diciassette

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Attenzione: scene di sesso, per chi é sensibile si consiglia di passare al prossimo capitolo

Buona lettura🫶🏻

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Le notti insonne erano diventate il mio peggior nemico.

Le notti insonne riportavano a galla tutto ciò che avevo chiuso nel più remoto angolo della testa.

Le notti insonne portavano ad ascoltare rumori che non avevi mai sentito prima.

Le notti insonne provocavano emozioni che mai durante la giornata puoi provare.

Le notti insonne sono una gabbia per la mente, dove insieme a te ci sono chiusi dentro i ricordi.

Le notti insonne sono come terremoti che fanno crollare tutti i tuoi muri.

Le notti insonne sono come una pianta, alla luce vivono, mentre all'ombra appassiscono.
Ecco perché odiavo ed amavo allo stesso tempo le notti insonne.

E fu la sera prima del Gp di Spagna che non riuscii a dormire, nemmeno un po', le cause furono due: la prima, ero in ansia per la gara, la seconda, il pilota olandese era venuto a bussare alla mia porta.

Stavo fissando il soffitto quando mi sembrò di sentire bussare, vidi il telefono ed erano le tre di notte, sembrava esser passato solo un quarto d'ora dalle undici, e invece erano passate quattro ore.

Non aprii perché poteva anche essere un rumore da fuori, ma poi ribussarono e fui certa che qualcuno fosse alla mia porta.

Guardai prima dallo spioncino e quando vidi la faccia di Max ingrandita mi spaventai, e poi aprii la porta.

-Sono le tre- gli dissi coprendomi gli occhi per la luce del corridoio.
-So che non dormivi- disse, superandomi ed entrando in camera mia.
-Ah si, fa come se fossi a casa tua- gli dissi chiudendo la porta.

Dopo essermi assicurata che nessuno ci avesse visti, cosa stupida dato che erano le tre di notte, mi andai a sedere sul letto, aspettando delle spiegazioni dal ragazzo.

-Quindi?- chiesi.
-Cosa-
-Che ci fai qui?-

Max era seduto sul divano davanti al letto, quindi era praticamente difronte a me e a dividerci c'erano solo pochi metri.

-Sono sempre stato una persona decisa. So cosa voglio- disse posando i suoi occhi ghiacciati sui miei. A illuminarli c'era solo la luce del comodino.
-Allora?-
-E so che io ora voglio te, e non poco-

La sua risposta mi scosse, non me l'aspettavo proprio. Mi aveva appena detto che mi voleva, e non poco, sottolineo.

-Allora vienimi a prendere- dissi azzardando. Sul viso del ragazzo nacque il suo solito ghigno, e subitò si alzò dal divano venendo verso di me e avventandosi sulle mie labbra.

Diede inizio ad un bacio che si diceva migliaia di cose, un bacio voglioso, un bacio carico di tensione, un bacio che spiegava tutto il nostro tempo passato insieme.

Il ragazzo si era praticamente steso su di me ed io ero sul letto sotto di lui. Lo sapevamo entrambi cosa stava per succedere.

-Se mi devi fermare, fallo ora, perché dopo non mi fermo- disse tra un bacio e l'altro.
-Stavolta non ti fermerò- e mi sorrise sulle labbra.

Le sue mani scesero dalla mia faccia ai miei fianchi, dove poi si fecero strada sotto la mia felpa. Le sue mani fredde a contatto con la mia pelle, non fecero altro che farmi venire la pelle d'oca, aveva un tocco così leggero.

Decisi di prendere io l'iniziativa, dato che eravamo lì a baciarci da minuti interi ormai, così presi i lembi della sua maglia, e gliela levai, mostrando così i suoi addominali, che, non mi ricordavo avesse così scolpiti.

Forgive you?                       Charles Leclerc Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora