Parte 3 - Capitolo 10

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Inizio la specialistica con uno spirito propositivo, come quando inizia un nuovo anno. Stavolta devo fare amicizia con qualcuno, non posso continuare con questa vita solitaria.

Entro in facoltà, determinata a non lasciare l'edificio senza prima aver parlato con almeno una persona, in una conversazione che vada oltre il ti è caduta una penna.

Il primissimo corso dell'anno accademico è storia economica. Entro nell'aula, scansiono la classe, adocchio persone sole, possibili prede del piano. La mia attenzione viene catturata da un'esile ragazza in quarta fila; saranno i suoi lunghi capelli rossi, sarà lo sguardo immerso nel libro che sta leggendo, ma qualcosa di lei mi incuriosisce. Mi avvicino senza pensarci troppo.

«Ciao, è libero questo posto?» chiedo, indicando la sedia accanto alla sua.

Lei mi sorride, contenta della mia intraprendenza.

«Certo, siediti pure, non c'è nessuno.»

«Mi chiamo Nina, piacere.»

Allungo la mano per presentarmi, lei fa altrettanto.

«Ciao, io sono Giulia.»

«Cosa leggi di bello?»

«Un libro di Paulo Coelho. Ci sono andata in fissa ultimamente» dice mostrandomi fiera la copertina.

«Ah, L'Alchimista, adoro quel libro.»

Un inaspettato brivido di euforia percorrere tutto il mio corpo. Abbiamo già qualcosa in comune.

«Sento dall'accento che non sei di qua. Io invece sono di Roma, però la triennale l'ho fatta in un'altra università, infatti non conosco nessuno qui.»

«Sgamata!» esclamo. «Mi sono trasferita l'anno scorso, ho finito qua la triennale. Ma diciamo che pure le mie conoscenze sono abbastanza limitate.»

Continuiamo a scambiare due chiacchiere, finché entra il professore, un uomo sulla cinquantina, alto, secchissimo, barba lunga e poco curata. Con una voce rauca e scaglionata da ripetuti colpi di tosse grassa, si presenta brevemente. Poi inizia a spiegare come sarà strutturato il corso, chiarisce la sua metodologia, parla del libro di testo, della prova intermedia, ci dà gli orari del suo ricevimento settimanale, per entrare infine nel vivo della materia.

Dopo neanche un'ora di lezione, il professore concede una pausa di dieci minuti. È evidente che sia un accanito fumatore – la sua tosse aveva già mostrato tutte le premesse – e, come molti studenti della classe, si precipita fuori dall'aula per sopperire al bisogno di nicotina, con una foga tale che sembra sia scattato l'allarme antincendio.

«Fumi?» mi chiede Giulia alzandosi e mettendosi la borsa in spalla.

Sebbene la mattina abbia sempre fumato poco, decido di seguirla fuori per continuare a conoscerci meglio. Con mio grande piacere, vengo a scoprire che anche Giulia ha una gran voglia di viaggiare. Altre cose in comune, altri motivi per essere felice del sesto senso che ho avuto ad approcciarla. È figlia unica e i suoi genitori insegnano entrambi in una scuola superiore. Per fortuna i dieci minuti finiscono giusto in tempo prima che lei possa chiedermi dei miei. Non avevo assolutamente voglia di aprire questa dolorosa parentesi.

Rientriamo nell'aula, non riesco però a togliermi dalla mente l'evidente soddisfazione di Giulia nel parlare di sua madre e suo padre. Non sono state le parole che ha usato, ma piuttosto la brillantezza dei suoi occhi a palesarmi l'orgoglio che nutre per quei due e il bene che prova nei loro confronti.

E allora ecco che mentre il barbuto parla di quanto il tessuto imprenditoriale italiano si sia sempre basato su piccole e medie imprese, lascio l'aula con la mente per pensare a mio padre. Chissà cosa sta facendo, come sta. Avrei voglia di sentirlo, ma una parte di me, quella più orgogliosa, ferita, quella forse più testarda e capricciosa, mi dice che questa volta non devo essere io a cedere per prima. Cavolo, ma perché non si degna mai di telefonare, per sentire se sto bene? Perché non gliene importa niente di sua figlia? Inizio a scarabocchiare il quaderno degli appunti, quasi non mi accorgo di aver bucato svariate pagine con solchi di inchiostro, tanto è lo sdegno per il suo comportamento disinteressato. Boccio la neonata idea di chiamarlo; se vuole, lo farà lui. Altrimenti mi limiterò a farlo fra un mese, per il suo compleanno.

Sotto gli occhi delle nuvoleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora