quattordici

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Dato che la sfortuna era dalla mia parte, in un certo senso, il Gran Premio in Emilia Romagna era stato cancellato a causa delle condizioni meteo, quindi tutto si sarebbe deciso al Gp di Monaco.

Amavo Monaco.
Era una città splendida: trasudava di ricchezza in ogni angolo che svoltavi, le case, il mare, le barche, era tutto perfetto.

Inoltre, a Monaco ci abitavano molti piloti come Max o Lando, e il monegasco stesso.

Lui ci tiene e ci teneva molto al suo Gp di casa, insomma, sembra che per i fan ci sia una sorta di "maledizione" sulla testa di quel ragazzo: in un modo o nell'altro dopo la pole nelle qualifiche, alla fine Charles finisce sempre prima degli altri la gara.

O per problemi all'auto, o per mancanze di attenzione, finiva sempre fuori dalla gara.

-Ho sentito Max-

Lewis mi risveglio dalla trance in cui ero entrata, eravamo a casa sua pronti per partire per Monaco.

-Davvero?-
-Ha detto che invece di stare in hotel possiamo stare da lui- rimasi a bocca aperta.
-É una buona opportunità, per te- mi disse Lewis avvicinandosi.
-Non ne sono molto sicura-
-Aria, ascoltami, se ci vuoi capire qualcosa di questa situazione, facciamolo-
-E va bene- sbuffai.
-Allora fammelo avvisare- disse sorridendo vittorioso.

Scossi la testa e presi la valigia dirigendomi verso l'uscita.

Fuori c'era un sole da spaccare le pietre e l'auto di Lewis giustamente era sotto di esso, quindi bollente.

-Andiamo- mi disse, chiudendo casa e mettendo i vari allarmi, per poi andare in macchina e partire.

~
-Grazie ancora per l'ospitalità- disse Lewis, sorpassando Max che ci aveva appena aperto la porta.
-Quando volete, lo sapete- disse per poi guardare me.
-Ciao-
-Ciao- dissi guardandolo. Poi ci fu un minuto di silenzio.
-Come é andato il viaggio?- chiese spezzando il ghiaccio.
-Oh bene- dissi prendendo la valigia.
-Dammi qua- invece la prese lui.

Entrammo in quella casa ormai conosciuta più delle mie tasche e mi accompagnò alla solita camera, dove avevo già dormito.

-Ho lasciato tutto com'era- disse aprendo la porta.
-Ormai é più mia che tua questa camera- risi.
-Tanto non mi serve-

Il ragazzo lasciò la valigia ai piedi del letto mentre lo guardavo poggiata sullo stipite della porta. Poi mi avvicinai per aprire la valigia ma prima di piegarmi mi prese il braccio.

-Potresti essermi mancata, sai?- mi disse avvicinandomi a se.
-Potrei?- chiesi sorridendo.
-Potresti-
-Allora Max, anche tu potresti essermi mancato- rise.

Eravamo così vicini. Il suo petto era incollato al mio e c'erano solo pochi centimetri a dividere le nostre labbra, infatti i nostri respiri erano mescolati.

-Max..- dissi allontanandomi di pochissimo.
-Che c'è? Ho sbagliato qualcosa?- chiese allontanandosi lui sta volta, ma in maniera più brusca.
-No Max, assolutamente, solo.. andiamo con calma, ok?- chiesi prendendogli le mani.
-Va bene, andiamo con calma- disse sorridendo da un lato.

-Maaaaax!- si sentì urlare dal piano di sotto.
-Devo andare- mi disse Max sorridendomi prima di andare via e lasciarmi lì.
Ci stavamo per baciare?

Sistemai la valigia nell'armadio e mi cambiai mettendo qualcosa di più comodo, ovvero una tuta di sotto e una maglia larga con una felpa di sopra.

Dopo aver concluso tutto scesi di sotto trovando i due piloti guidare al simulatore che mostrava la pista di Monaco.

-Non vi fermate mai voi, eh?- chiesi sorridendo, ormai accanto a loro.
-Mai- rispose Lewis concentrato sullo schermo.

Guardai l'orario e notai che era ormai ora di cena, fuori il tempo a Monaco era pessimo, pioveva a dirotto e c'era un buio pesto, nonostante i lampioni.

-Che mangiamo?- chiesi.
-Decidete voi- disse Max, girando di colpo il manubrio perché stava per finire contro un muro.
-Ok ho capito, vado a vedere che c'è in frigo-

Andai in cucina trovando della pasta in uno scaffale e del pesto in barattolo nel frigo: soluzione pasta al pesto.

Misi a bollire l'acqua, e poi misi la pasta con il sale e quando fu pronta chiamai i due che corsero praticamente.

-Pasta- sorrise Lewis, lui ama la pasta.
-Sicura che non ci avveleni? Abbiamo un gran premio da correre- disse Max.
-In teoria rimarrete vivi ancora per un po', in pratica non so- sorrisi, sedendomi accanto Lewis, con davanti a noi l'olandese.

La pasta sembrò piacere infatti vollero anche il bis, dato che era rimasta della pasta.

Quando finimmo, sparecchiammo e tornammo in salone dove mi sedetti sul grande divano.

Mi ritrovai in mezzo su due piloti, a guardare un film horror, con le luci spente e il temporale fuori casa, ma almeno avevamo una coperta pelosa caldissima addosso. Ottimo, pensai.

Dato che i film horror non mi piacevano presi il telefono, che aveva vibrato un paio di volte. Un messaggio da mio padre, e uno.. da Charles.

So che sei già a Monaco

Si, quindi?

Dove alloggiate?

Perché chiedi?

Curiosità

Non stiamo in hotel

Fammi indovinare, siete a casa di Max

C'è qualche problema?

Perché non lo capisci Aria

Capire cosa?
Visualizzato

Capire cosa Charles

Vederti con lui, vederti ricominciare con lui, mi fa solo stare male. Aria cazzo capisci che sei ancora nella mia fottuta testa?

Mi dispiace, non posso farci nulla..

Spensi il telefono e sbuffai, mi dispiaceva molto trattarlo così, ma non potevo fare altro. Non lo avevo dimenticato di certo.

-Era lui?- mi chiese Max sussurrando, per poi affacciarsi a vedere Lewis che si era addormentato.
-Mh-
-Scommetto che ci sta riprovando-
-Già, ma con scarsi risultati- il ragazzo rise sotto i baffi.
-Cosa ridi-
-Niente niente-
-Dai dimmi-
-Davvero Aria tranquilla, non é nulla-

Lo guardai come per dire "non sono scema" e poi sbuffai.

-Senti, odio gli horror, questo dorme, facciamo qualcos'altro?- gli chiesi alzandomi dal divano.
-Qualcos'altro?- mi chiese con un sorrisetto furbo, troppo furbo.
-Non pensare male Verstappen-
-E chi ti ha detto che io abbia pensato proprio a quello- disse, mi ero buttata la zappa sui piedi da sola, probabilmente divenni rossa perchè il ragazzo rise.

Si alzò e mi prese per il polso, per poi camminare e facendo scendere la sua mano dal mio polso alla mia mano.

Camminammo per un lungo corridoio per poi arrivare ad una stanza, dove, appena aperta la porta, si vedeva un panorama bellissimo.

Era la sua palestra privata, e la stanza era piena di vetrate che davano sulla piscina e sulla città.

-Wow- dissi sorpassandolo e avvicinandomi alle vetrate.
-Non l'avevo mai vista questa stanza- gli dissi.
-La chiudevo sempre a chiave, sai, ancora rompevano qualcosa- disse per poi venire verso di me e affiancarmi.
-Appena potrò, convincerò papà a comprarmi una casa a Monaco, adoro questa città-
-Saremo più vicini- disse.
-Ci tieni proprio eh-
-Nah, era solo per dire-
-Certo come no- dissi girandomi a guardarlo, ma vidi che lui già mi stava guardando.

Nonostante il buio pesto, i lampi occasionali ci mostravano le figure una davanti all'altra.

-Fanculo l'andare piano- disse prima di avventarsi sulle mie labbra.

Forgive you?                       Charles Leclerc Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora