Parte 1 - Capitolo 6

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Sara e Jacopo sono ormai coppia fissa da due mesi e finalmente dopo l'iniziale monotonia delle sue uscite, solo ed esclusivamente di coppia, è riuscita a dedicarmi un po' di tempo e stiamo passando un piacevole pomeriggio insieme a casa sua.

Mi è mancata molto in questi mesi, nonostante la vedessi a scuola. Senza di lei non sono praticamente uscita di casa, neanche per vedere Mike, anche se questo non mi sorprende. L'amicizia con lui è così: quando siamo tutti e tre insieme ci divertiamo molto e ridiamo a crepapelle, ma è Sara il collante tra di noi e in sua assenza siamo quasi imbarazzati a uscire da soli.

Se rivedere Sara mi dà un pizzico di gioia, una parte di me è però avvilita. Ho perso ogni speranza con il ragazzo misterioso della fermata, che non vedo da settimane. Ormai neanche più lo cerco con lo sguardo, non è più passato di lì, lasciandomi con un grande senso di vuoto e di delusione. Non so cosa mi aspettavo, la mia immaginazione ha corso un po' troppo e come al solito sono rimasta fregata.

«Allora, ragazza mia, cosa vuoi fare per il tuo diciottesimo? Mancano solo due settimane e ancora non hai organizzato niente!» dice a un tratto Sara, passando da pettegolezzi al mio compleanno.

«Non lo so» rispondo stringendomi nelle spalle. «In realtà non ho pensato a niente di particolare.»

In genere il diciottesimo è una data a cui molti tengono. A me invece non fa quell'effetto, non ho pianificato alcunché, mi era perfino passato di mente. Mi sarebbe piaciuto festeggiare con qualche compagno di classe, avrei potuto organizzare la solita festa che segna il passaggio all'età adulta, ma so cosa pensa Sara di loro e purtroppo mi lascio facilmente influenzare da lei. Sono degli sfigati, avrebbe detto, sai quanto ci divertiamo di più io, tu e Mike. Forse ha ragione lei: sarebbe strano uscire con i nostri compagni di classe, alla fine non facciamo mai niente insieme a loro fuori dalla scuola e la maggior parte delle ragazze odia Sara.

«Allora facciamo così. Penso a tutto io, ti portiamo a cena in un posto a sorpresa e dopo andiamo a ballare. Che ne pensi?» propone Sara, pronta a ricevere solo un sì come risposta.

«Ma sì, perché no, mi sembra un'ottima idea.»

Mi piace quando Sara si prende cura di me, facendomi sentire importante e degna delle sue attenzioni. Nonostante il suo tempo libero speso principalmente con Jacopo, la data del mio compleanno non le è passata di mente e ora vuole pensarci lei. Questi sono i suoi lati che più mi piacciono. Anche quando è presa dalle sue cose, poi in qualche modo riesce sempre a farmi sentire speciale.

«E poi dobbiamo trovarti un ragazzo o sbaglio?» dice facendomi l'occhiolino. «Anzi, in realtà dobbiamo trovarlo anche a Mike, mi ha detto di aver lasciato Carlos perché lui era sempre al lavoro al pub, sei giorni a settimana, e avevano pochissimo tempo per vedersi» spiega con risolutezza.

«Ah cavolo, mi dispiace, non sapevo niente.»

«Non dispiacerti, quella troietta già si è data da fare con altri. Sue testuali parole, "morto un Papa se ne fa un altro"» dice mettendosi a ridere.

Quando torno a casa, ancor prima di chiudermi la porta d'ingresso alle spalle, il bagliore ora bluastro ora giallognolo della televisione e il basso volume delle pubblicità che si irradiano in una stanza altrimenti immobile mi preannunciano che mia madre si è addormentata guardando uno dei suoi amati film strappalacrime. Vado verso il salotto, la vedo distesa in una posizione contorta ma la sua espressione beata mi fa talmente tenerezza che quasi mi dispiace svegliarla. Poi la muovo con delicatezza, mamma vai a letto, lei socchiude gli occhi, le servono degli istanti per capire dove si trova. Si alza lentamente, con un'espressione dolorante in volto. Inizia a massaggiarsi il collo, lo muove piano verso l'alto e il basso, facendo smorfie sofferenti. Guarda l'orologio, mi dà un silenzioso bacio sulla guancia e si trascina zoppicante verso camera sua.

Dopo neanche dieci minuti sono anche io sotto le coperte, ma non riesco a prendere sonno. Afferro il cellulare e lo fisso per qualche secondo, come se mi aspettassi di vedere un messaggio non letto o una chiamata persa. Penso al ragazzo misterioso. Quanto vorrei avere il suo numero, chissà che fine ha fatto. Vengo assalita da una sensazione di tristezza e mi addormento con il suo pensiero dolce-amaro.

Mi sveglio nel cuore della notte, di soprassalto, mezza sudata. Intorno a me c'è solo un gran silenzio, la luce del lampione davanti alla finestra di camera mia fa entrare un timido bagliore. È lui che mi ha svegliato. Ancora. Ogni volta che lo sogno e cerco di parlargli, subito prima di sentire la sua voce mi sveglio, come se il mio cervello non volesse sforzarsi di immaginare qualcosa che non conosce: la sua voce. Pagherei per sentirla dal vivo, chissà com'è. Profonda, acuta? Spero non ce l'abbia nasale, non la sopporto. Parla velocemente o lentamente, com'è la sua risata? La mia mente fantastica su come potrebbe essere un incontro tra di noi. Cosa gli direi? Riuscirei a fare colpo? Gli sembrerei stupida? Tutto questo non ha senso, neanche lo conosco, eppure non riesco a togliermelo dalla testa. Non sono neanche sicura del colore dei suoi capelli, dal momento che in quegli unici istanti in cui l'ho visto, indossava sempre il casco. Li porta lunghi o corti? Si mette il gel?

Mi rigiro agitata nel letto, le gambe sembrano impazienti, è difficile tenerle ferme. Mi pare di sentire migliaia di formiche attraversare l'interno delle mie ossa, delle mie fibre muscolari. Il fatto di non sapere se mai lo rivedrò mi sta dando alla testa, ho un senso di impotenza e oppressione così grandi che avrei solo voglia di gridare. Non so cosa posso fare e, anche se la cosa più sensata sarebbe quella di riuscire a farsi passare questa stupida cotta per uno sconosciuto, la mente razionale ha qui la peggio. Mi chiedo se il suo essere così lontano da raggiungere, quasi impossibile, contribuisca a farmelo piacere ancora di più.

Inizio a pensare a Sara: ancora non le ho raccontato di questa mia cotta per qualcuno che non ho neanche mai visto in piedi e mi dispiace di ciò. Con lei è sempre così: ci sono momenti in cui non la sopporto, quasi la infilzerei con le mie stesse mani, e poi altri in cui non potrei immaginare la mia vita senza di lei. Periodi in cui ho voglia di raccontarle tutto e condividere ogni minima sciocchezza con lei, e altri in cui mi tengo stretta i miei pensieri come fossero dei tesori segreti.

L'immagine di Sara poi scivola via piano, lasciando spazio a mio padre. Mi chiedo cosa stia facendo in questo momento. Sono mesi che non ci vediamo e l'unico contatto che abbiamo sono gli SMS. Da quando si è separato dalla mamma, lo vedo raramente, è sempre preso da sé stesso e dai suoi interessi, che onestamente non so neanche quali siano. Così come lui non sa i miei.

Poi appare la mamma: un insieme disordinato di immagini e ricordi si affollano nella mia testa. Mi viene in mente quando ci portava al mare con papà e io ero piccola ed eravamo una famiglia felice, o così sembravamo. Un giorno, avrò avuto nove o dieci anni al massimo, si fece sotterrare sotto la sabbia, solo la testa era rimasta fuori e ancora mi ricordo quanto si dimenava da là sotto quando Luca cercava di farle il solletico al collo. Lo stesso giorno, mi si avvicinò mentre stavo cercando di fare un bellissimo castello di sabbia in riva al mare, che le onde continuavano a distruggere dispettosamente. Ero frustrata e indispettita, allorché lei si abbassò verso di me e mi disse:

«Se desideri una cosa con tutta te stessa, poi vedrai che si avvererà, l'importante è non darsi mai per vinte.»

Mi ricordo il suo lungo e forte abbraccio dopo quella frase, che non ho mai capito da dove scaturisse. Dopo anni in cui ho cercato di dare un senso a quelle parole, capisco solo ora che erano rivolte a sé stessa più che a me, per darsi coraggio. Chissà già da quando stava soffrendo.

Mi scende una calda lacrima, che percorre la mia tempia fino a morire dentro all'orecchio. Mi rannicchio le gambe al petto, chiudo gli occhi e sussurro tra me e me che prima o poi le cose miglioreranno per tutti.

Sotto gli occhi delle nuvoleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora