Capitolo 6

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Now playing: True Colors, Cyndi Lauper


Il campo estivo che Mia frequentava si trovava ad appena cinque minuti da casa di Harry - una scelta, immaginavo, logistica visto che doveva accompagnarla lì ogni mattina prima di recarsi al bowling.

Al Paradise avevano avuto bisogno di me per il controllo e la firma di scartoffie per una delle consegne mensili, per questo, quando raggiunsi il piccolo campo di calcio sul retro dell'edificio principale del campo estivo, la partita era ormai già nel vivo. Gli spalti non erano altro che tre o quattro file di lunghe panche d'acciaio che correvano parallele ai lati lunghi del campo, coperti da una tettoia che proteggeva dai raggi del sole del primo pomeriggio; bambini dell'età media di Mia correvano avanti e indietro sul prato verde, vestiti in completi sportivi dei colori più svariati ma coperti da pettorine gialle e arancioni a seconda della squadra della quale facevano parte, mentre i genitori occupavano gli spalti ed osservavano, per lo più, senza intrudere o dal fastidio.

Mi fu facile individuare Mia, non solo perché era una delle poche bambine sul campo, ma anche perché la lunga treccia bionda che le cadeva sulla schiena la rendeva facilmente distinguibile; osservai il completino verde coperto dalla pettorina gialla e sorrisi nel notare la sua aria concentrata mentre teneva lo sguardo fisso sulla palla, momentaneamente al piede di un bambino della controparte. Se la mia conoscenza del football si limitava al conoscere le regole di base, quella del calcio era praticamente inesistente: per questo, potei semplicemente rimanere a guardare mentre il bambino con la pettorina arancione si lasciava rubare la palla da uno con la pettorina gialla, il quale cominciò subito a dirigersi dal lato opposto del campo il più velocemente possibile senza farsi fermare; fu a quel punto che vidi anche Mia seguirlo attentamente con lo sguardo ed intercettare la palla quando lui la calciò nella sua direzione, prendendo il suo posto nel correre verso la porta. Quando fu abbastanza vicina, scansò un giocatore della squadra opposta e poi tirò, mancando per un pelo la porta grazie ad una deviazione dell'ultimo secondo del portiere. Quell'azione era stata interamente accompagnata da grida d'incitazione sostituite, alla sua conclusione, da esclamazioni deluse per il fallito tentativo, ma queste vennero subito messe da parte per poter riprendere il gioco.

Approfittai del calo momentaneo di adrenalina per far scorrere lo sguardo sugli spalti alla ricerca di una persona in particolare e, proprio come con Mia, mi fu impossibile non trovarla in un istante: a parte il fatto che era decisamente più giovane rispetto alle persone che lo circondavano e che accanto a lui ci fosse un cagnolino bianco e nero che mi fu facile riconoscere, per qualche motivo che non avrei saputo specificare era praticamente impossibile guardare verso gli spalti ed evitare che lo sguardo cadesse immediatamente su di lui. Sarà stato lo charme che trasudava senza fare assolutamente nulla, o il fatto che fosse bello da mozzare il fiato con i capelli castani tenuti all'indietro da degli occhiali da sole, la corta barba seminata lungo la linea definita della mascella e con quella maglietta a mezze maniche che complimentava perfettamente il fisico scolpito. Non avrei neanche saputo dire se avesse quell'effetto solo su di me o anche su chiunque altro, tutto ciò che sapevo era che una piacevole morsa mi aveva stretto il petto non appena lo avevo visto ed i miei piedi avevano cominciato a muoversi automaticamente nella sua direzione come se non vedessero l'ora di portarmi al suo fianco.

Olaf fu il primo ad individuarmi e, non appena lo fece, si alzò dalla sua posizione accucciata ai piedi del ragazzo e si lanciò nella mia direzione, solo però per venir bloccato dal guinzaglio stretto nel palmo del proprietario. Gli occhi verdi di quest'ultimo si spostarono dapprima dal campo di calcio al cane, solo successivamente percorrendo la distanza che divideva l'animale da me fino ad arrivare ai sandali ai miei piedi; riuscii quasi a sentire il suo sguardo sulla pelle mentre percorreva lentamente le mie gambe lasciate scoperte dalla gonna leggera che indossavo, risalendo anche quest'ultima per arrivare alla blusa a giromanica in essa infilata e soffermandosi su di essa qualche secondo in più di quanto mi aspettassi. Quando infine raggiunse il mio viso, il mio intero corpo sembrava essere improvvisamente in fiamme.

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