CAPITOLO XVIII

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Terry: «Anth, nooooo! Non guardarli...»

Anth era ormai quasi in ipnosi, la sua mente diceva no, anzi nella sua testa c'era una voce che diceva "no, non ora!"

Il colpo di grazia, però, lo ebbe quando una rana saltellando si mise proprio in mezzo a quei fottuti detriti e Anth che ormai era più di là che di qua, con la visione di quegli occhi fluo e a spirale, disse definitivamente addio al mondo reale.

Terry fece un passo verso l'amico per aiutarlo, ma partì un altro colpo che lo fermò.

Ormai da un lato aveva i suoi simili con in mezzo il suo amico e dall'altra un drone.

Cosa si fa ora? Eh boh io sicuramente avrei alzato le mani e mi sarei arreso, poi si vede, intanto resto vivo.

Quando ormai erano tutti lì, il Santo Terry fece riferimento all'istinto primordiale di ogni essere vivente: l'istinto di sopravvivenza che in queste situazioni non sbaglia mai.

Con una velocità disarmante, si inginocchiò lasciando intendere che si stava arrendendo, invece prese un sasso e lo scagliò contro il drone rompendolo.

Poco prima che gli alieni potessero reagire prese un paio di rane e se le mise davanti la faccia. Questa volta quelle splendide rane fecero il loro lavoro, giuro, come se gli stessero simpatici i nostri amici, non so, ma questa volta mentre erano lì di fronte gli alieni, aprirono i loro occhi ingrandendoli e iniziarono a creare una spirale questa volta di soli due colori, in bianco e nero.

Questa cosa funzionò, proprio come se si fosse studiata a tavolino, meglio persino delle tattiche di guerra che facevano i cavalieri prima di un assedio di un regno.

Terry prese la palla al balzo, ormai gli alieni erano andati nel mondo di Anth e il drone era KO.

Prese Anth, per un braccio e lo riuscì a portare sulla navicella, ma i detriti erano lì a terra appena qualche metro da lui.

Senza il suo amico era impossibile metterli a bordo.

Lasciarli lì, però, voleva dire consegnarli al nemico.

Terry si fece forza e prendendo un grosso ramo, cercò di spingerli nella sacca che li conteneva, ma nonostante non fosse a contatto diretto con i detriti iniziò a sentire dolore.

Un forte bruciore come quando tocchi un pezzo di legno nel camino acceso.

Il dolore era sempre più forte, ci mise un bel po' a mettere dentro due pezzi.

Quando toccò al terzo, ahimè, cedette, crollando a terra sulle ginocchia, era allo stremo e il suo braccio destro era come se fosse andato a fuoco.

L'unica cosa positiva era che era riuscito a restare bello concentrato sull'operazione in modo da non andare in Trip anche lui.

Guardandosi alle spalle notò che i suoi simili pian piano si stavano riprendendo; poi guardò sulla navicella e si rese conto che Anth era ormai andato con la mente chissà dove e di conseguenza doveva cavarsela da solo.

Non c'era nient'altro da fare.

Prese il ramo con l'altro braccio e con delle urla atroci riuscì a mettere il tutto nella sacca e scappare.

Una volta sulla navicella, mise le coordinate della nave madre, ossia Spacy, e cadde a terra.

Una navicella che vagava a velocità di crociera per lo spazio era un rischio per i nostri amici, poiché appena i nemici si fossero svegliati ci avrebbero messo poco a raggiungerli.

La situazione era veramente tragica e Terry con le poche forze rimaste chiamava disperatamente Anth, che nel frattempo aveva sempre quegli occhi aperti ma le sue pupille ormai erano dello stesso viola dei detriti.

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