CAPITOLO XXII

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Ok, ora ci siamo, il fatidico giorno.

Oddio, per questo libro siamo al dunque ma per i nostri amici non credo, anche perché si sente odore di cacca fino a qui.

La sveglia era per tutti alle 7:00 del mattino, per poi trovarsi in sala grande un'ora dopo, ma ma erano tutti lì già molto prima

Tracy, logicamente, prese il comando, ma il bello è che lo fece in silenzio, cioè in quel momento nessuno parlava, sembravano tutti robot, tutti ben organizzati.

E sapendo chi fossero i protagonisti, era una bella soddisfazione e rassicurazione.

La navicella partì verso la ninfa.

Il viaggio continuò in religioso silenzio, proprio come se fosse una missione militare, pensate che anche Bum Bum era lì seduto al proprio posto (ed è strana come cosa) e sia Anth che Catapan ogni tanto gli tiravano una sberla per capire se era sveglio, ma lui niente non reagiva nemmeno.

Ora finalmente posso dire ufficialmente che ci siamo.

Dalle vetrate della navicella pian piano scomparivano i colori dell'universo, quell'estremo nero con quelle stelle piccole bianche che lo illuminavano, svanivano pian piano verso un bianco che a sua volta sfumava anch'esso lentamente verso un viola per poi svanire in un lampo proprio dietro la tanto e attesa linfa.

Era strano perché proprio dietro la ninfa ritornava il nero più totale dell'universo, era fottutamente un Trip.

Dalle mie parti avrebbero detto:"Che trantella!"

Si fermarono a più o meno a mezzo km dalla linfa.

Come so di preciso la misura? Beh era scritto sul radar della nave! Facile no?

A quel punto prese parola Tracy: «Ci siamo, questa è la linfa. Tanto bella quanto odiata...»

Se fino ad ora gli alieni non potevano toccare o stare troppo vicini ai detriti, come fanno a stare cosi vicino alla linfa?

Spacy aveva un sistema di protezione per gli alieni.

Questa barriera era in grado proteggerli dal potere che la linfa sprigionava su di loro.

Anth che era molto concentrato sulla missione disse: «Come procederemo?»

Tracy: «Metteremo sul robot prima il pezzo con il gene maschile e lo faremo avvicinare molto lentamente verso la linfa, in modo da vedere anche come inizia a reagire per poi lasciarle il pezzo che in teoria dovrebbe essere assorbito dalla ninfa madre»

Bum Bum: «In teoria...»

Catapan: «E in pratica?»

Tracy: «Non lo sappiamo come possa reagire, se il pezzo mancante non è quello»

Anny: «Perché prima con quello maschile? Come facciamo a saperlo che è lui e non gli altri?»

Beh in effetti anche secondo me, cioè che ne sappiamo se è quello femminile?

Non ha tutti i torti Anny, ma credo che Tracy, da vecchia volpe, abbia una risposta pronta.

Tracy: «Semplicemente perché è quello che abbiamo creato in più tempo e lo abbiamo generato con l'aiuto di Spacy. Credo sia la scelta migliore.»

Gian, che di base era un ludopatico, logicamente disse: «Lasciamolo decidere alla sorte, ognuno di noi scrive il genere con cui volesse fare il primo tentativo.»

C'era chi acconsentiva e chi no a questa proposta e iniziò qualche piccolo dibattito.

Chi non lo avrebbe fatto in quel frangente.

Intervenne anche Terry: «Ragazzi, qui non ci stiamo giocando solo con le nostre vite, ma con quelle dell'intero universo. Ora non bisogna affidarci alle sensazioni, è il momento di fare una scelta logica e quella con migliori possibilità di riuscita. Credo che quella di Tracy sia quella giusta.»

Poche e semplici parole che però entrarono nella testa dei ragazzi che non fecero altro che dire uno alla volta: «Si! Va bene!»

Tutti si recarono nel garage della nave dove era anche collocata la navicella.

A quel punto indossarono le loro tute, aprirono il portellone e via!

Ciao robottino, salvaci.

Si attaccarono ad un cavo che essendo molto lungo permetteva loro di stare nello spazio aperto, liberi di muoversi ma senza lasciare la nave.

Infatti in caso di emergenza quel cavo li avrebbe tirati all'interno e avrebbe chiuso automaticamente tutti i portelloni.

Il robot...

Aspettate voglio dargli io un nomignolo, non mi piace chiamarlo così.

Un attimo che ci rifletto!

Ah Fury, non lo so perché ma dopo qualche joint mi è venuta la scimmia di chiamarlo così.

Basta ora devo parlarvi di questa situazione.

Fury si allontanava sempre di più dalla nave per avvicinarsi alla linfa.

Dal display delle loro tute c'era un conta kilometri che indicava a quale distanza si trovava dalla ninfa.

300, 200, 150, 100, 50 metri ecco, ci siamo.

A scarsa una ventina di metri Tracy, che lo comandava tramite un controller, lo fermò, per guardarsi attorno e vedere come stesse reagendo la ninfa, ma per fortuna non succedeva nulla, tutto come all'inizio.

Tracy liberò il pezzo.

Il pezzo fluttuava nello spazio in modo circolare e lentamente come se si trovasse in una spirale.

Andò verso il centro della linfa, per poi di colpo, svanire dentro di essa.

Aspettarono qualche minuto, nessuno sapeva cosa fosse successo.

Bum Bum: «Ha funzionato?»

Nessuno rispose.

Bum Bum: «Allora? Beh ... Che si fa? Siamo salvi?»

Finché Catapan con la sua innata dote di calma, gli diede una sberla sul casco e gli disse: «Oooh ma ti stai zitto? Calmati! Non lo sa nessuno.»

Tracy diede loro l'ordine di rientrare.

Una volta dentro, Tracy riprese la parola: «Non so cosa sia successo. Terry è rischioso ma credo che dovremmo riattivare al 100% Spacy»

Anth: «Ci rintracceranno e in un lampo saranno qui. Abbiamo fatto fuori anche alcuni dei vostri, rischieremmo di mandare all'aria il nostro piano»

Tracy: «Anth, lo so ma io non posso, non riesco a capire in che modo sta reagendo il nucleo della linfa. Anche noi alieni dobbiamo affidarci alla tecnologia per determinate analisi. Voi che dite?»

Nessuno aveva il coraggio di dire la sua, la situazione era abbastanza tesa.

Quandoall'improvviso una voce. 

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