diciannove

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Il posto in cui Charles mi aveva portata era fuori la città, ed era un ristorante completamente circondato dal verde.

-Spero ti piaccia- mi disse, dopo che ci sedemmo al tavolo.

Mi guardavo intorno vedendo piante fiorite ogni dove, era stupendo.

-É bellissimo qui- gli dissi sorridendo.
-Non ti sembra di tornare un po ai vecchi tempi?- mi chiese.
-Un po si- gli dissi sinceramente.
-Se solo non avessi rovinato tutto- si disse da solo.
-Almeno lo ammetti- risi.
-Certo che lo ammetto, sono stato un coglione-
-Adirittura-
-Si Aria, ti ho fatta stare male, così tanto da perdere il bambino-

Era sincero, potevo leggerglielo negli occhi.
Smisi di sorridere a causa del ricordo che aveva riportato a galla nonostante avessi provato più volte a reprimerlo durante la sera.

-Scusa non..- disse vedendo la mia espressione.
-No, tranquillo. Non fa niente- dissi aggiustando il tovagliolo sulle gambe.
-Davvero Aria, scusami- mi disse, prendendo la mia mano e attorcigliandola con la sua.
-Charles, davvero. Sono passati mesi, é difficile dimenticare, difficilissimo in realtà, ma non chiedermi scusa per ricordarmelo, é successo, va bene, cambiamo argomento-
-Va bene- disse guardandosi intorno, come imbarazzato.

Arrivato il nostro cameriere ordinammo le portate, prima di ricadere in un silenzio tombale.

-Non stiamo zitti- dissi spezzando il ghiaccio.
-Posso farti una domanda?- mi chiese.
-Si, pur di parlare di qualcosa- sorrisi.
-C'è qualcosa di più tra te e Max?-
-Charles..-
-Aria tranquilla, qualunque sia la tua risposta. Voglio solo capire se stai dando abbastanza importanza a "noi", almeno quanto tu sia importante per me-
-Charles io.. in questo momento sono nel caos più totale. Siete rimbalzati nella mia vita dal nulla, letteralmente.-
-Capisco ma, ci sarà uno dei due che preferisci- disse curioso.
-Non so, suppongo di sì- dissi sorridendo.
-Va bene, sei proprio confusa- rise -Cercherò di diventare quello che preferisci- continuò.
-Ambizioso-
-Per te sempre-

Passammo la cena tra battute, scherzi e "affronti" se così potevamo definirli, ma fu una serata meravigliosa.

Tra una portata e l'altra ci scambiavamo sguardi fugaci, come ragazzini di sedici anni alle prese con la prima relazione.

La nostra cena fu interrotta varie volte a causa di fan che ci chiesero delle foto, e ci chiesero se fossimo tornati insieme, ma noi ci limitammo a dire che eravamo solo amici.

A fine cena lui insistette sul pagare il conto, quindi lo lasciai fare.

-Si, mi sembra proprio il nostro primo appuntamento- disse uscendo dal locale sorridente.
-Ma che dici. Sembriamo ragazzini di sedici anni- risi.

Camminammo uno accanto all'altro fino alla sua auto, ma inaspettatamente a metà percorso il ragazzo poggiò il suo braccio sulle mie spalle avvicinandomi a se.

-Che fai- risi.
-Niente- disse scrollando le spalle.

Arrivati alla sua auto il telefono mi squillo e mi fermai a pochi metri dall'auto, lo uscii e notai che Max mi aveva inviato due messaggi. Tempismo perfetto.

-É così importante?- mi chiese il monegasco che intanto si era poggiato all'auto.
-No- dissi sorridendo e rimettendo il telefono in borsa.

Mi avvicinai a lui e a dividerci c'era a malapena un metro.

-Sono stata bene stasera-
-Anche io- disse guardandomi con il suo solito sguardo magnetico.
-Quindi.. che facciamo?-
-Ci baciamo?- rise il ragazzo.
-Calmo belloccio, al primo appuntamento no-
-Ma l'anno scorso si-
-Era diverso, lo sai-
-Lo so, lo so-

Forgive you?                       Charles Leclerc Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora