«Buongiorno Mr. non voglio bere troppo però mi ubriaco come se non ci fosse un domani.» disse dandogli una pacca.
«E tu che ne sai?»
«Più di te sicuro.»
«A dirla tutta ricordo davvero poco... solo che ho ingurgitato davvero troppo alcol e poi mi sono svegliato con una forte emicrania e un post sbornia orrendo.» Julio si passò una mano tra i capelli.
«Quindi non ricordi neanche i messaggi?»
«Quali messaggi?»
«Mi hai scritto chiedendomi più volte di venire alla festa. Non smetti mai di essere insistente.»
«Oh. Non ricordo un cazzo, ero andato alla grande.»
La campanella suonò e gli studenti si accinsero a raggiungere le classi. Martina alzò gli occhi mangiucchiando le unghie annoiata.
«Merda! Non ho neppure studiato. Cosa abbiamo ora?»
«La rompicoglioni di latino.»
«Sul serio?» chiese con tono lamentoso. «Non credo di riuscire a sopportare dieci minuti con lei il lunedì mattina.»
«Neppure io. Per questo salto la prima ora.»
«Sul serio? E come?»
«Così.»
Gli diede le spalle e prese a camminare dalla parte opposta dell'ingresso della scuola.
«Non puoi lasciarmi affrontare quella iena da solo.»
Si voltò il giusto per guardarlo e fece un sorriso sghembo, «Puoi venire con me... solo se hai le sigarette»
Julio rise scuotendo il capo. Si guardò attorno e poi la seguì. Andarono nel retro della scuola lontano da occhi indiscreti.
«Dio, ho scritto io queste cose?» borbottò in una risata fissando il display del cellulare.
Martina buttò la cicca della sigaretta e la calpestò con il piede.
«Già.» poggiò il gomito sulla sua spalla annuendo.
«Be', su una cosa non c'è dubbio.»
«Cosa?»
A pochi centimetri di distanza incastrò i suoi occhi azzurri in quelli nocciola di Martina.
«Non riuscirei a stare nella stessa stanza con te e accontentarmi di guardarti.» disse con sicurezza.
Poi sorrise portandosi la sigaretta alle labbra. Martina gliela rubò dalle mani per fare un tiro, poi espirò il fumo in faccia a Julio. Quando diminuì la già poca distanza Julio sentì mancargli l'aria e chiuse gli occhi sentendo già il sapore di quel bacio. Martina gli prese il labbro inferiore tra i denti, ci passò la lingua e si distanziò ridendo.
Riaprì gli occhi deluso. «E' provocazione bella e buona, lo sai vero?!»
Lei alzò le spalle e non si accorse neppure dei movimenti scaltri di Julio che le passò la lingua sulla guancia.
«Ma che fai?» si pulì stizzita.
«Visto che ti piace così tanto usare la lingue, fatti avanti.» ammiccò con un'espressione vogliosa.
«Ti faccio male se lo fai ancora.»
«Voglio che tu mi faccia male.» una luce accentuò i suoi occhi chiari.
E Martina non poté evitare di provare eccitante le sue parole quanto la il preciso significato.
«Non azzardare a muoverti.»
La vide farsi sempre più vicina, vide il corpo di lei così vicino al suo e iniziò a fremere dal desiderio.
«Fermo Julio.» sussurrò sulle sue labbra con voce sensuale.
«Sono fermo, sono fermo.» mormorò affannato. Con gli occhi seguì i lineamenti del viso di Martina e il contorno delle sue labbra. Merda, quelle labbra!
«Smettila di guardarmi in quel modo!»
«Non ci riesco.» Martina roteò gli occhi, «Guarda che mi ecciti di più così.» ghignò.
Lo fissò con quegli occhi da angelo e diavolo al tempo stesso e iniziò a torturargli il mento avvicinandosi poi alla bocca. Gliela morse succhiandone il sapore mentre Julio spasimava, poi la cinse dai fianchi spingendole il bacino contro. Martina glielo lasciò fare e continuò quella dolce tortura, finché Julio attirò la lingua con la propria incollando le loro bocche. Fu il bacio più passionale in assoluto. Quella passione che sembrava essere sparita, si era riaccesa più pericolosa e più difficile da tenere a bada.
«Te la lascio passare perché baci bene.»
Julio accostò la guancia alla sua, «E non hai ancora visto nulla.» le sussurrò.
L'attirò di più a sé per riprendere, ma Martina gli prese il polso guardando l'orologio.
«Dobbiamo rientrare.»
«Oppure no.» ammiccò.
«Ho un'importante relazione di fisica da consegnare.»
Gli diede un buffetto sulla guancia e distanziò le sua mani per potersi liberare.
«Avevo un altro tipo di fisica in mente.» espose il sorriso più pericoloso e innocente.
«Puoi conservarla per dopo.» sussurrò baciandolo sul labbro inferiore.
Si avviarono in corridoio e arrivati davanti la classe Julio bussò e quindi l'aprì lasciando passare prima Martina.
«Che galanteria.» lo prese in giro.
«Non lo sapevi? Sono un uomo dalle mille sorprese io.»
C'era ancora l'insegnante di latino in classe, che attendeva il cambio.
«Perché arrivate così in ritardo Benitez e Gonzàlez?»
Mi sembra più che logico, cornacchia.
Martina evitò di ribattere a quell'acida e bisbetica. Raggiunse il suo posto lanciandosi sguardi ammiccanti con Julio che non faceva che ridere vedendo la donna alla cattedra che ribolliva dalla rabbia.
«Sarà di sicuro stata la sveglia.» commentò ad alta voce il suo compagno di banco.
Guardò Nicolas e alzò le sopracciglia, «Sì, la sveglia.»
Le ore scivolarono velocemente, anche perché Martina era più presa nel suo disegno che alle lezione. Gli occhi azzurri che spesso si sentiva addosso le facevano desiderare di sentire la lingua che quella mattina aveva giocato con la sua per tutto il corpo. Quando fece per uscire l'insegnate di fisica la fermò per complimentarsi con lei dei progressi che faceva e per parlarle del college, di quanto fosse importante avere ragazze intelligenti come lei. Martina rimase ad ascoltarlo e ad annuire solo per renderlo felice, forse le piaceva studiare anche se lo faceva perlopiù per senso di dovere e di certo non era il tipo da college. Il suo unico desiderio era di terminare presto la scuola così da trovare un lavoro con cui riuscire a pagare le bollette.
Dopodiché si congedò e uscendo vide Julio con un gruppo di amici, tra cui Nicolas, Raquel e Ashley. Julio la vide e nell'avviarsi la fermò.
«Ti stavo aspettando.» enunciò.
Sul serio?
Quando avvicinò il viso Martina andò in panico. Poi capì che la stava baciando sulla guancia.
«Mi accompagni?» Fece finta di non notare alcuni paia di occhi puntanti su loro due come fari.
«La tua auto ha smesso di funzionare ancora?»
«No... l'ha presa mia madre oggi.»
Scrollò le spalle annuendo, «Allora noi andiamo.»
Salutò gli altri mentre Martina si era già allontanata di qualche passo. Sentì comunque un bisbiglio di Nicolas che fece una pacca a Julio.
«Taci Nicolas.» lo zittì.
Sogghignò, «Smetti di fare l'acida, lo so che inizi ad affezionarti a me. D'altra parte chi non lo farebbe con un viso come il mio»
Alzò il dito medio e Nicolas fece l'occhiolino, poi si girò per provarci con Raquel.
E' senza speranze.
In quel momento notò accanto un'Ashley con un diavolo per capello, gli occhi assottigliati come quelli degli assassini nei film. In auto Julio aveva gli occhi puntati sulla strada e Martina non faceva che digitare sul cellulare.
«La smetti con quel telefono?»
«E' importante.» mormorò distratta.
Julio la vide con la coda dell'occhio concentrata che si rigirava tra le dita una ciocca di capelli. L'impulso fu troppo forte: le sfilò il cellulare dalle mani.
«Ridammelo!» strillò subito.
La ignorò e sbirciò qualcosa prima che Martina se lo riprese.
«College?» domandò curioso.
«Mi dà sui nervi quando prendi le mie cose senza chiedere.»
«Non c'è bisogno che ti scaldi tanto»
Martina tornò a guardare il display. Julio ci riprovò.
«Quindi vuoi andare al college?»
«No. E poi non posso permettermelo.» alzò le spalle.
Quando si fermarono per il trafficò Julio si girò a guardarla intenta a mangiarsi le unghie fissando davanti. Le allontanò le mani dalla bocca due volte, e come al solito all'occhiataccia di Martina rispose con un sorriso. Le tirò il polso avvicinandola ma il clacson del veicolo dietro gli fece notare che la strada era libera. Così ripartì. Martina lo vide svoltare e cambiare marcia con una tale concentrazione che le venne in mente un'idea. Un sorriso impertinente le si dipinse sul volto.
«Come vuoi farmela pagare?» domandò Julio.
«Eh?»
«Hai la faccia di una che sta programmando una vendetta con i fiocchi.»
Rise, «Ti piacerebbe fare un gioco, Julio?» si rigirò una ciocca di capelli.
La guardò per un attimo, «Oddio se me lo dici così mi piacerà di sicuro.»
Martina lo valutò come un sì e poggiò subito una mano sulla gamba di lui. Quando la spostò al ginocchio per poi farla risalire Julio si irrigidì. Strinse le mani al volante sentendo la mano vicina al cavallo dei pantaloni, ma questa si allontanò troppo presto e fece uscire un flebile lamento dalla bocca.
«Ti stai vendicando.» constatò, la voce rotta per le carezze nonostante provasse a non darlo a vedere.
«Non ti piace?»
Questa volta arrivò più vicina e lui lasciò sfuggire un sospiro. Poi sostò di colpo, al lato della strada.
«Non siamo arrivati.» constatò lei.
Non disse nulla, e Martina in un momento di confusione si accorse solo di ritrovarsi le labbra di Julio premute alle sue. E subito dopo era completamente spalmata su di lui, ogni suo tocco la faceva agitare di più e quei scomodi sedili non aiutavano affatto.
«A che gioco stai giocando, eh?» domandò grave, a corto di fiato. E di certo non si riferiva alla provocazione di prima.
«Si perderebbe il divertimento se te lo dicessi»***
«Martina perché sei in ritardo? Non ho neppure visto la tua auto.»
Bastò un attimo perché Isabel iniziasse con le domande da madre asfissiante. Martina aveva appena chiuso la porta di casa quando vide la testa della madre fare capolino dalla cucina.
«Sono tornata con l'autobus. L'auto non... non andava tanto bene.»
«Mi prendi in giro? E l'auto da cui ti ho visto uscire cinque minuti fa?»
Cazzo, che esasperante.
«Hai iniziato a spiarmi?»
«No, ma che dici!»
«Non sarebbe neppure la prima volta.» la provocò e la madre le lanciò uno sguardo di rimprovero, «Okay, okay. Sono tornata con Julio.»
Isabel sorrise annuendo, «Ammetterai che state passando più tempo assieme, nell'ultimo periodo.»
Ci risiamo.
Prese una mela dal cesto della tavola e si congedò.
«Vado a studiare.»Il più del tempo lo passò a poltrire, non aveva granché voglia di studiare quel pomeriggio anche perché i pensieri non glielo permisero. Scatto in piedi e decise di riaprire gli scheletri del suo armadio. Spalancò le ante e dopo una accurata ricerca riuscì a trovarlo: un abito rosso fuoco, lungo ed elegante. Ripensandoci era stato conservato per non essere ritrovato. Bellissimo seppure le andasse stretto, d'altra parte era una ragazzina quando l'aveva comprato, adesso aveva più seno e qualche centimetro in più. Fissò la sua immagine nello specchio, girò su se stessa simulando un sorriso e catapultandosi altrove.
«Porca puttana Martina! Dovevi per forza vestirti in quel modo?»
«Non ti piace?»
«Estefan ti ha tenuto gli occhi addosso per tutta la serata, con quella scollatura poi. Lo sai quanto odio che ti guardino.»
«Scusa io... volevo solo... pensavo che ti sarebbe piaciuto.»
La strattonò dai polsi mentre lei tratteneva le lacrime chiudendo con forza gli occhi.
«Guardami.» le ordinò. Il suo alito sapeva di alcol. «Ti ho detto di guardami Martina.»
Riaprì gli occhi facendo uscire delle lacrime.
«Non vuoi lasciarmi, vero?»
«Sei solo mia. Ripetilo.» serrò la mascella.
Singhiozzò, «Sono tua.»
«E di nessun altro, ricordatelo.»
«Ti amo.»
Si fiondò ad abbracciarlo, e seppure sembrava di abbracciare un albero era sollevata perché non l'avesse respinta.Una lacrima le rigò la guancia, memore di quel ricordo.
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I'M HEREEE❤
La domanda è: il finale vi ha lasciati almeno un po' perplessi? Se è così, be' sappiante che era il mio intento.
In caso contrario... I don't know! :P
So, al prossimo capitolo!I hope you like it.Xx

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Amor omnia vincit?
RomanceSpagna, precisamente nella capitale: Madrid. Martina Gonzàlez, una giovane donna il cui pensiero principale è lo studio. In realtà è l'unica cosa che le interessa, oltre alla sua famiglia certo, una famiglia piccola ma buona. La sua vita proc...