sono seduto a uno dei tavolini fuori, con il sole che mi scalda la pelle e una sensazione di pace che non provavo da un po' di tempo. Tanto. Forse anche troppo.

Mia madre si trova dalla modista, mentre Thomas è al mio fianco, in piedi nonostante le mie continue richieste di mettersi seduto accanto a me. Sto sorseggiando del tè, quando lui tossisce, ma non ci faccio troppo caso. Afferro un biscotto al limone e, di nuovo, sento il mio valletto tossire e poi schiarirsi la gola.

«Dimmi, Thomas... stai male oppure hai qualcosa da chiedermi?» domando con sarcasmo.

«Sì, beh...», tossisce ancora, «volevo sapere una cosa.»

Finisco di masticare il biscotto, per poi annuire. «Di cosa si tratta?»

La sua voce è imbarazzata, ormai la conosco bene, tanto da riuscire a distinguerne tutte le sfumature. «Ieri, quando Sarah e io ci siamo allontanati... è andata bene con lady Sophie?»

Mi prendo il tempo giusto per rispondere, anche perché sono un attimo spiazzato dalla sua domanda. È andata bene? Cielo, è andata magnificamente. Averla sentita tremare sotto le mie dita è stata la cosa più appagante che mi sia successa da diversi anni a questa parte.

Ho anche ricominciato a suonare e non so nemmeno dove ho trovato la forza di farlo.

«Che intendi?» chiedo a Thomas, cercando di sviare il più possibile la questione.

«Voglio dire che sembrava avessimo interrotto qualcosa. Vi stavate parlando con sincerità?»

«C'è poco da parlare con sincerità. Cosa dovrei dirle esattamente?»

«Non so, magari che non siete lo stesso, da quando c'è lei. Che siete cambiato... insomma, è così. Non siete lo stesso uomo di qualche mese fa. Suvvia, neanche degli ultimi anni, se posso permettermi.»

Ammiro la franchezza con cui Thomas riesce a parlarmi, è l'unico a cui permetto di farlo e il solo che mi fa sentire come se fossi normale. Come se fossi un uomo uguale a tutti gli altri, e non un errore della guerra, uno sbaglio della vita.

«Sì, forse è vero che non sono lo stesso, che è stata lei a cambiarmi, ma rimane il punto principale: cosa potrei offrirle?»

Mi giro verso il ragazzo al mio fianco e ne posso distinguere solo una vaga ombra in questo mare di sole che non posso più vedere.

«Non sono i vostri occhi a rendervi degno di offrirle qualcosa. Né la vostra gamba malmessa» mi dice con sincerità.

Faccio un lungo respiro e abbasso la testa. «Forse no, ma lady Sophie è la figlia di un Barone scozzese di alto rango, sua zia le starà organizzando il matrimonio del secolo o, comunque, della Stagione. Credi che prenderebbe in considerazione una mia eventuale proposta? La proposta di un invalido, invece di quella di un uomo in salute che possa proteggere e sostentare sua moglie?»

Thomas non mi risponde, sento solo un leggero movimento che mi dimostra il suo cambio di posizione, ma resta comunque in silenzio. E faccio la stessa cosa anche io, per lunghi minuti. Fino a quando non mi alzo in piedi.

«In tutto questo, hai mai pensato che forse è proprio lady Sophie a non volere una vita con me?» chiedo ancora al mio valletto.

Lui prende fiato. «Non dovreste essere così sicuro del contrario, lord Anthony. Vi buttate giù da quando siete tornato a Londra, ma io vi conosco da quando ero un bambino e voi avevate qualche anno in più di me, e so che siete diverso da quest'uomo debole e abbattuto che ora ho davanti.»

«E con questo cosa vuoi dire?»

«Anche i muri si sono accorti, ieri, che stava succedendo qualcosa fra voi e lady Sophie. Volete negarlo?»

«Io...» mi trema improvvisamente la voce. Ancora percepisco sotto le dita la morbidezza della sua pelle, il fremito dei suoi muscoli e del respiro. Se non fossero tornati Sarah e Thomas, probabilmente avrei commesso qualcosa di cui entrambi ci saremmo pentiti. Non provavo nulla del genere da moltissimo tempo. Anzi, forse non ho mai sentito una tale attrazione verso una donna. Lady Sophie è così incredibile, così unica, che vorrei avere il coraggio di dirglielo per fare sì che lo creda anche lei. Perché ne sono certo, che lei non ne è consapevole.

«Non voglio mancarvi di rispetto, mio signore. Vi sto parlando da amico, anche se non potrei mai essere al vostro livello. Spero vi basti la parola di un servitore per crederci. Siete un uomo di sani principi e valori come ne conosco pochi al mondo, qualunque donna vorrebbe avere accanto a sé una persona come voi. E lady Sophie è molto intelligente, sa cosa vuole dalla vita e sono certo che non sia la stessa cosa che sua zia vuole per lei. Sapete...» aggiunge, abbassando la voce. «Sarah mi ha confidato che non v'è molta comprensione fra le due. Lady Bridget pretende troppo da sua nipote e lei si comporta come una burattina nelle mani della zia, perché non ha altra strada da poter prendere.»

Respiro lentamente, nell'udire le parole di Thomas, e annuisco a tratti. «Thomas, non sminuirti per favore. Finché ti darò il permesso di parlarmi con sincerità potrai considerarti mio amico. Detto questo, non c'è da stupirsi se la zia di lady Sophie vuole condurre la vita di sua nipote verso uno sposalizio produttivo, tutte le donne dell'alta nobiltà vengono cresciute per il medesimo scopo. Il matrimonio è prima di tutto un contratto economico tra due famiglie, e solo successivamente diventa una convivenza decente, se le due parti si sopportano e alla fine si amano, arrendendosi al loro destino.»

«E non è... triste?» mi chiede, con una tale innocenza da farmi sussultare.

«In verità è davvero molto triste, ma è un vincolo a cui pochi di noi riescono a scampare.»

«Non potreste salvare lady Sophie dal suo destino? Voi sareste perfetto per lei.»

«Perfetto» sogghigno inevitabilmente. «Nulla di ciò che possiedo rasenta la perfezione. Forse soltanto il mio patrimonio, ma lady Bridget non permetterebbe mai a sua nipote di andare in giro per balli ed eventi sociali a braccetto di un cieco con un bastone. Parliamoci chiaro, Thomas: potrei anche farmi avanti, ma la nostra storia è già stata scritta.»

Il mio valletto fa un lungo sospiro. «E se ci fosse l'approvazione regale? Voi conoscete il Re Giorgio e la Regina Carlotta, credete che non vi concederebbero di procedere alle nozze? Lady Bridget, in quel caso, sarebbe costretta ad accettare, anche solo per il volere di Sua Maestà.»

«Sì, forse in quel caso sarebbe costretta, ma se fosse lady Sophie a non essere convinta? La costringerei comunque a un matrimonio che non vuole avere.»

«Ma come fate a non saperlo, se non vi aprite con lei?»

«Non posso farlo, Thomas.»

«Perché?» m'incalza ancora, provocandomi un brivido di rabbia che risale dalla schiena e su verso la gola.

«Perché perderei anche la sua compagnia attuale, se solo non ricambiasse i miei sentimenti!» esclamo tutto d'un fiato.

«Ma—»

Sollevo una mano e il ragazzo s'interrompe, non parlando più. Ci siamo spinti troppo oltre, il mio cuore sta ricominciando a battere e ho timore di sentirlo troppo forte, di non riuscire più a disabituarmi al suo suono. Da quando ho capito che è lady Sophie a provocarlo, è tornato a vivere solo per lei e io non riesco a capire cosa voglio fare della mia vita.

Prima di lei tutto era molto più semplice, vivevo nel mio buio, nella mia ombra che creava una sorta di campana protettiva attorno alla mia vita. Adesso, invece, ho bisogno di sentire il sole sulla mia pelle, ho necessità di tornare a respirare, a vivere. E se penso che un giorno non molto lontano lei si sposerà e non verrà più in questa casa il mio battito si arresta. Non so più esistere senza di lei. Forse ha ragione Thomas, dovrei dirle che è la mia luce, il mio respiro, e che non vedo l'ora che arrivi il momento della giornata in cui c'è lei, perché il resto delle ore è un susseguirsi di tempo monotono e carico di tensione e aspettativa, volto solo all'attesa della sua voce, del suo profumo, del suo corpo vicino al mio.

Darei anche l'anima, per poterla guardare, per poter ammirare il suo viso, che ho solo potuto saggiare con le dita. Vorrei poterla toccare ancora, farla vibrare sotto le mie mani, sentire i suoi brividi come se fossero i miei, i sospiri che potrei provocarle, le grida che mi lancerebbe addosso per farmi vivere ancora e ancora.

Mi alzo in piedi e lascio che Thomas mi segua all'interno della casa, mentre cerco invano di ricacciare indietro ogni singolo pensiero su lady Sophie, che mi accompagna in ogni attimo libero della giornata.

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