Parte 3 - Capitolo 18

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Gli esami della sessione di febbraio sono una catastrofe, come già immaginavo. In compenso, sono riuscita a riprendere in mano la mia vita. Tanto la vicinanza fisica di Giulia, quanto quella psicologica di Manfre e Sara, mi hanno aiutato a ritornare alla normale routine. Oggi, dietro loro consiglio, ho perfino rimesso piede in palestra, dopo mesi di inattività.

Entro in sala pesi, vado a sedermi sulla cyclette. Dopo pochi minuti che pedalo, spunta Andrea dietro di me, facendomi spaventare.

«Allora sei viva!» esclama sorridendomi.

Con tutto quello che è successo, mi ero dimenticata di lui. È bello rivederlo. Parliamo brevemente, gli dico che ho dovuto studiare molto negli ultimi mesi, rimango sul vago. Qualcuno lo chiama da una postazione dietro la mia.

«Scusa, il dovere chiama. Non mi scappare ancora, mi raccomando. E vieni a salutarmi prima di andare via» dice facendomi l'occhiolino.

Le sue semplici parole mi fanno sentire viva, mi portano un'energia tale che mi alleno per ore, senza neanche accorgermene. La fatica e il sudore mi aiutano a buttare fuori qualcosa in più delle tossine, in un processo di purificazione, di rinascita.

«A qualcuno era mancato allenarsi, vedo una grinta nuova» afferma Andrea avvicinandosi.

È tornato da me, vuole fare conversazione. Lo guardo, continuo con i miei esercizi, ancora più carica. Il fatto che mi veda sudata, rossa in viso, affaticata, non mi dà più tanti problemi come era successo qualche mese fa. Dopo un po' che chiacchieriamo e spronata dai suoi continui sorrisi e il suo poco celato flirtare, decido di fare il primo passo.

«Senti, mi stavo chiedendo, se ti va, potremmo uscire insieme una di queste sere» gli propongo.

Il volto di Andrea diventa raggiante, trasmettendomi tutta la sua contentezza.

«Ma sei una di quelle con i poteri che riescono a leggerti nella mente?! No perché stavo pensando esattamente lo stesso.»

Accenno una risata euforica per la buona dose di soddisfazione che la sua risposta mi ha appena iniettato.

«Fra dieci minuti faccio chiusura. Se vuoi potremmo anche andare subito dopo» suggerisce.

Non mi aspettavo una tale velocità e colgo al volo l'occasione senza pensarci due volte.

Dopo neanche una ventina di minuti ci ritroviamo all'ingresso della palestra. È la tipica, fredda serata invernale. Ci scambiamo qualche parola, coprendo i volti con la condensa di calore che esce dalle nostre bocche calde. È strano vederlo con i vestiti "normali", ma mi piace il suo stile. Ci avviamo verso l'auto e, con un atteggiamento da gentiluomo, Andrea mi apre la portiera della sua Golf blu, ben curata e profumata, proprio come lui. Arriviamo in un bar non molto lontano che dice di conoscere, lui ordina un succo di frutta, io un tè freddo.

La serata è piacevole, Andrea è un ottimo oratore e racconta storie in maniera intrigante e divertente. In dei momenti viene fuori il suo lato narciso e sicuro di sé, il che è facilitato senza dubbio dal fisico impeccabile, ma non mi sento mai infastidita da questo aspetto del suo carattere. Mi ritrovo a ridere a crepapelle come non facevo da diverse settimane. Non c'è un attimo di imbarazzo tra di noi, abbiamo quella confidenza che in genere si forma dopo diverso tempo, noto che riesce con maestria a premere i bottoni giusti per farmi svagare. Non abbiamo bisogno di alcol per sentirci a nostro agio. Siamo così persi nei nostri racconti da non renderci conto del tempo, fino a che veniamo cacciati dall'affaticato cameriere, il quale vuole solo finire l'estenuante turno e raggiungere il suo letto.

Arriviamo sotto casa mia, ci scambiamo qualche stupida frase di circostanza, carica ora di un certo impaccio da parte di entrambi. Mi saluta con un sorriso, non prova a baciarmi, cosa che mi rende contrariata. Ricambio stizzita, anche se faccio di tutto per non farglielo vedere.

Appena apro la porta della camera e mi chiudo dentro quelle strette, protettive mura, comincio a farmi mille paranoie e domande: non gli sarò piaciuta abbastanza? Ho detto qualcosa di stupido? Perché non mi ha voluto baciare?

Vado a letto, ma non riesco a prendere sonno, mi tormenta la possibilità di essere stata inopportuna. Mi rigiro tutta la notte, facendo brutti sogni e provando un senso di irrequietezza.

Quando mi sveglio, accendo con ansia il cellulare, sperando in un suo messaggio. Niente. Mi sento contrariata, corro a farmi una doccia, la voglia di andare a lezione è poca, ma cerco di farmi forza.

Esco di casa con uno sguardo scocciato, quando vedo Andrea aspettarmi fuori dal portone. La sua espressione è contenta e compiaciuta.

«Ho pensato che così avrei reso più dolce l'inizio della tua giornata» dice mostrandomi un sacchettino con dentro una brioche.

Io lascio andare una risata liberatoria. Di colpo, il senso di inadeguatezza e insicurezza scompare, e mi prendo tutto il tempo necessario per godermi con calma la mia seconda colazione, con questo ragazzo pieno di sorprese.

E ora mi bacia, con delicatezza, facendomi provare un brivido dalla testa fino ai piedi. Quasi non ci speravo più e invece sta proprio succedendo.

Sotto gli occhi delle nuvoleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora