Capitolo 5

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Quando entrò nella sua stanza, Julio distese Martina sul letto.
«Mmm... comodo...» mormorò allargando le braccia.
«Ah, sei sveglia? Avresti potuto dirmelo prima che facessi le scale con te in braccio.»
«Non avevo voglia di camminare.»
Julio si liberò delle scarpe con un gesto veloce, si svestì rimanendo solo con i boxer. Poi aprì l'armadio e prese una felpa rigorosamente nera, «Puoi mettere questa per dormire» gliela mise in grembo.
Martina si alzò a sedere, le testa le girava ancora tanto. La sua attenzione fu catturata da Julio, o più dal suo corpo nudo: i muscoli palestrati che guizzavano sotto la pelle, le braccia solide e la pelle candida la fecero accaldare. Cazzo, non era la prima volta che vedeva un ragazzo seminudo e non poteva essere tanto ubriaca per eccitarsi con così poco; non era mica una ragazzina con gli ormoni in subbuglio. Però quei suoi lineamenti, quei movimenti delle braccia per scompigliarsi i capelli erano talmente belli... e sensuali. Era matta, sì l'unica spiegazione era quella, l'alcol non c'entrava un tubo: era uscita fuori di testa ed era colpa di Julio, unicamente colpa sua perché lei si sentiva in quel modo. Accidenti a lui.
«Mi aiuti a spogliarmi?» la bocca di Martina parlò prima che l'impulso arrivò al cervello, «Sono ubriaca, non ci riesco.» aggiunse a sua discolpa. Era palesemente una scusa, una scusa del cazzo.
  Anche Julio aveva capito il suo giochetto, eppure i piedi si mossero soli nella sua direzione, le mani si posizionarono ai lembi del maglione di Martina e glielo alzò lentamente così da avere la possibilità di ammirarla senza fretta. Avrebbe voluto toccare con mano le sue belle curve, il suo seno prosperoso fasciato da un reggiseno rosso che lo copriva a fatica, come se fosse piccolo rispetto alla sua taglia.
Cazzo; ripeté Julio nella propria mente.
Solitamente era impossibile per lui immaginare le forme di Martina con le larghe felpe che indossava, invece lì e in quel momento era completamente esposta e poteva memorizzare ogni lembo della sua pelle.
Cazzo, statti al tuo posto!
Prima che i suoi pensieri divagassero e che la sua eccitazione degenerasse le infilò precipitosamente la sua felpa. Era interdetto, nervoso e inconsapevole su quanto fare. Da una parte c'era l'istinto, dall'altro si rammentava che era ubriaca.
Lei in tutta risposta lo provocava con gli occhi, si mordeva il labbro inferiore ed era catturata dai suoi occhi chiari: le piacevano sin dall'inizio ma fino a quel momento non riusciva a mantenere lo sguardo, aveva paura che la leggessero... si sentiva nuda quando quegli occhi erano puntati su di lei.
Poi un impulso che non poté evitare; l'alcol e i suoi pensieri perversi fecero il resto.
Si avventò sulle sue labbra, quelle labbra che stava bramando, quelle labbra carnose e così delicate al tocco. Julio era disorientato, ci impiegò un po' a capire ma ricambiò il bacio.
Martina si aggrappò a lui con le braccia e lo tirò verso di sé, schiuse la bocca e fece entrare la sua lingua nella bocca di Julio acchiappando la sua. La sentì calda e il sapore era buono, tanto che Martina ne voleva di più e rese quel bacio più vorace di quanto già non fosse. A Julio scappò un gemito. Dall'altro canto Martina gli succhiò le labbra, lo tirò ancora di più verso di sé, lui mise un ginocchio sul materasso e si sporse più vicino. Intrufolò una mano sotto la felpa, un desiderio che aveva sin da prima. Mugolarono entrambi sulla bocca dell'altro.
Inaspettatamente Martina fece pressione sul suo petto per allontanarlo, separò bruscamente le loro bocche e si portò una mano alla testa. Aveva iniziato a girarle più forte di prima e sentì qualcosa salirle, un groppo alla gola: un momento dopo tutto l'alcol che aveva ingerito quella sera fu riversato sul parché immacolato, e lei stava piegata in due con una faccia disgustata. Brontolò e imprecò sottovoce.
«Cazzo» uscì dalla bocca di Julio, «Vado.. a prendere qualcosa per pulire. Ti porto un bicchiere d'acqua.» uscì di fretta.
Martina poggiò il capo sul materasso esausta, fissò un punto indefinito di fronte a sé in attesa che quel brutto sapore se ne andasse, e le palpebre si chiusero sole.
Quando Julio tornò con un rotolo di carta in una mano e un bicchiere nell'altra notò che Martina dormiva. Sospirando appoggiò il bicchiere sul comodino, poi badò di pulire grossomodo il vomito riversato per terra. Ma ci rinunciò poco dopo e sprofondò nel letto esausto. Tirò Martina più in su e la adagiò delicatamente accanto a sé coprendola con il lenzuolo.
Si appoggiò alla tastiera del letto con le braccia dietro la testa, fissò il soffitto per interi minuti pensando a ciò che era successo in un paio d'ore e la confusione gli annebbiava sempre di più i pensieri. Stava passando la notte nello stesso letto con una ragazza, e non una qualsiasi ma con Martina, senza averci fatto nulla, ma la cosa che gli sembrava più strana era di trovarla adorabile mentre dormiva, i lineamenti del suo viso erano rilassati e sembrava anche più bella. Con un gesto dolce le sistemò i capelli che le erano finiti sul viso.
Passò la maggior parte di quella notte in bianco, solo all'alba riuscì a chiudere occhio.

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