E incredibile quanto un pezzo di carta alle volte abbia così tanta valenza. Quanto lavesse per Martina, che continuava a fissare quel foglio, quellennesima insufficienza da alcuni giorni a questa parte.
«Signorina Gonzàlez da lei non me lo sarei aspettata» suonò stridula la voce dellinsegnante, «ultimamente il suo rendimento scolastico si è bassato notevolmente. E, a quanto so, non solo nella mia materia.»
Pettegoli del cazzo.
«Gonzàlez siamo davvero delusi da lei» commentò la voce beffarda di Nicolas.
«E tu quando deciderai a metterti dimpegno De Leon?» lo fulminò la donna. Ma fu del tutto inutile, il ragazzo aveva già smesso di prestare attenzione ed era con gli occhi sul proprio smartphone.
Martina si accasciò sul banco desiderando di sparire da un momento allaltro. Immaginava di essere una nuvola di gas e di dissolversi nellaria noncurante di ciò che la circondava. Ne aveva abbastanza: della scuola, della gente, di dover eccellere sempre in tutto. Non ne poteva più di sentirsi obbligata. Non ne poteva più di non far qualcosa dettata dalla propria mente. Non cera nulla che le piacesse davvero fare, nulla a cui potersi aggrappare. Cera Matías. La stragrande maggioranza di ciò che faceva era per lui, perché si sentisse orgoglioso di sua madre. In caso contrario sarebbe già andata via molto lontano. Non lavrebbe fermata neanche il rimorso nellabbandonare la madre.
«Gonzàlez, ti vuole Julio.»
Mormorò ma non alzò il capo.
«Non è il momento. Oltre il brutto voto si è beccata il rimprovero.» continuò il compagno accanto ridacchiando.
Martina alzò di scatto la mano per chiedere il permesso di uscire. Quindi si alzò accingendosi a raggiungere la porta ma prima si girò e scaraventò le poche cose che erano sul banco di Nicolas per terra. Uscì prima di beccarsi locchiataccia dallinsegnate. Camminava lungo il corridoio senza troppa fretta, scalciava con i piedi di tanto in tanto fissando le orribili mattonelle giallastre di cui la scuola era ricoperta. Arrivata al bagno prese a fumare con la schiena poggiata al muro. Sentì dei passi farsi vicini. Poteva essere un inserviente che sentendo la puzza di fumo era venuto a controllare, ma non se ne preoccupò minimamente.
«Che fai fumi da sola?» e invece era Julio.
Era meglio uno stupido rimprovero.
Non rispose e lui si mise al suo fianco, poggiando le spalle al muro e si accese una sigaretta.
«Ho forse detto che potevi restare?!» ingoiò la frase che stava per sputargli addosso. Tanto con lui limpertinenza non serviva.
«E il bagno delle donne questo, Benitez.»
«Lo vedo.» rispose lui sogghignando.
«Quindi a meno che non ti sia sputata la vagina durante la notte sappi che in fondo al corridoio cè anche quello maschile.»
«Questo finto sarcasmo è un altro modo per respingermi dopo aver fatto sesso per la seconda volta?»
Martina alzò gli occhi verso il soffitto, «Perché continui a ricordarmelo?»
«Perché tu continui ad alzare gli occhi in quel modo sexy!» così dicendo avvicinò il braccio dietro la sua schiena, ma lei si ritrasse e finita la sigaretta gettò la cicca nel water. «Pomeriggio stai da me?»«No.»
«Non è un invito per fare sesso. Non per forza.» sorrise.
«La risposta è la stessa. Ho da fare.»
«Cosa?»
«Una cosa.» dare risposte vaghe era il suo forte, per non parlare che le piaceva intravedere che la confusione mista alla curiosità lo divorava.
«Le tue risposte sono a dir poco esaustive.» schernì in uno sbuffo.Martina trovò la risoluzione alla sua persistente noia «Mi devo incontrare con una persona.» e il pensiero le mise un po di angoscia.
«Chi? E per caso quel ragazzo dellaltra sera?» continuò a domandare. Ora però si percepiva della preoccupazione nella voce.
«Quale ragazzo?» fece vaga. Lo vedeva pendere dalle sua labbra e non cera cosa più gratificante del potere che stava capendo di possedere su Julio.
«Quello che ti ha accompagnata quando eri ubriaca.»
«Ooh»
«Che poi, perché eri con lui quella sera?»
«Non sono affari tuoi Julio.» si girò di scatto guardandolo male. Serrò le mani in due pugni.
«Cosa?»
Martina gli girò le spalle e uscì. Dentro di sé il sangue ribolliva e non tanto per rabbia. Curiosità sì, ma non la smette più.
«Dove vai? La classe è dallaltra parte»
Sentì i passi di Julio che la stavano raggiungendo.
«Perché continui a seguirmi? Smettila di starmi intorno.»
«E ora che ti ho fatto?»
Si fermò dietro di lei quando fece sosta alla macchina del caffè. Poi si accostò a questa per guardarla ma gli occhi di Martina erano irraggiungibili. Lontani anni-luce.
«Martina» provò a prenderle la mano ma lei la schivò prima che ne ebbe loccasione. «Dai, non fare così.»
Bevve il caffè in un gesto e gettò il bicchiere subito dopo.
«Magari potrei aiutarti a rilassarti un po»
La raggiunse alle spalle accennando un contatto fisico con la sua schiena. Poggiò le grandi mani sulle spalle di Martina e prese a muoverle lentamente.
«Julio, lasciami»
«E solo un massaggio.»
Arrivò al collo, ci passò i pollici in un movimento circolare. Martina gli lasciò fare perché era estremamente bravo e adagiò la schiena sul corpo di Julio, che dal suo canto le venne incontro.
«Finisce sempre con il sesso?» accennò un sorriso di circostanza.
Julio alzò le sopracciglia, poi guardando in basso si allontanò lievemente provando a domare lerezione. «No. No, oggi non riesco a tenerlo a bada.» E ho sognato di toccarti e baciarti una, due, tre volte.
«Non fa niente.» soffiò. E Julio non riuscì a interpretare la frase, quando sentì il suo didietro poggiarsi al proprio bacino, però, fu felice. Seppure non potesse vedere i lineamenti contratti nel viso di Martina le spinse lerezione contro ancora una volta.
«E voi che fate fuori dallaula?»
Una voce maschile interruppe latmosfera sessuale che aleggiava.
«Le stavo solo mostrando come selezionare il caffè.» sorrise Julio indicando la macchinetta._
«Sì certo, sicuro. Tornate subito in classe se non volete andare dal preside!»
A quella minaccia poco sicura e per niente intimidatoria Martina si allontanò senza troppa fretta e Julio insieme a lei, dopo che la cinse con un braccio. Questultimo scoppiò a ridere quando furono abbastanza lontani dalluomo.
«Come selezionare il caffè. Ma sei serio?» lo prese in giro Martina.
«Non mi è venuto in mente niente di meglio» disse più divertito che mai.
«Andiamo, anche un bambino di dieci anni avrebbe trovato scusa migliore.»
«E dai, smettila di nascondere la risata.» picchiettò con il dito sulla guancia di lei e lo ritrasse appena accennò a morderglielo.
Entrati in classe Julio tenne il braccio su Martina finché presero posto.
«Andiamo voi due, non state facendo la passeggiata.» li riprese linsegnante stizzita.
Martina ebbe qualche paia di occhi su di sé, ma ciò che notò fu il risolino di Nicolas appena prese posto.
«Coshai da ridere come un demente?»
«Era una sveltina? A me puoi dirlo.» ammiccò.
Poggiò la testa sul banco senza rispondergli. Avrebbe desiderato dormire per un po tra le inutili parole della professoressa e lavrebbe fatto se non fosse stata ripresa proprio da lei perché stesse usando una scorretta postura.

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Amor omnia vincit?
RomanceSpagna, precisamente nella capitale: Madrid. Martina Gonzàlez, una giovane donna il cui pensiero principale è lo studio. In realtà è l'unica cosa che le interessa, oltre alla sua famiglia certo, una famiglia piccola ma buona. La sua vita proc...