«Volevo ridarti le cose che mi avevi prestato.»
Martina stava camminando tranquillamente lungo il corridoio per dirigersi a lezione quando Julio le aveva bloccato il passaggio piantandosi davanti. Era rimasto inizialmente in silenzio, quasi imbarazzato prima di parlare. Lei continuava a scrutarlo perplessa. Prese i vestiti che gli aveva dato il giorno prima e fece per superarlo indifferente. Julio la prese dal polso senza voltarsi e le si mozzò il fiato. Putò gli occhi scuri sulla sua mano chiusa in una morsa per impedirle di liberarsi. Lui ebbe per un attimo il timore che da un momento all'altro lo schiaffeggiasse urlando.
«Mollami.» sibilò.
«Che ti prendi? Perché ti comporti così?»
«Fossi in te mi farei curare.»
«Non farlo, non lo sopporto.»
«Fare cosa? Senti facciamo che tu togli subito quella mano e io lascerò perdere la tua idiozia.» disse sgarbata.
«Di cosa hai paura? Della gente? E' così? Per questo allontani chiunque varchi il tuo spazio?»
«Stai dicendo un sacco di cazzate.»
«Queste cazzate però non sono tanto lontano dalla verità. Cosa Martina? Spiegamelo, perché ci provo ma è così difficile entrare nei tuoi pensieri»
Si agitò liberando così il braccio, immaginò che vi avesse lasciato il segno ma si meravigliò non trovando alcuna traccia.
«Senti non dico di essere Dio sceso in terra, non sono nessuno a dirla tutta.»
«Sì be'... non so dove vuoi arrivare.» lo interruppe incrociando le braccia.
«Neppure tu sei perfetta, sei cocciuta e musona» dal canto suo Martina fece un'espressione corrucciata, «ma va bene così. Sai una cosa? Non mi sono mai piaciute le cose ordinarie»
«Dio! Se è una dichiarazione...»
«Quello che voglio dirti è che puoi fidarti di me»
«Dai è uno scherzo, un fottuto scherzo. Ti diverti? Dove sono le telecamere?»
Invece sta dicendo sul serio. E' totalmente ridicolo o ha davvero fiducia?
«Perché non usciamo? Passiamo del tempo insieme... cose così.»
«Sì, perché no?! E' il modo più semplice per finire a letto insieme nel tempo record di un mese.»
Sorrise, «Non sarebbe male come idea.»
«Un classico.»
Si fece più vicino e Martina poté sentire il suo fiato caldo sul viso che la destabilizzò, «Sempre che tu non voglia venire a letto con me.»
«Se ti assecondo è solo perché così ti toglierai di mezzo. Non ti gasare più di tanto, e non credere che sarò più gentile con te.»
«Per me va bene... so essere paziente quando mi impegno.»
«Che? Parlo dell'amicizia-non amicizia-divertiamoci insieme.»
Scoppiò a ridere e Martina si ritrovò a fissare il suo sorriso con più interesse del dovuto. La fossetta sulla guancia era in contrasto con la sua evidente virilità, «E' così che intendi chiamarla?»
Fece un gesto con la mano, e poi fece per allontanarsi.
«Nessun gesto affettuoso?» disse con una faccia speranzosa e un accenno di ironia.
Tant'è che Martina ne rimase confusa.
«Che?» corrucciò la fronte.
«Neanche una stretta di mano?» tentò di nuovo. «Come simbolo di tregua.»
Guardò per qualche istante la mano tesa, poi la strinse con la propria.
Tra noi due è lui quello più strano.
Julio strinse maggiormente la sua mano e la tirò facendo scontrare il suo corpo con quello di lei. La acchiappò saldamente dalla vita per evitare che perdesse l'equilibrio.
«Sei un deficiente.» mormorò ansante, colta alla sprovvista. Inspirò sentendo un dolce odore di dopobarba «In compenso hai un buon profumo.» si protese trovandosi ad un centimetro dalle sue labbra prima di allontanarsi.
Julio le assestò una pacca sul sedere, lei si girò alzando il dito medio.
«A dopo Gonzàlez.»
«... all'inferno Benitez.» ammiccò e se ne andò sculettando.***
Finita l'ultima lezione Martina uscì correndo e superando a spintoni gli studenti per raggiungere Julio.
«Dove credi di andare bel fusto?»
Le fece un sorriso furbo, «Potrei abituarmici, sai?! Al tuo buon umore, intendo.»
«Sì, bel tentativo. Ora ridarmi il book notes.» protese la mano.
«Quale book notes?» Martina alzò un sopracciglio e Julio non poté nascondere il divertimento. «Tieni, tieni. Volevo ridartelo prima che finisse l'ora ma poi mi sono chiesto quando avresti notato di non averlo più.»
«Ammetti che era solo un pretesto.» posò il libricino nello zaino.
«Oh ma questo è ovvio. Sono belli comunque... i disegni.»
«Li hai visti?» domandò serrando la mascella e diventando nervosa d'un tratto.
«Ho dato solo un'occhiata. Certo io non so neanche tenere in mano una matita, ma tu mi sembri proprio brava.»
Proseguirono insieme e Julio le poggiò un braccio sulla spalla mentre le faceva i complimenti. Martina era troppo presa dai pensieri per farci caso. Solitamente non faceva vedere i suoi disegni nessuno, d'altra parte nessuno aveva mostrato un particolare interesse e quegli scarabocchi. Non sapevano interpretarli e probabilmente neanche Julio, in caso contrario avrebbe iniziato a fare domande.
«Sono solo degli schizzi. Niente di più. Però non ficcare più il naso nelle mie cose, chiaro?»
«Sì signora. Chiaro.»
Perché gli sta sempre tutto bene? Perché è sempre così dannatamente sereno?
«Sono seria.»
«Sì certo...»
«Ehi Benitez!» li affiancò Nicolas. «Questo fine settimana c'è una festa in discoteca... è organizzata dalle scuole ma sarà okay. Sei dei nostri?»
«Si può fare. Va bene anche se faccio venire persone all'infuori della scuola?»
Nicolas fece un ghigno, «Non lo sapranno mai.» e schiacciò l'occhio.
«Perfetto. Vieni anche tu, vero?» si voltò verso Martina.
«Oh Gonzàlez ad una festa, quale onore. Sarà divertente.» ghignò l'altro.
«Ti divertirai in qualche altro modo. Io non vengo.»
«Dai non farti pregare. Poi alla fine ci vieni lo stesso.»
«Mia madre ce l'ha ancora con me per l'altra sera, oltretutto io e l'alcol non andiamo d'accordo.»
«Ci parlo io con Isabel.»
«Non ci vengo, Julio. Caso chiuso. Tu puoi andarci, anzi vacci ma non rompere le palle a me.»
«Che cocciuta che sei.»
«E tu insistente. Non ti arrendi mai?»
Nicolas portò una mano ai capelli sospirando, «Sembrate una vecchia coppia prossima al divorzio, io me ne vado. Julio conto su di te, non darmi buca!» cantilenò indietreggiando fino a sbattere con qualcuno. Poi se ne andò definitivamente.
«Almeno ci siamo liberati di lui.» borbottò Martina.
«Quindi non verrai? Che c'è di male se vieni, poi? Avevo detto di divertirci, ma se tu te ne stai a casa non c'è divertimento.»
«Ancora Julio?» roteò gli occhi mettendo le mani sui fianchi. Nel frattempo si avviava al parcheggio seguita da Julio.
Ha preso troppo sul serio questa storia. Lo sapevo che non dovevo dargli retta!
«E' la tua ultima parola?»
«Sì! Basta diamine.» rispose in procinto di scoppiare.
«Okay. Vuoi che ti accompagni a casa?»
«C'ho la macchina. Ricordi?»
Julio si gratto la nuca sentendosi a disagio, «Oh.. ehm... sì, quel rottame che tu chiami auto.» rimbeccò.
«Sì continua a prenderla in giro... e alla festa non verrò.»
Alzò di scatto il capo smettendo subito di ridire, «Vuol dire che hai cambiato idea?»
«Ti stavo prendendo in giro. Mettiti l'anima in pace.»
Affiancò la sua auto inserendo la chiave, prima di aprirla sentì lui che le diceva: «Sei una stronza.»
Martina gli presentò un sorrisetto irritante. «Divertiti...»
«Lo farò.» la sfidò con gli occhi.
«... sì ma non troppo.»
Entrò in auto sentendo ancora addosso i suoi occhi azzurri.
***

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Amor omnia vincit?
RomantizmSpagna, precisamente nella capitale: Madrid. Martina Gonzàlez, una giovane donna il cui pensiero principale è lo studio. In realtà è l'unica cosa che le interessa, oltre alla sua famiglia certo, una famiglia piccola ma buona. La sua vita proc...