Parte 2 - Capitolo 5

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«Non fare la guastafeste, sono sempre venuta dove proponevi tu!» piagnucolo a Sara al telefono.

«Uffa, lo sai che questi posti alternativi con band che suonano non mi piacciono» dice sbuffando.

«Ma ci sei mai stata? No, ecco, allora non puoi saperlo. Magari scopri che male non sono.»

«O magari no!» controbatte lei, testarda.

«E su, via, non farti pregare. Ci terrei molto ad andare, lo diciamo anche a Mike» propongo.

«Ma perché ci tieni tanto? Manco fosse la tua migliore amica a suonare, appena la conosci quella.»

Il suo sminuire Manfre e alludere che io non possa trovare un'amica all'infuori di lei mi indispettisce.

«Senti, fai come ti pare, io ci vado, se vi volete unire mi fa piacere, altrimenti non importa» le dico alla fine.

Dopo qualche attimo di incertezza, cede.

«E va bene, ci andiamo, però la prossima volta che ti propongo un party con alcuni dell'università, non voglio sentire storie!»

Sentendo le sue parole mi passa per la testa un pensiero cattivo e cerco di ricacciarlo subito. Avrà accettato per venire a controllare la situazione e l'amicizia che può nascere tra me e Manfre o per farmi compagnia?

Il sabato sera seguente, non appena finisco di cenare con mamma e Paolo, mi avvio verso casa di Sara. Mike è già lì da lei e i due si stanno preparando per la serata.

«E quindi questa Ginevra che fa nella vita?» chiede Sara mettendosi il mascara, mentre siamo tutti e tre nel bagno a farle compagnia.

«Preferisce essere chiamata Manfre» puntualizzo. «Lavora in centro, in un negozio di scarpe.»

«Ah wow, una commessa. Sono proprio curiosa di conoscerla questa Man... come hai detto che è il suo soprannome?» dice Sara con un'aria altezzosa e classista.

«Manfre, si chiama Manfre.»

Sara cambia poi repentinamente discorso e ci racconta di un ragazzo che ha conosciuto qualche giorno fa.

«Oddio, dimmi di più, ti prego! Descrivilo» la incita Mike, curioso.

Sara smette di truccarsi e va verso di lui, iniziando a raccontargli per filo e per segno di questo ragazzo. Do un'occhiata all'orologio, il concerto inizia tra un quarto d'ora e siamo ancora in casa.

«Ragazzi, possiamo finire di prepararci e uscire? Avremmo dovuto già essere là.»

«Oddio che ansia stasera. Non è che se perdiamo una canzone cade il mondo» risponde Sara.

«No, ma mi farebbe piacere esserci.»

Alzo gli occhi al cielo, conosco Sara e prendere le cose di petto con lei spesso non dà buoni risultati. Vuole essere pregata e per stasera sono disposta a stare al suo gioco e cedere un po'.

«Per favore, ci racconterai tutto in macchina mentre andiamo, che ne dici?» propongo con tono meno severo e lei torna a truccarsi.

«E va bene.»

Arriviamo al locale, che con mia sorpresa è pienissimo. Sara e Mike raggiungono il bancone del bar, io cerco di farmi strada verso il palco, voglio salutare Manfre prima che inizino a suonare.

«Aspettatemi qui» grido sopra la voce di decine di persone.

«E menomale che dovevano iniziare alle dieci» esclama Sara.

Mi avvicino al palco, Manfre sta sistemando il suo basso. Anche le altre del gruppo sono là sopra, ognuna intenta a controllare il proprio strumento musicale.

Sotto gli occhi delle nuvoleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora