«Martina nel caso dai segni di vita, potresti dirmi se hai intenzione di cenare?» gridò Isabel riportandola alla realtà.
Sbuffò pesantemente borbottando qualche bestemmia, «Sì.» proferì ad alta voce la sua poco loquace risposta.
Si alzò a sedere sul suo letto in cui stava rimuginando da ore sulla persona vista al ristorante e su quel dannato fiore. Era da ore che fissava il bianco del soffitto nella speranza di una qualche illuminazione. Cazzo.
L'inquietudine si era impadronita di lei e sapeva che l'unica cosa da fare era una e una sola, con la consapevolezza che non sarebbe stato tanto saggio attuarla.
Da quando in qua sono saggia?
Prese tra le mani il giglio con i petali un po' rovinati per come era stato messo in borsa. Era così bello, così puro. Un po' come era lei tanti anni prima: pura ed innocente, piccola e fragile. Niente a che fare con la ragazza acida che vedeva ogni giorno allo specchio. Il profumo era ancora forte, segno che era stato appena raccolto e che lì, dove l'aveva trovato, non era mica finito per puro caso. Ma lei questo lo sapeva bene. Aveva imparato a fiutare indizi anche dove non ce ne erano, d'altra parte aveva avuto un notevole insegnante.
Un ricordo la fece incupire, non era brutto però, al contrario era il ricordo più bello impresso nella sua memoria. Ma lontano anni luce, ed era proprio quello a far male: le cose belle finisco, talvolta troppo presto, e ti rimane solo un vago ricordo... e nient'altro.
Sospirò accarezzando i petali di quel fiore, e quando sentì la porta spalancarsi lo nascose dietro la schiena.
«Mamma a magiare!» Matías comparse con il suo solito viso solare.
Bastò quello per farle tornare l'allegria, gli occhioni del bambino le trasmettevano qualcosa di estremamente confortante. Non poteva dimenticarli, quegli occhi, tanto più rivedendoli nel figlio. In quel momento Martina rammentò a se stessa che il passato non rimane solo passato, non per sempre almeno. E da una parte non nascondeva di esserne contenta.
Scese dal letto portando con sé il cellulare e insieme al figlio si diressero in cucina dove era tutto pronto.
«Ti ringrazio del contributo che quest'oggi hai dato.» disse la madre, chiaramente sarcastica.
Martina alzò gli occhi al cielo e prese posto ignorando volutamente il suo commento. Durante la cena tranquilla –tranquilla tralasciando i capricci di Matías e il suo uso improprio con il cibo- a Martina vibrò il cellulare. Lo acchiappò subito, la sua mente aveva già vagato fin troppo nella fantasia e fu parecchio delusa che fosse soltanto Julio.
Chissà cosa mi aspettavo! Sapeva benissimo cosa si aspettava, e di certo non un messaggio di Julio. Lo aveva lasciato parecchio male dopo che l'aveva accompagnata a casa. Ma in quel momento l'ultima cosa a cui avrebbe pensato era a lui e alle sue insistenti domande con cui l'aveva tartassata nel tragitto di ritorno. Era stata lei a baciato, ne era coscente, ma non si aspettava in chissà quale evoluzione. Semplicemente in quel momento desiderava baciarlo, un desiderio che non includeva nulla di più. Non per lei, almeno. A quanto pare non era lo stesso per Julio.
Lesse il messaggio che diceva soltanto: Domattina passo a prenderti per scuola?
Rispose con un semplice: Mmm... okay.
Le sarebbe risultato comodo, la sua auto era andata e odiava i mezzi pubblici più di qualunque altra cosa.In macchina quella mattina l'aria era parecchio pesante, la tensione era palpabile sin da quando Martina entrò nell'abitacolo. Julio in un primo momento, con un largo sorriso come solo lui riusciva ad avere in ogni circostanza, cercò di sporgersi verso di lei e baciarla. Era l'ultima cosa che Martina si sarebbe aspettata, difatti ignorò quel suo tentativo poggiando la testa al finestrino. Chiaramente Julio ci rimase male, ma lei non era abituata a quel genere di cose. I suoi gesti la stupivano, e lei odiava essere colta alla sprovvista.
Trovarono l'insegnate di biologia dopo essere andanti a zonzo di qua e di là con il progetto tra le mani. In seguito a una discussione animata tra Martina e Sanz riuscirono ad arrivare ad un accordo, lui fortunatamente accettò il progetto seppure anticipando che avrebbe tolto loro dei punti per la mancata puntualità della consegna. Julio dovette portare via Martina che si opponeva a quella, a suo parere, sbagliata punizione.
«Dai, ce la siamo cavata dopotutto.»
«E' uno stronzo! Quanto abbiamo ritardato, due giorni? Tre? Lo poteva anche chiudere un occhio.»
Julio si mise a ridere cogliendola di sorpresa, Martina si fermò in mezzo al corridoio fissandolo accigliato.
«Sei incorreggibile.» commentò riprendendo a camminare.
Lo seguì in silenzio, senza commentare la sua risata inappropriata. Il suono della sua risata è così rilassante.
Arrivarono in classe e la lezione era già iniziata. Tanto per cambiare.
«Gonzàlez e Benitez, siete pregati di smetterla di arrivare in ritardo.» strillò l'antipatica seduta alla cattedra.
Martina, che quel giorno si era alzata con la vena polemica, fece per ribattere ma Julio le assestò una gomitata. Si morse la lingua per non dare aria alla sua boccaccia e andò al suo posto in silenzio.
«Mmm.. tu e Benitez ancora insieme. Non me la raccontate giusta.» esordì Nicolas non appena prese posto.
«Non sono affari tuoi.»
«Questo lo so, ma sono ugualmente curioso.»
Preferì non ribattere e si accinse a prendere appunti.

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Amor omnia vincit?
RomanceSpagna, precisamente nella capitale: Madrid. Martina Gonzàlez, una giovane donna il cui pensiero principale è lo studio. In realtà è l'unica cosa che le interessa, oltre alla sua famiglia certo, una famiglia piccola ma buona. La sua vita proc...