Il suono della campanella rallegrò tutti, Martina compresa, la quale si diresse velocemente verso la sua auto, restituitale dal meccanico il giorno prima. Doveva comunque provare qualche volta prima che partisse, ma era meglio di niente. Le tornarono alla mente le parole di Julio, e il modo in cui ci aveva scherzato. «Seriamente Martina, è un pericolo quell'auto.»
Scosse il capo e aumentò il passo quando vide la chioma bionda di Marisol, era di spalle ma ricordava le sue ciocche blu. Le sue strambe ciocche blu. E avrebbe giurato che quello su cui era avvinghiata fosse Julio. Ma la strada per raggiungere l'auto era quella e ciò rendeva inevitabile farsi vedere. Sperò almeno che l'avrebbe ignorata, come ormai faceva Julio da due giorni.
Non mi sentirò in colpa, se è ciò che spera.
«Ehi Martina!» Marisol si sbracciò per attirare la sua attenzione, notandola subito in lontananza.
Perfetto, come non detto.
Le passò davanti, accennando appena un cenno di saluto, e notando che Julio non l'aveva degnata di uno sguardo. Raggiunse l'auto poco distante, ma Marisol non sembrò accettare solo quello scambio di saluti.
«Verrai anche tu in discoteca questa sera? Organizzano una festa e, per quanto dicono, sarà una bomba.» affermò con entusiasmo.
Martina fece per aprire bocca, ma Julio la precedette: «Figurati, non verrà.» Non vi lesse alcuna emozione nella frase. Né rabbia, né odio. Niente.
Lo guardò negli occhi senza timore. «Su una cosa siamo d'accordo.»
Appena riuscì a far partire l'auto si allontanò. Solo quando fu distante alcuni kilometri gettò un sospiro.***
«Ma ti ha dato di volta il cervello?» braitò Marisol, rossa in viso, incurante della gente che si girava a fissarla perplessa.
Julio mise le mani in tasca e prese posto in auto, raggiunto subito da lei.
«Allora, dimmi, perché non l'hai convinta a venire? Le avresti offerto qualche drink, vi sareste ubriacati insieme e il gioco era fatto!» batté le mani nevroticamente.
«Hai dimenticato un dettaglio: non siamo in uno dei film americani con il lieto fine che guardi sempre.» disse uscendo dal parcheggio. «Poi, non avrebbe mai accettato.»
«Perché? Sai essere persuasivo, quando vuoi.» ammiccò, con un sorriso.
«Perché è orgogliosa fino al midollo.»
«Quindi dobbiamo pensare a qualcos'altro.»
Julio aprì bocca per ribattere ma ci rinunciò. Marisol era nota per le sue stramberie, e le piaceva troppo occuparsi di faccende amorose per guardare in faccia la realtà. Lasciarla fare era la cosa migliore, avrebbe capito da sola che era meglio arrendersi.
Arrivata la sera non aveva per niente voglia di andare a quella festa come aveva promesso a Marisol, men che meno di alzarsi per vestirsi quando fu ora. Rimase ancora un po' spaparanzato sul letto, sbloccò il cellulare e notò un messaggio appartenente alla sua amica. Roteò gli occhi al cielo. Sapeva che voleva essere certa che non avrebbe dato buca all'ultimo e le inviò un sms di risposta per rassicurarla. Ancor prima di pensarci aprì la casella di messaggi per scriverne uno nuovo. Se ne sarebbe pentito di certo, ma aveva un groppo in gola che doveva togliere.
Avevi detto mai, e poi hai contraddetto le tue stesse parole...
Cliccò subito su 'invio' e gettò il cellulare dall'altro capo del letto. Si alzò, finalmente, con qualche lamentela, e si diresse in bagno. L'acqua calda che scorreva sul suo corpo riuscì a sciogliere tutti i nervi tesi, si trattenne di più del previsto e uscì venticinque minuti dopo. Tornò in camera gocciolando dappertutto e adagiò sul letto i vestiti che avrebbe indossato: una camicia bianca e dei jeans scuri strappati. Andò ad asciugarsi e sistemare i capelli rialzandoli in un ciuffo alto, e dopo di che si vestì lasciando la camicia aperta ai primi due bottoni. Si diresse nella discoteca di cui gli aveva parlato Marisol e quando arrivò la trovò insieme ad Adam ad aspettarlo all'entrata.
«Non è troppo corto, questo vestito?»
«Voglio attirare l'attenzione questa sera!» allargò le braccia enfatizzando.
Julio avvicinò il viso al suo orecchio, «Pur sapendo che l'otterrai per di più da persone di sesso maschile?!» ghignò ricevendo una linguaccia da lei.
Fecero la fila per ben quaranta minuti prima di riuscire ad entrate.
«Cazzo! Ma perché ci hanno fatto attendere tanto prima di ritirare i biglietti?» imprecò Adam.
«Che te ne importa, ora siamo qui e io voglio ubriacarmi!» esclamò Marisol. «Julio, mi fai compagnia?»
«Volentieri.»
«Io cercherò di rimorchiare.» fece l'altro.
«Facci uno squillo quando ti arrendi.» ridacchiò la bionda tirando Julio dal braccio.
Il posto era grande e all'aperto, c'erano parecchi divanetti su cui sedersi, anche se la maggior parte occupati, e anche la pista da ballo era abbastanza grande. I colori si alternavano tra bianco e il grigio.
«Ordiniamo qualcosa di semplice, come inizio.»
Marisol prese per entrambi vodka liscia e Julio la buttò giù in un sorso. Ballarono per un po', guardando da lontano i fallimenti di Adam con ogni ragazza. Era proprio negato nei modi di flirtare, perché riguardo all'aspetto era messo parecchio bene. Al terzo bicchiere Julio sentì la testa girargli e beneficiò di quel momento di leggerezza; Marisol, a giudicare dal modo in cui si scatenava e strusciava addosso a chiunque, era già sbronza.

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Amor omnia vincit?
RomantizmSpagna, precisamente nella capitale: Madrid. Martina Gonzàlez, una giovane donna il cui pensiero principale è lo studio. In realtà è l'unica cosa che le interessa, oltre alla sua famiglia certo, una famiglia piccola ma buona. La sua vita proc...