CAPITOLO VI

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La mattina del giorno seguente i ragazzi ebbero come sveglia una voce robotica femminile.

Non era nient'altro che Spacy che con un semplice buongiorno fece aprire gli occhi a solo uno dei tre.

Il più iperattivo; penso che avete capito tutti di chi si tratta, si alzò e giù legna, allenamento e, bomba proteica e poi via, era persino pronto ad affrontare una guerra.

Mentre gli altri due come aprirono gli occhi così si girarono dall'altro lato e li richiusero ma non conoscevano ancora la precisione e la puntualità aliena, quindi Spacy fece partire il suono delle sirene, come se stesse per esplodere la navicella.

Anth, paranoico qual era, scattò giù dal letto e in pigiama corse a cercare aiuto chiamando Terry.

Lo trovò e gli disse semplicemente che quando c'è il buongiorno bisognava alzarsi perché ogni minuto, se non secondo, era importante per la missione che dovevano affrontare. Così Anth iniziò a prendere la cosa seriamente, tornò in camera a cambiarsi.

Ora vi starete chiedendo dove fosse Catapan.

Bene, il tipo era ancora a letto e se ne infischiò della sirena come se già sapesse che era un bluff.

Ma ricordate una cosa, Spacy sarà anche una semplice navicella aliena ma era di una testardaggine assurda, la prese quasi sul personale e quindi avvolse il letto di Catapan in una capsula di vetro e fece scendere il letto giù nello spazio aperto e disse: «Ciao Catapan hai esattamente dieci secondi per alzarti in piedi sul tuo letto al termine del countdown se sei ancora steso ti lascerò andare via libero nello spazio. Dieci, nove, otto...»

Spacy iniziò il conto alla rovescia, Catapan ancora stordito, vide che il suo letto era attaccato solo con un tubolare alla navicella e che attorno a lui c'era il nulla. Non fece arrivare Spacy nemmeno al sei che si alzò.

Eh si, lo spazio aperto fa paura persino Catapan.

Quando si assicurò che si fosse alzato, Spacy, fece risalire il letto; così anche Catapan si cambiò in un batter d'cocchio e raggiunse gli altri nella sala grande cioè la sala dove hanno conosciuto sia Spacy che Tracy.

Appena tutti e tre erano riuniti, entrarono sia Terry che Tracy, ma non so per quale motivo i tre avevano paura solo di Tracy.

Forse perché ormai Terry lo conoscevano già da qualche giorno oppure perché lei aveva un atteggiamento un po' restio con loro; fatto sta che per loro sfortuna gli iniziò a parlare proprio lei, la regina della navicella "Tracy".

Con un tono autorevole ma sempre monotono gli disse: «Non siamo qui per fare un semplice viaggio. Abbiamo un solo mese per prepararvi a questa missione e ogni minimo secondo che passate a dormire, a mangiare o rilassarvi è tempo perso. È stato tutto calcolato e già siete in ritardo di quindici minuti sulla nostra tabella di marcia quindi ora zitti che si comincia».

Sembrava che fossero tornati a scuola e che fossero appena stati rimproverati dalla preside, ma in uno strano e rigoroso silenzio annuirono e dissero una semplice frase: «Scusaci Tracy non succederà più».

Il discorso finì lì e Terry li portò in una sala della navicella dove c'era una grossa palestra con dei macchinari che nemmeno Bum Bum aveva mai visto ma l'unica cosa di familiare che notarono erano tre armadietti.

Terry: «Ragazzi, benvenuti nella sala di preparazione allo spazio aperto, di fronte a voi ci sono tre armadietti numerati, il vostro è lo stesso del numero della stanza. Svestitevi e indossate le tute che vi servono per sopravvivere nello spazio perché appena le indosserete questa sala inizierà ad avere tutte le caratteristiche dello spazio come per esempio assenza di gravità e di ossigeno. Ah e attenzione, non svestitevi finché Spacy non vi dirà di farlo, perché altrimenti, niente di che, morirete. Qui ora inizierà la vostra preparazione fisica.»

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