cap.25

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~Toby pov~

No.

Un tic, poi un altro.

Non posso permetterlo.

Facevo avanti e indietro nella mia stanza da ormai 40 minuti incessanti. Non potevo metabolizzare cosa era appena successo. Loro...LORO mi avevano portato via la mia (tn), la MIA (tn).

Sapevo che c'era il rischio da parte di alcune entità, ma non mi sarei mai aspettava che LORO, che consideravo ami he mi facessero questo, che facessero questo a Lei.

Non riuscivo a comprenderne il perché.

Mormoravo insulti e maledizioni sottovoce. I tic mi stavano facendo agitare ancora più del solito. Voltavo di botto la testa ripetutamente, tanto da stressare i muscoli del collo. Le mie articolazioni si piegavano a scatto come le molle di una trappola per orsi e tutto ciò che riuscivo a portare alla mente erano gli occhi di (tn) un momento prima che la allontanassero da me.

L'avevo vista arrabbiata prima ma mai così. Non sapevo neppure determinare se fosse rabbia o semplice disprezzo nel suo volto.

Sembrava fosse sul punto di piangere ma che qualcosa la bloccasse e quel qualcosa sembravo essere io. Non aveva mai fatto così, non era mai stata così sprezzante nei miei confronti, neppure quando l'avevo conosciuta mesi prima. Quella ragazza bizzarra che mi aveva salutato dal banco di scuola ora era chissà dove con delle serial killer in una casa di mostri, e loro due quasi certamente non la amavano nemmeno lontanamente quanto lo facessi io.

Il solo pensiero era come un chiodo rovente nel mio cranio. Lo sentivo bruciare e per questo mi raggomitolai sul pavimento, con la testa tra le mani e le ginocchia vicino al petto, nella stessa posizione in cui ero il giorno dell'incidente.

In un attimo la memoria venne a tormentarmi, fumo, grida, e il calore del fuoco che sentivo sulla mia pelle, sebbene stessi bruciando il mio disturbo nervoso attoniva i dolori per me, ma per nessun'altro nella mia famiglia. Mia sorella morì quella notte, e I suoi occhi ancora mi perseguitano, e in quel momento sembravano quelli di (tn).

Non riuscivo a fare nulla se non a gridare. Gridare come avevo gridato quella notte, sull'asfalto della superstrada, con i vestiti a brandelli e la macchina di mio padre rovesciata contro il guerrail.

Non sentii nemmeno la porta aprirsi.

X: shhhh...va tutto bene...Tobias.

Una voce femminile irruppe tra le mie grida. Era calma e rassicurante per qualche motivo.

Sentii una presenza avvicinarsi, indossava degli stivali che facevano risuonare il pavimento sotto i suoi passi. Una ragazza si chinò a terra con me, sentii una mano leggera accarezzarmi la schiena.

X: è tutto ok, non sei più da solo

La sua voce mi aiutò a rimettermi con i piedi per terra e dopo un po' anche i miei tic finirono. Come se la sua presenza bastasse a calmarmi e a riuscire in ciò che tutti i dottori non erano stati in grado di fare.

Mi misi seduto lentamente e mi voltai.

Io: chi sei tu?

Davanti ai miei occhi sedeva una giovane ragazza, di età tra i 15 e i 18 anni, con lunghi capelli mori, dritti come uno spillo che le scivolavano sulle spalle fino all vita. Aveva due occhi verdi foresta, svegli e acuti come quelli di un serpente. Era vestita tutta di nero, con un corsetto arabescato e un paio di skinny jeans che finivano dentro ad un paio di stivali di pelle. Certo era molto bella e rimasi alcuni istanti ad osservarla in pieno shock.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jun 28 ⏰

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