Solo un'ultima ora. Sessanta minuti e potrà uscire da qui, finalmente!
Gonzàlez sospirò più stanca che mai; quella giornata a scuola fu più pesante delle altre: tra interrogazioni e compiti in classe non aveva avuto un minuto di riposo, costretta a stare concentrata per tutto il tempo alle lezioni. La cosa rassicurante era sapere che l'ultima ora sarebbe stata più leggera rispetto alle altre e avrebbe anche potuto non ascoltare la lezione... vista la stanchezza e il leggero -tuttavia fastidioso- mal di testa che si trascinava da un paio d'ore.
Si accasciò completamente sul banco, le braccia che fungevano da cuscino, gli occhi chiusi per non più di qualche secondo, nel tentativo di procurare l'energia rimasta.
«Stanca?» le chiese una voce che ormai riconosceva essere del suo compagno di banco.
Julio faceva parte della sua classe da qualche giorno e Martina aveva accettato di averlo accanto nonostante non ne andasse entusiasta. Era solo per qualche mese. Sembrava più facile dire così.
La ragazza si limitò ad annuire indifferente senza aggiungere altro. Si scambiarono un semplice sguardo che durò alcuni secondi e parve che gli occhi di entrambi comunicassero senza l'autorizzazione dei ragazzi, come attratti da uno strano senso di somiglianza nelle iridi dell'altro. Tuttavia durò per un tempo così breve che nessuno dei due si accorse di tale contatto.
«Buongiorno ragazzi!»
Entrambi distolsero lo sguardo verso l'entrata quando Sanz, l'insegnante di chimica, si annunciò ai presenti, i quali si alzarono in piedi come segno di rispetto verso il docente per poi sedersi.
Il professore poggiò per terra la propria cartella accostandola al muro, per poi poggiarsi con il fianco alla cattedra. Un sorriso gigantesco stampato sul viso che lasciava intravedere alcune rughe dovute all'età, nonostante mantenesse abbastanza bene i suoi cinquant'anni.
«Ragazzi,» iniziò di nuovo l'insegnante rivolgendosi agli alunni «proprio l'altro ieri ho pensato ad un lavoro da proporvi per la valutazione finale di questo quadrimestre, che spero possa piacervi almeno quanto piaccia a me» annunciò Sanz entusiasta.
Martina roteò gli occhi scocciata: è di sicuro una delle sue strampalate idee che non piacciono a nessuno all'infuori di lui!
In qualsiasi altra circostanza la ragazza lo avrebbe valutato come un modo per alzare la sua media, il che non era una brutta idea –non che ne avesse bisogno, visti i suoi voti alti-. Ma quel giorno anche la notizia più bella del mondo non le avrebbe fatto nessun effetto.
«Dunque... vi spiego in cosa consiste: dovrete scegliere un argomento inerente la scienza, qualsiasi, lascio a voi la libera scelta. Dovrete farmi un esposizione scritta su questo argomento, quindi sapere tutto al riguardo e, la parte migliore, fare anche un modellino. Vi spiego meglio: il vostro argomento è, ad esempio, la cellula?! Bene, costruirete una cellula con tutte le caratteristiche utilizzando materiali appositi. Ovviamente non sarà facile ma è proprio per valutare quanto è alta la vostra inventiva e...»
L'insegnante prese a parlare a raffica per quanto fosse contento di quell'idea un po' diversa e particolare. Martina invece era più scocciata del solito... e anche il resto della classe non sembrava amare la splendida idea di Sanz.
«... Voglio che per questo compito lavoriate in gruppi, avete anche qui la libertà di scegliere quanti gruppi formare e i componenti. Avete tre, massimo quattro, settimane di tempo per consegnarmi il lavoro e presentarmi una breve relazione orale sull'argomento. Penso di avervi dato le informazioni necessarie... Ah! Indipendentemente dai lavori, quello che mi piacerà di più al livello personale otterrà un voto in più. Poi dipende anche dal modo in cui lo presenterete.»
Terminò Sanz così elettrizzato da non accorgersi che nessun alunno approvasse con gioia, ma si limitarono comunque a stare in silenzio ed annuire. Martina smise di ascoltare subito dopo la prima frase: lavorare in gruppo? Ma è uno scherzo, vero?! Che giornata di merda! E l'insegnante prese a spiegare un argomento a cui la ragazza non ebbe minimamente prestato attenzione, il pensiero fisso su quel fottuto compito appena assegnato.
Al termine della lezione tutti gli alunni si diressero fuori dalla classe mentre l'insegnante prese a trascrivere le ultime cose sul registro. Gonzàlez mise lo zaino sulle spalle e si diresse verso Sanz.
«Prof...?» lo richiamò, al che lui alzò la testa «Mi chiedevo, per quel compito... non è che potrei farlo singolarmente? Riuscirei sicu...»
«Non dubito delle sue potenzialità Gonzàlez. Ciò non toglie che dovrei cacciare qualche punto dal suo lavoro, considerando che la parte più importante della valutazione è il lavoro di gruppo. Non sarebbe corretto, quindi, che ti lasciassi lavorare da sola.»
Alla spiegazione dell'insegnante Martina annuì fingendo di comprendere e approvare quanto detto. Poi uscì riflettendo ad un modo per risolvere questo problema; non poteva prendere un insufficienza. Ma una cosa era certa: non avrebbe passato pomeriggi in compagnia di quelli insopportabili, presuntuosi e viziati dei suoi compagni!

STAI LEGGENDO
Amor omnia vincit?
RomanceSpagna, precisamente nella capitale: Madrid. Martina Gonzàlez, una giovane donna il cui pensiero principale è lo studio. In realtà è l'unica cosa che le interessa, oltre alla sua famiglia certo, una famiglia piccola ma buona. La sua vita proc...