Capitolo 20

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«Sono passati quattro giorni e ancora deve sparire del tutto la chiazza.»
Martina ripeteva quella frase come un mantra, per avere almeno la soddisfazione di sfinire Julio. Il poveretto infatti non ce la faceva più a sentirla lagnarsi.
«Dio, Martina, se ne andrà! E quando se ne andrà te ne farò un altro» la stuzzicò. Nel frattempo girava tre le dita una sua lunga ciocca di capelli.
Lo minacciò con un'occhiata, «Ti faccio perdere la possibilità di procreare.»
La risata di Julio riecheggiò e Martina cercò di non girarsi per contemplare l'adorabile fossetta che era convinta si sarebbe formata. Desiderare un contatto fisico con Julio o desiderare di baciarlo era un conto, provare qualcosa simile all'ecstasy per un sorriso insignificante era ben altro.
«Quanto la fai lunga, è solo un segno.» borbottò, «Per marcare il territorio.»
Si era fatto pericolosamente vicino e la sua voce era bassa e roca. Quando si sporse di più Martina lo superò di qualche passo.
«E dai Martina!»
La raggiunse tornando a poggiarle il braccio sul collo, lei si oppose ma la acchiappò con prepotenza.
«Lasciami.»
«Voglio baciarti»
«Solo perché abbiamo limonato qualche volta non vuol dire che mi prendi e mi baci quando ti pare.»
«Quanto sei insopportabile.» insopportabilmente desiderabile, diceva la sua testa.
«Mi sono rotta. Mi molli?»
«No.» suonò secco, deciso.
«Julio!»
«Stasera c'è una festa a casa mia, ci vieni?»
«No.» usò lo stesso tono di Julio.
«Sarà una cosa tra amici. Un modo per diversi, niente di che.» trascurò totalmente la risposta precedente di Martina.
«C'è alcol?»
«L'alcol è il fattore portante alle feste.»
«Se c'è l'alcol ci sarò anch'io»
«La volta scorsa dicevi il contrario.»
«Era solo un pretesto.»
Le tirò la ciocca che teneva in mano facendola lamentare.
«E' così?»
«Lasciami andare adesso»
Così fece. Un sorrisetto compiaciuto gli si era dipinto sulle labbra.
«Mettiti qualcosa di carino, magari una gonna.» si morse il labbro squadrandola e immaginandola con meno vestiti addosso.
«Non ho detto che ci vengo.» ribatté, una mano sul fianco.
«Invece sì.» ammiccò assottigliando gli occhi.
«Vai al diavolo.» contraccambiò leccandosi le labbra allusiva.
«Fottiti Martina.»
«Magari vorresti fottermi tu.»
Non immagini quanto! Julio aveva un totale caos nella testa, ma d'altra parte neppure a Martina era chiaro se stessero discutendo o flirtando.

***

«Esci?» domandò la madre con un filo di voce.
«Sì.» finì di applicare il rossetto color ciliegia.
«Vestita così?»
Diede un'ultima occhiata allo specchio: toccò i capelli perfettamente stirati, lisciò il vestito bianco indugiando l'attenzione su di esso. Era molto scollato sulla schiena, stretto nei punti giusti per accentuare le curve con l'aiuto di una fascia nera posta al centro, infine la scollatura sul seno la costringeva a tirarlo su ogni qual volta si abbassava.
Maledette tette grandi.
Poi c'erano le scarpe, delle decolté alte con tacco grosso. Forse sì, era troppo ,ma ammetteva anche che stesse bene vestita com'era. Proprio come voleva sentirsi.
«Non ti piace? Starò con Julio, tranquilla.» sapeva che dicendo così Isabel sarebbe stata meno restia. «E' solo una festicciola a casa sua.» alzò le spalle.
«Non fare tardi.» si raccomandò.
«Alle tre sarò a casa, promesso.» mostrò un finto sorriso innocente.
La donna sospirò con rassegnazione evitando di aggiungere altro. Era quello il suo errore, ma non ci poteva far nulla: Martina non era mai stata il tipo da accettare qualsiasi cosa le venisse imposto, tanto più il coprifuoco.
Uscì che Matías già dormiva profondamente. Non sapendo come arrivarci digitò la via di casa di Julio sul navigatore del cellulare. Un quarto d'ora dopo arrivò, l'imponente struttura aveva un'aria molto famigliare e con sé tutto ciò che la contornava l'esterno. Solo a guardarla si vedeva che doveva costare una marea di soldi.
Chi vivrebbe in una villa tanto grande?... Ah, chi non sa dove altro spendere i soldi.
Parcheggiò di fianco alle altre macchine, erano tante... di sicuro più di una dozzina.
Menomale che era tra amici.
Suonò il campanello e anche quello sembrava dire soldi... soldi. Ad aprirla fu un paio di occhi verdi.
Si rivede il fratello rompipalle.
«Oh chi si rivede! Benvenuta bambola.» Diego le spalancò la porta per permetterle di entrare. La stessa aria da spavaldo dell'altra volta. «Se posso permettermi sei bellissima.»
Alzò gli occhi al soffitto, «Cos'è... tu saresti l'animatore della festa?»
«No, bambola. Ho già un impegno, mi spiace.» le schiacciò l'occhio.
«Sono mortificata.» schernì.
«Martina! Eccoti finalmente!» un corpo minuto la soffocò in un abbraccio, poi focalizzò dei capelli biondi e blu e la riconobbe. «Sono davvero contenta di vederti.»
Marisol si scostò mostrandole un gigantesco sorriso, Martina la fissò perplessa. Quando Diego diede una pacca sul didietro della bionda questa lo incenerì con gli occhi.
Fece un'occhiata ammiccante, «Sei sicura di essere lesbica?»
«Sì, Diego. Che diamine!» sbuffò sfinita. «Mi piace la figa, come cavolo te lo devo dire?»
Cos'è questa storia? Possibile che sono tutti matti Julio compreso?
«Un peccato.» commentò l'altro massaggiandosi la barba.
Marisol lo ignorò e ancora una volta rivolse a Martina un sorriso eccentrico.
«Vieni, gli altri sono nel salone.»
La seguì mantenendo una distanza di scurezza.
Non si sa mai.
Lo spostamento dei mobili, adesso addossati alle pareti, rendeva la casa ancora più spaziosa. Su un tavolo vi erano cose da mangiare e prettamente alcolici. Alcune persone erano sedute per terre, mentre che altre sui divani. Julio si alzò in piedi per andarle incontro.
«Vieni Martina, stiamo iniziando a giocare.» le intimò.
Il luccichio nei suoi occhi e il sorriso ebete stampato in faccia le suggerirono che aveva già iniziato a bere. Sembrava anche stranamente rilassato.
La prima mezz'ora fu pressoché noiosa, tra presentazioni a persone di cui non le interessava un accidenti e battute squallide Martina non vedeva l'ora difilarsela. Ma quando pensò che non potesse andare peggio di così, annoiata e con Julio che non la degnava neanche di uno sguardo, fecero la loro apparizione Nicolas, Raquel, Ashley. Siccome non c'era già abbastanza gente.
«E' qui la festa?» disse entusiasta Nicolas alzando una bottiglia di spumante.
«Si festeggia! Abbiamo bisogno di bicchieri adatti per brindare.» commentò una ragazza sprezzante.
Non serviva ricordare il suo nome a Martina per affermare che fosse un'oca giuliva. Come tutte le ragazze presente in quella casa... forse Marisol era l'unica che si salvava.
«Vado io!» esclamò quest'ultima. «Martina, mi dai una mano?»
Tanto cosa c'ho da fare?
La seguì in cucina e la osservò mentre prendeva i calici nelle apposite vetrine. Doveva sapere dove cercare, pensò Martina, di sicuro non andava ad intuito.
«Allora... come va? Julio mi ha detto che negli ultimi giorni vi state frequentando.»
«Julio è una testa di cazzo.»
Marisol si girò a sorriderle, «Sebbene lo conosco da quando eravamo all'asilo non posso darti torto. Ma è un ragazzo, cosa ti aspetti?!» posò man mano i bicchieri sul tavolo.
Martina incrociò le braccia al petto, dimenticandosi che avrebbe dovuto dare una mano.
«Porto questi di là, tu prendi gli altri.»
Annuì e con cautela prese i calici rimasti. Sentì dei passi dietro di sé e quando la persona in questione fu abbastanza vicina da sentire anche l'odore lo riconobbe.
«Sai, ho capito come sei fatta.» sussurrò al suo orecchio. La voce calda le fece venire i brividi.
«Illuminami» lo canzonò.
«Vuoi sentirti desiderata e ti comporti da smorfiosa. Non te la prendere però se la gente finisce per stufarsi.»
Le sfiorò i fianchi, quelle dita a contatto con il suo corpo parvero dare a Martina scosse. Si voltò di scatto, ignorando gli occhi intensi di Julio che le stavano addosso, e sculettò via. La serata proseguì monotona, tra giochi infantili che avevano come scopo di limonarsi a vicenda e pegni ridicoli come camminare mezzi nudi, lei preferiva abbuffarsi di popcorn. Ciò includeva che le venisse sete, quindi finì per scolarsi tre birre di seguito. Tra l'altro affogare la noia nell'alcol era meglio di niente. Julio non l'aveva più considerata, non aveva tentato neanche una volta di baciarla o punzecchiarla come era solito, e questo irritò parecchio il suo ego. Per non parlare che aveva dovuto assistere quando pomiciò con Ashley e un'altra ragazza mezza sbronza. Non capiva se fosse sul serio obbligo o verità a cui stavano giocandoo vince chi pomicia di più.
Nicolas si scambiò un'occhiata d'intesa con Julio «Okay, ti obbligo...» si avvicinò e gli sussurrò qualcosa all'orecchio, lui annuì facendo l'occhiolino, «...devi baciare Martina.»
Finì di trangugiare l'ennesima birra, «Non provateci, io non sto giocando.»continuò a mangiare stravaccata sul divano.
«Puoi baciare me.» disse civettuola Ashley.
«Calma gli animi bollenti Ashley. Julio ti ha già baciata, e Gonzàlez non può tirarsi indietro» Nicolas allargò il sorriso, «A meno che non preferisci baciare me.»
La quantità di alcol in corpo non permetteva a Martina di ragionare lucidamente, probabilmente perché la sua mente stava inscenando il modo migliore per rompere la bottiglia in testa a Nicolas o forse perché sentiva una forte necessità di baciare Julio. Si mise seduta e scivolò vicino a Julio.
«Facciamo veloce.» borbottò, «Niente lingua, chiaro?»
Julio mostrò un sorriso bellissimo e furbo al tempo stesso. Gli occhi celesti brillavano come stelle nel cielo, non seppe dire se fosse l'alcol che aveva assunto o se era lei ad avere le allucinazioni. Martina si sporse in avanti, ma Julio le prese il viso tra le mani e incollò le labbra alle sue. E lei non avrebbe desiderato altro se non rimanere così per ore, anche per tutta la notte. Strinse la camicia spiegazzata per ridurre le distanze e in un attimo le loro lingue si unirono vogliose. Martina dimenticò tutto: i baci con le altre ragazze, il fastidio provato seppure non l'avrebbe mai ammesso e la quantità di persone che li stavano fissando. Quando si separarono guardò Julio spossata, la testa le vorticava e diede la colpa all'alcol. Lui aveva del rossetto sulle labbra gonfie.
«Avevo detto carina, non incredibilmente sexy» sussurrò al suo orecchio.
Lei gli rubò la bottiglia di vodka delle mani per prenderne un sorso.
«Cazzo... potresti anche farlo con me questo obbligo, Gonzàlez.» commentò Nicolas, Martina scoppiò a ridere.
«Mi spiace, ho l'esclusiva» rispose Julio con un sorriso stampato sul volto, nonostante la serietà nella voce.
Strizzò l'occhio a Martina che inevitabilmente si addolcì. Quando le passò un braccio sulle spalle lei si poggiò con la schiena sul suo petto continuando a bere dalla bottiglia. Finché non le fu tolta dalle mani.
«Julio, ridammela» le uscì una voce stridula. Sbatté le palpebre ma la testa le girò ancora più forte.
Julio si abbassò per baciarla ancora.
«Sai di vodka alla pesca.» sussurrò ad un centimetro dalle sue labbra.
Martina scoppiò in una fragorosa risata, «Sai, ho la sensazione che stai approfittando della situazione.» gli cinse il collo mettendosi in ginocchio su ldivano e prese a baciargli il collo.
Julio le cinse la vita mentre sentiva il corpo di Martina a completo contatto con il proprio.
«Questa è totalmente sbronza.» borbottava qualcuno.
«Julio forse è meglio se la porti a casa» suggerì Raquel.
«Se Julio non si lamenta... fatevi un po' i cazzi vostri! Tu vuoi farti il mio Raq?» Nicolas rivolse un ghigno alla bionda.
«Sei un coglione Nicolas!»
Martina non ascoltò neppure le diffamazioni nei suoi confronti, troppo occupataa provocare Julio. Lui, d'altra parte, non sarebbe riuscito ad aprire bocca senza emettere un verso, sopraffatto com'era dell'eccitazione. Quando Martina uscì i denti Julio la pizzicò sul fianco.
«Fai piano.» mormorò in un lamento.
Martina rise, gli mordicchiò il lobo e lui sussultò. Parve torturarlo, ma era la tortura più bella. Sorseggiò la birra per sopprimere la voglia di buttarla sul divano e baciarla lì, davanti a tutti.
Mezz'ora dopo l'intraprendenza di Martina andò a scemare, i giochi continuarono senza di lei e a dirla tutta neppure Julio vi partecipò granché, troppo concentrato a osservare la ragazza quasi addormentata poggiata su di lui. Le scostò i capelli finiti sul viso, bevve il resto della birra fissando quelle belle labbra carnose e qualunque particolare riuscisse a captare del viso di lei. Man mano la gente diminuì, alcuni se ne andarono in gruppo perché troppo ubriachi per guidare e anche Nicolas impedito com'era fu portato a braccetto da Raquel e Ashley. Julio li accompagnò alla porta, lasciando Martina sul divano.
«Martina? Vuoi che la porti io a casa?» domandò Marisol.
«Non ce n'è bisogno.»
«Guarda che non sono poi tanto sbronza.» sogghignò.
«Macché, lui se la vuole tenere con sé.» ammiccò Nicolas. Poi si avvicinò per battere il cinque a Julio e per poco non finì per cadere.
Marisol lo abbracciò salutandolo. «Mi raccomando! Questa volta i preservativice li hai sì?!» lo schernì.
Salutati gli ultimi invitati tornò in sala ma la trovò vuota, Martina non era più sul divano. Guardò di qua e di là, poi sentendo un rumore entrò in cucina e la trovò piegata con la faccia nel frigo.
«Ma che fai?»
«Avevo caldo. Sai, le birre.» si fece aria con la mano, «E ho trovato questa.»alzò il braccio mostrando una bottiglia di vodka. «La tenevi nascosta?!»
«Colpevole.» alzò le mani in segno di resa, ma comparve un sorriso furbo sulle labbra.
Martina la aprì e ci avvicinò il naso.
«Mmm... melone.»
«Aspetta prendo i bicchieri»
«Non servono.»
Aggrottò la fronte e si avvicinò alla vetrina, «C'è bisogno di un brindisi.»
Martina lo fissò mordendosi le labbra. Aveva il cervello andato completamente e l'unico desiderio di saltargli addosso. Prese il bicchiere teso da Julio e versò maldestramente la vodka che finì anche per terra. Julio alzò il suo e lei lo imitò per poi buttarlo giù in un sorso e ripulirsi con la mano. Oltre la ragione se n'erano andate anche le buone maniere... pensò a sua madre, che nel vederla in quello stato non sarebbe stata per niente d'accordo.
Notò Julio farsi sempre più vicino, finché la intrappolò tra il suo corpo e il tavolo. Accostò il viso a quello di Martina.
«Sei bellissima.» sussurrò con le labbra al suo orecchio.
Le labbra di Martina si piegarono in un sorriso a trentadue denti, troppo vistoso se fosse stata sobria. Schiacciò la guancia a quella di Julio sentendo un piacevole accenno di barba, lui si spinse più vicino per sfregare il cavallo dei pantaloni sulla sua coscia; lei percepì subito l'erezione attraverso i jeans. Acchiappò la bocca di lui con la propria e infilò subito la lingua con prepotenza. Julio la prese dalle cosce e con uno scatto la fece mettere sul tavolo allargandole le gambe per tornare a strusciarsi sul vestito. Una mano era poggiata al centro della schiena mentre l'altra risaliva la coscia fino a rialzarle il vestito ed arrivare all'elastico degli sleep. Martina si lasciò sfuggire un gemito.
«Merda...» borbottò Julio. «Io voglio fare le cose come si deve ma tu non mi sei per niente d'aiuto.»
«Cosa ho fatto?» mormorò imbronciata. Prese il labbro inferiore tra i denti lanciandogli frecciatine ammiccanti.
«Innanzitutto ti sei messa questo vestito che... cazzo se ti sta bene. Ma detto francamente non vedo l'ora di togliertelo.» la squadrò, le pupille dilatate e la mano sui capelli per scompigliarli.
Ad un centimetro dalle sue labbra Martina sussurrò: «Toglimelo allora.» e prese il suo labbro fra i denti succhiandolo.
Julio sospirò. La frustrazione e l'eccitazione in quel momento combattevano tradi loro.
La prese dal polso. «Vieni.»
La indusse a seguirlo tirandola per il braccio, non che ce ne fosse bisogno: Martina avrebbe fatto qualunque cosa. Difatti si lasciò condurre ondeggiando la testa a destra e a manca. Sapeva dove la stava portando. Ubriaca o no il desiderio nei suoi confronti ardeva.
«Abbassala.» mormorò Martina di spalle. Teneva i capelli alzati perpermettergli di abbassarle la zip del vestito.
Julio sogghignò, «Non ancora bimba.»
«No?» fece con il broncio.
La condusse ai piedi del letto e la spinse per farla sdraiare supina.
«Julio!» urlò annoiata.
«Sssh, ferma.»
Quando sentì il peso di lui sopra strinse istintivamente le gambe, anche se non avrebbe mai potuto darle il piacere che stava implorando da lui. Poi le allargò per fargli spazio. Sentì quelle belle labbra screpolate sulla clavicola e chiuse gli occhi quando percepì i denti.
«Questo ti lascerà il segno, bimba.» ridacchiò compiaciuto.
Martina borbottò contrariata, «Stronzo»
La altre parole le morirono in gola quando le mani di Julio si accingevano a sfilarle le mutande. E in un attimo quel tessuto fastidioso non ci fu più,Martina inarcò la schiena per strusciarsi su lui. Ansimò senza pudore quando una grande mano si posizionò in mezzo alle sue cosce, nel punto in cui desiderava averla.
«Sei fradicia Martina»
«Lo so!» disse frustrata.
Le stampò un bacio, poi tirò la sue gambe sul bordo del letto e s'inginocchiò con la testa vicino le cosce. Alzò il vestito sulla pancia e soffiò a pochi centimetri dall'intimità di Martina. Lei emise dei borbottii uniti a parolacce buttate a caso. La lingua calda di Julio raggiunse quel punto dopo minuti che a lei parvero interminabili preceduti da baci sulle coscia che ebbero più l'effetto di torturarla. Lasciò andare un gemito rumoroso e strinse il lenzuolo mentre si lasciava andare a quella bellissima sensazione, capì subito che fosse mille volte meglio dell'ecstasy.
«Julio... ancora...» borbottò soffocando dei versi. Più per il suo ego.
A quel punto accompagnò la lingua da un dito facendo dei cerchi circolari, lei si inarcò andandogli incontro. Era sul punto di toccare il cielo quando Julio decise di impedirglielo togliendo entrambi gli strumenti del piacere.
«Chi ti ha detto di smettere?»
Non ebbe risposta, subito dopo si ritrovò la sua lingua in gola.
«Ti stai allargando un po' troppo con 'sti baci.»
Si alzò sui gomiti, posizionò le mani sul jeans e mentre lo sbottonava aveva impegnato le labbra sul suo collo leccandolo e mordendolo.
Julio bagnò le labbra con la lingua, «Non avevi detto che non ti piacevano i succhiotti?»
«L'ho detto.» alzò le spalle. Sorrise ammiccante mettendo la lingua fra identi.
Abbassò gli skinny con i boxer in un colpo. Vide il petto di Julio vibrare dalle risate. Prese in bocca il suo membro senza troppi complimenti e subito gli si mozzò il fiato e gemette più volte il suo nome. Lo teneva con la mano mentre passava la lingua sulla punta; Julio le spinse la nuca perché lo prendesse più in bocca, Martina tentò di accontentarlo ma subito dopo sentì salire la nausea. Non aveva mai preferito questo tipo di preliminari, perciò quando non ne poté più si staccò respingendo il conato di vomito che sentiva.Cercò di scacciare via il brutto sapore che le era rimasto in bocca ma Julio la coprì ancora una volta con la sua. Il sapore delle sue labbra era molto più buono.
«Voglio sentirmi dentro di te, voglio sentirti venire per me.» soffiò. «Lo vuoi anche tu vero?»
Annuì spostando i capelli indietro.
Poggiò i palmi ai lati del suo viso costringendo a guardarlo, grave nella voce quanto nel volto, «Dimmelo Martina. Dimmi che lo vuoi quanto lo voglio io.»
«Lo voglio.» non batté ciglia.
Il viso si addolcì e le labbra si piegarono in un sorriso. Si allontanò e lei lo osservò sfilare completamente i jeans insieme ai boxer e infilare il profilattico. Lo raggiunse circondandogli il girovita con le braccia da dietro. Al che Julio l'aiutò a liberarsi anche del suo vestito per buttarla di nuovo sul letto. L'ammirò per qualche istante per memorizzare il momento e lei nuda sul suo letto, con i capelli scompigliati e incredibilmente sensuale.
«Dio cosa sei, Martina.»
La raggiunse reggendosi sui gomiti e dapprima sparse baci sul suo corpo soffermatosi sul seno fasciato da un reggiseno bianco in pizzo –che nel frattempo si accinse a slacciare-, per poi scendere lungo il ventre. Si fermò quando ad attirare la sua attenzione fu una smagliatura accanto l'ombelico, non troppo visibile. La sfiorò con i polpastrelli, il corpo di Martina fu scosso.
«E' una smagliatura di gravidanza...» borbottò. «Ora vuoi procedere o...»
Julio cessò il parlottare di lei ripartendo i baci a ritroso fino a ritrovarsi nei suoi occhi, quelli di Martina puntati sul soffitto vagavano altrove, a lui parvero essere in un'altra dimensione. Cosa starà macchinando in quella testa?
Con un'energica spinta di reni entrò dentro di lei bloccando subito le domande che si erano fatte strada dentro di lui: lei non era vergine, lei non era una qualunque conosciute al bar con cui si sarebbe dato da fare in bagno, lei era Martina, aveva un figlio e non era complicata... bensì impossibile. La desiderava, desiderava il suo corpo e non togliersi quello sfizio lo avrebbe fatto impazzire. Ma non seppe dire concertezza che dopo quella volta non ne avrebbe voluto ancora.
Martina lo cinse con le gambe per stringerlo a sé gemendo di piacere mentre si muoveva. Accompagnò le sue spinte andandogli incontro. Serrò gli occhi e si lasciò trasportare.
«Più forte Julio, più forte.» ansimò.
Julio si riempì di quella richiesta e spinse in profondità con maggiore potenza. Ciononostante Martina continuò a volere di più, a pregarlo di darle di più. Subito dopo emise dei lamenti storcendo la bocca in una smorfia. Lui nascose la testa tra i suoi capelli.
«Finisco per farti male.»
«Mmm...» strinse le labbra, e prese a tirargli i capelli, «Non smettere...» lo pregò.
Era al culmine del piacere, e odiava gli orgasmi non concessi come quello di poco prima. Seguirono pochi minuti prima che si abbandonò all'orgasmo... e dopo qualche spinta la seguì Julio e si accasciò con il peso su di lei respirando pesantemente. Anche il petto di Martina si alzava e abbassava velocemente, che scostò i capelli incollati alla fronte per il sudore e sprofondò con la testa nel cuscino.



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Sorry!!!
Ho impiegato più tempo ad aggiornare perché questo capitolo è stato più impegnativo da scrivere. Spero lo apprezziate ^-^
Niente, scappo che sono stanca mortaaaaa. E siamo solo alla seconda settimana di scuola :P

I hope you like it.Xx

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